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IVY


Mi risvegliai in tarda mattinata sul suo letto non essendomi neppure resa conto di come ci fossi finita . Lui non c'era e neppure il mio polso era stretto dalla manetta ormai appoggiata sopra il comodino. Affamata, decisi di farmi una breve doccia prima di andare a fare colazione, così, raccolsi le mie cose e mi intrufolai nel bagno. Legai i capelli e mi lavai il corpo permettendo al getto dell'acqua di rilassarmi tutti i muscoli contratti, donandomi un po' di sollievo.
O perlomeno provandoci.
Lavai i denti, il viso e mi rivestii pronta a dirigermi in cucina dove notai la domestica ripulire il piano cottura.

«Oh, buongiorno signorina Ivy.» Mi sorrise teneramente ,al che, ricambiai, essendo quello l'unico atto di generosità o dolcezza ricevuto sin da quando mi trovavo lì.

«Buongiorno.» Le risposi accomodandomi su uno sgabello qualunque, prima di guardarmi attorno per controllare se lui fosse o meno nei paraggi.

«Il signor Black non c'è....» mi riferì apparecchiando solo per me «...ma ha detto di portarle la colazione a letto non appena si fosse svegliata. Sono passata un paio di volte a controllare e vedendola riposare, non me la sono sentita di disturbarla. Ultimamente ha dormito così poco e-...»

«Non si preoccupi.» La rasserenai vedendola pormi una tazza fumante di caffè alla quale aggiunsi un po' di latte. «Il signor Black non le ha detto quando rientra?»

Scosse la testa. «No, lui e suo fratello sono usciti circa un paio di ore fa.» Perciò, oltre a lei, non c'era nessun altro in casa. Mangiai tutto ciò che mi porse fino a che riprese a parlare. «Mi auguro che rientrino prima delle due...» sorrise felice «...ho chiesto un permesso speciale al signor Hunter poiché oggi è il compleanno di mio figlio. Lui e sua moglie vivono a Chicago e stanno venendo qui per trascorrere assieme a me qualche giorno.»

«Tanti auguri.» Mormorai felice per lei, domandandomi che data fosse. Ero così sconvolta e frastornata che avevo perso il conto dei giorni.

«Eccoli qui!» Mi mostrò la schermata del suo telefono dove aveva impostato come sfondo la foto del figlio, della nuora e dei nipotini. Per carità, tutti bellissimi e sorridenti, ma ciò che cadde al mio occhio fu la data.

«Oggi è il ventisette?»

«Sì.»

«Merda! L'esame della patente.» Mi coprii la bocca con le mani, preda della disperazione e dell'ansia che si impadronì del mio petto all'istante.

«Mi perdoni, diceva?»

«Ehm, no, no...niente di che!» Gesticolai impacciata fingendo di blaterare.
Pensa a qualcosa, Ivy. Pensa, pensa, pensa.
«Lei per caso ha qualcosa per il ciclo?» Mentii contorcendo il viso in un'espressione addolorata. Il ciclo? Aveva sessant'anni, ma come mi era venuto in mente? E a proposito di mestruazioni. La data prevista era già passata da un po' ma pensai che per via dello stress, avessi un leggero ritardo. Non diedi comunque importanza a quello avendo ben altro a cui pensare.

«Signorina Ivy-...»

«Ivy e basta...» la interruppi «...possiamo darci del tu se vuole.»

«Ma certo. E dimmi, cara, ti è arrivato il ciclo?» Attese che annuissi. «Io non ho niente con me e non mi è neanche permesso di uscire a comprarti degli assorbenti-...»

«No, quelli ce li ho.» Mentii spudoratamente. «Mi chiedevo soltanto se avessi qualche ibuprofene o paracetamolo con sé.»

La vidi correre ad acchiappare la sua borsa affine di frugarci dentro finché riuscì a trovare un'antinfiammatorio generico. «Ti preparo anche una borsa d'acqua calda così da alleviare i dolori mestruali, va bene?»

HUNTERDove le storie prendono vita. Scoprilo ora