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IVY


«Il sedile l'hai regolato?»

«Sì.» Risposi tossendo per via di quella nube di fumo che espirò dalle narici. Non ebbe neppure decenza di spegnere quella sigaretta prima di insegnarmi a guidare. Mi avevano assegnato un certo signor Kent e lo chiamavano "il terribile" poiché riuscisse ad incutere così tanta paura nei suoi studenti che pur di terminare le lezioni di pratica il prima possibile, si impegnavano al massimo.

«Cintura?»

Me l'ero scordata di allacciare. Bene, partivo già male! Lo notai dal suo sguardo e dallo sbuffo seccato che emise. Mi affrettai a metterla e strinsi il volante nelle mani fissando il parabrezza.

«Ricordami come ti chiami?»

Deglutii. «Ivy.»

«Attenta Ivy , stai per fare una manovra per cui devi sempre controllare lo specchietto retrovisore e quelli laterali prima di partire.» Disse rendendomi ancora più nervosa di quanto già non fossi.
Purtroppo però, non c'ero proprio con la testa. Erano giorni che pensavo alla faccenda di Luna e nonostante avessi telefonato il nonno più e più volte, parve quasi che l'uomo stesse cercando di ignorarmi. «Ora da brava, fai un grosso respiro e accendi il veicolo.» Si guardò attorno per essere certo che non ci fosse nessuno nei paraggi. Annuii, mi feci coraggio ed eseguii alla lettera le sue istruzioni. Premetti sulla frizione e dopo aver messo il cambio in folle, accesi l'auto. «Bene, ottimo. Ti ricordi che devi fare o hai anche tu la memoria breve come quegli altri imbecilli?»

Non fiatai.
Mi limitai solo a rivolgergli uno sguardo colmo di stupore.

«Che hai da guardare imbambolata? Forza, datti da fare.»
Stupido idiota...pensai tra me e me mordendomi la lingua.
Ma poi diavolo, con quale coraggio il nonno aveva picchiato in quel modo Luna, sua nipote, sangue del suo sangue? E perché lo zio Weston non era intervenuto a proteggerla? Non si sentiva male dinanzi a tutta quella faccenda? Non gli dispiaceva per sua moglie?
O sua figlia?

«Tesoro..» mi voltai a guardare l'uomo alla mia destra, ritornando alla realtà «...il tempo sta trascorrendo e non possiamo rimanere qui. Che ne dici di partire?»

«Certo, certo...» risposi mortificata, nonostante desiderai rompergli quel naso a patata che si ritrovava per avermi chiamata tesoro «...è che sono solo un po' tesa.»

«Capisco che è la tua prima lezione di guida ma non devi essere nervosa.» Mi abbozzò un lieve sorriso, quasi finto. «Sono qui per insegnarti, no? Inoltre, se metti in atto tutto ciò che hai imparato a lezione, vedrai che te la caverai. Ma parti!»
Il suo tono di voce degenerò.

«Va bene.»

«Perfetto, fai attenzione ai veicoli in transito...» aggiunse «...e anche alle persone! Dopodiché, lascia andare lentamente la frizione mentre pigi in contemporanea sull'acceleratore. Ci arrivi fin qui o ti devo fare un disegnino? Sai, odio quando mi affidano donne.»

Che modi!

Ciononostante ignorai quel misogino di merda ed accesi il veicolo, mettendo in atto ciò che mi aveva insegnato Hunter. Ingranai la prima riuscendo ad entrare in carreggiata, lenta come una lumaca.
Ovviamente.
Ma almeno l'auto non mi si spense.

«Finalmente!» Scosse la testa e cacciò fuori dal petto un sospiro di sollievo accendendosi un'altra sigaretta. «Ora accelera un po'. Non avere paura, i miei piedi sono sui pedali.»

Accelerai come lui ordinò, ma forse esagerai ritrovandomi a frenare di colpo udendo giungere alle mie spalle una volante della polizia con tanto di sirene. Gli occhiali e la sigaretta del mio docente finirono sul tappetino tra i suoi piedi quando gli pneumatici si inchiodarono sull'asfalto, mentre alcune persone si girarono a guardarci con qualche occhiataccia per il rumore che fece l'auto.

HUNTERDove le storie prendono vita. Scoprilo ora