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IVY


Dovetti andare ad aprirgli poiché conoscendolo sarebbe stato capace di buttare giù la porta a calci. Abbassai la maniglia ed il primo sguardo che gli rivolsi, si fermò sulla catenina appesa al suo collo.
L'aveva indossata. Ma per cosa?
Per convenienza?

«Mi fai entrare?» Chiese serio, al che, mi allontanai permettendogli di farlo, udendolo chiudere la porta alle sue spalle.

«Perché hai il fiatone?» Mi accomodai sul divano mentre lui restò in piedi.

«Perché ho fatto le scale...» esclamò sorridendomi «...l'ascensore era occupato.»

«Lo so, mio nonno era qui qualche attimo fa.» Lo informai chiedendomi come sarebbe stato buffo se si fossero incrociati non sapendo neppure chi fossero. «Beh, potevi aspettare-..»

«No, non potevo, dovevo vederti subito.» Stavolta mi raggiunse sedendosi al mio fianco mentre mantenni un distacco tra noi.
Ero a terra, distrutta.
Lo lesse nei miei occhi gonfi ed arrossiti per via dei fiumi di lacrime versati sul cuscino. «Ho ricevuto il tuo regalo...» osò anche sfiorarmi prima di avvicinarsi per baciarmi ma non glielo permisi e mi alzai, allontanandomi da lui. «Ma che ti prende?» Mi seguì standomi alle calcagna. «Hai per caso litigato con tuo nonno?»

Scossi la testa rendendomi conto che non avesse la più pallida idea del perché fossi così triste. «Non ho niente.» Lo rasserenai, risultando per nulla convincente. «Hai pranzato?»

Non parlò. Rimase a scrutarmi attentamente fino a che mi fermò afferrando il mio avambraccio. «Guarda che ti conosco bene e so per certo che sei arrabbiata con me, non è così? Dimmelo!»

«Hunter ti prego-...» cercai di svincolarmi dalla sua presa, per nulla in vena di affrontarlo in quel momento.

«No!»

«Hunter, basta!» Lo spinsi bruscamente fino a che con la mano colpì accidentalmente un bicchiere posato sull'isola della cucina che cadde sul pavimento e si frantumò. Imprecai tra i denti inginocchiandomi a raccogliere i pezzi di vetro alla rinfusa.

«Lascia stare, ci penso io a quelli!» Ordinò mentre percepii il suo sguardo severo pungermi sulla schiena. «Sto parlando con te....» mi richiamò nuovamente finché gettai un grido bucandomi il dito con un pezzo affilato «...ecco, lo vedi?» Mi tirò su di peso facendomi sedere sul piano cottura di marmo mentre guardai il sangue scendere denso e rosso tramite quel misero foro, quasi impercettibile.

«Non è niente.» Lo tranquillizzai mentre il ragazzo fece attenzione a non calpestare sui vetri ed afferrò un tovagliolo che in seguito usò per bloccarmi il sangue. Dopodiché, una volta disinfettato il dito e sigillato per bene con un cerotto, ripulì il pavimento da quel casino gettando tutto nella spazzatura ed infine ritornò da me.

«Dimmi almeno cos'hai! Che cosa ti ho fatto?» Ribadì appoggiando le sue mani a lato delle mie cosce. «Avanti, forza, risolviamo...» aggiunse mentre le lacrime scesero lungo le mie guance, sbigottendolo «...Ivy, che cos'è che ti turba? Lo sai che a me puoi dire tutto quanto!» Il tono della sua voce suonò più basso e profondo, forse rammaricato nel vedermi così . Accarezzò perfino il mio viso svariate volte assicurandosi di asciugarmelo dalle lacrime ed in  seguito baciò con dolcezza entrambi i miei occhi . «Detesto vederti così, lo sai. Mi fa male!»

Sollevai lo sguardo mostrandogli tutta la mia delusione. «Davvero ti fa male vedermi così?»

Annuì.

«E come credi mi vedrai...» ripresi fiato «...il giorno del tuo matrimonio? Sorridente e felice!» Sputai furiosa spingendolo forte sul petto. Indietreggiò tendendo la mascella, dando modo a me di scendere e di allontanarmi da lui.

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