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IVY

«Ma che cazzo ha combinato questo pazzo!» Mormorò Colin letteralmente senza fiato mentre lo incitai a muoversi controllando che Victor non stesse scendendo finché qualcuno afferrò il mio piede. Si trattava del povero signor Damian. Quel diavolo si era scagliato furiosamente contro chiunque gli fosse capitato sotto tiro ammazzandoli tutti quanti.

«Signor Damian.» Singhiozzai non riuscendo a trattenermi mentre Colin corse via con mia cugina. «Hunter è.... Hunter è-...»

Scosse la testa facendomi provare un lieve sollievo.

«IVYYY!» Girai di scatto la testa udendo le scarpe pesanti del vecchio scendere lungo la scalinata, rivolgendo un ultimo sguardo a Damian che mi sorrise fissandomi con sguardo languido. Non potei aiutarlo e la cosa mi destabilizzò segnandomi per sempre.

«Sc-...scappa! Mettiti...in ...salvo...» riuscì a pronunciare con il poco fiato che gli rimase in gola mentre mi abbassai a lasciargli una carezza sul viso vedendolo serrare gli occhi per sempre. Quando mi assicurai che Colin e Luna fossero in salvo m'incamminai anche io verso il cancello ma nell'attimo in cui provai ad aprirlo mi resi conto si fosse bloccato. Non avrei mai potuto scavalcare un cancello scorrevole alto quasi tre metri e probabilmente il blackout aveva destabilizzato il sistema di controllo.

«Cazzo!» Tentai di scuoterlo senza fare rumore. Rientrare in casa a resettare il sistema sarebbe stato troppo pericoloso, così, pensai solamente ad una cosa ; nascondermi.
Percepii lo scalpiccio dei miei passi mentre calpestai su erba, asfalto e sangue quando mi diressi verso una delle auto. L'ideale sarebbe stato trovare le chiavi della macchina, metterla in moto e spaccare il cancello, ma non fui così fortunata. Tuttavia, mi nascosi nel bagagliaio del fuoristrada stringendo la pistola di Colin come se fosse la cosa più preziosa che possedessi e restai in attesa che giungesse , per poi aprirgli un buco in fronte e farla finita una volta per tutte. L'aria calda dei polmoni ed il fiato accelerato, a causa della pioggia incessante avrebbero riempito di umidità il veicolo e di conseguenza i finestrini si sarebbero appannati di lì a poco. Ma come avrei potuto smettere di respirare? Ciononostante, usai il lembo della mia t-shirt per coprirmi naso e bocca e limitare tutto ciò. Osservai la sua ombra riflessa sul lunotto del bagagliaio e percepii la sua presenza alquanto vicina, così, serrai gli occhi e sperai solamente che non mi trovasse. Ciò che lui fece, però, mi spiazzò completamente poiché tra tutti i veicoli scelse proprio quello in cui mi stavo nascondendo. Lo mise in moto, premette il pulsante del cancello scorrevole e sfrecciò via.

Cazzo! Ma dove diavolo stava andando? Mi nascosi facendomi piccola piccola. Certo, sarei potuta sbucare e sparare incessantemente, anzi, quando mi feci coraggio per farlo lui ricevette una telefonata che però mi bloccò.

"Sto venendo da te....oh, certo che morirai, puoi contarci...o tu o io..."

Hunter?
Quello fu l'unico nome plausibile che mi giunse in mente e mi costrinsi ad essere più paziente. Il viaggio non durò molto ma a me parve comunque un'infinità, nonostante lui stesse guidando come un pazzo, finché sterzò bruscamente e all'improvviso mentre sbattei la testa nella carrozzeria interna. E se si fosse accorto di me? E poi, perché si era fermato?
Restai inerme udendolo caricare una pistola poco prima di scendere all'improvviso.

«Eccoti qui.» Ridacchiò e la sua voce, seppur la pioggia, giunse a me bella chiara. «Mi stavi aspettando?»

«Sei pronto a morire?»

Sgranai gli occhi riconoscendo quella di Hunter.

«Non lo so.» Rispose il vecchio. «Tu sei pronto?»

«Attendo questo giorno da anni figlio di puttana, e tu mi domandi se sono pronto?»
Non li udii più, erano troppo distanti da me e anche quando sollevai la testa per guardarli, la pioggia incessante che aveva rivestito i finestrini me lo impedì.
Feci un lungo respiro.
Dovevo scendere anche io ; dovevo sparare al vecchio alle sue spalle.
Dovevo ammazzarlo!
Un attimo prima che lo facessi, però, una raffica di proiettili sparati qua e là, distrussero il veicolo nel quale mi ero rifugiata e ricordai solo di essermi coperta la testa con le braccia.
Forarono carrozzeria, bucarono sedili e frantumarono parabrezza, lunotto e finestrini, ed in tutta franchezza, fu un miracolo che nessuno di essi mi colpì o sfiorò .
Che diavolo stava succedendo e perché non ero scesa prima!
Non li sentii più parlare.

HUNTERDove le storie prendono vita. Scoprilo ora