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IVY


Non prestai molta attenzione alla lezione di scuola guida. Avevo quella voragine al petto, quella mancanza che mi aveva intorpidita da capo a piedi. Mi chiesi anche perché diamine avessi deciso di andarci dopo ciò che era capitato con Hunter.
Il mio mento incominciò a tremare, il naso a pizzicare e l'immagine del mio istruttore divenne sfocata per via delle lacrime che inondarono i miei occhi. Sbattei le palpebre velocemente a furia di scacciarle via ma niente.
Fu più forte di me.

«Ivy..?!»

Tornai alla realtà vedendo l'uomo avvicinarsi al mio banco.

«Va tutto bene? C'è qualcosa che ti turba in merito alla lezione? Oggi mi sei sembrata assente e l'esame si sta avvicinando.»

Scossi la testa rendendomi conto che tutti i banchi si fossero svuotati e che i miei compagni fossero già andati via, e chissà da quanto . «No.» Goffamente mi sollevai dalla sedia raccogliendo le mie cose. «Mi scusi professore-...io-...non ci sto molto con la testa e-...» borbottai mortificata come se avessi commesso un qualche crimine «-...o, scusi!» Da vera sbadata quale ero rovesciai a terra la borsa e tutte le cianfrusaglie contenenti al suo interno e lui si inchinò ad aiutarmi a raccoglierle. Andai in apnea, il magone mi stava perforando la gola e  di lì a poco sarei scoppiata a piangere e a gridare pur di scacciare via tutta la sofferenza nella quale stavo annegando.

«Tranquilla, non è successo niente.»

«Grazie.» Risposi con un filo di voce reggendo il libro al petto e sentendo l'agonia, la rabbia e la frustrazione fuoriuscirmi sotto forma di lacrime che scorsero via dai miei occhi in modo incontrollato. Lui aggrottò la fronte e la sua faccia assunse un'espressione alquanto dispiaciuta ma non gli diedi modo di domandare e fuggii via velocemente. Il pensiero che mi avrebbe dato della maleducata mi tormentò ma non mi feci molti problemi in quel momento, poiché mi sarei scusata con lui alla lezione successiva. 

Una volta varcata la porta dell'edificio mi accorsi che avesse incominciato a piovere e non avevo portato con me l'ombrello. Poco importò però, perché finalmente i miei polmoni si espansero . Sollevai il viso guardando il cielo scuro sopra di me, permettendo alle gocce di pioggia a pungermi la pelle fino a recuperare un po' di lucidità. Mi ci volle proprio, pensai tra me e me incamminandomi verso casa fradicia ed infreddolita.
Girovagai per le strade smarrita nelle parole di Hunter non riuscendo a spiegarmi il suo comportamento mentre la gente attorno a me correva per mettersi al riparo dalla pioggia. Più continuavo a giustificarlo e più gli insegnavo a comportarsi di merda con me, dandogli la certezza che l'avrei sempre perdonato e riaccolto a braccia aperte. Era vero, lo amavo, ma stavo anche combattendo per ricevere in cambio delle briciole ed ero stufa di tutto ciò. Lui non avrebbe mai ricambiato i miei sentimenti e a me e alla mia povera anima dilaniata non restava altro che curarci a vicenda ed andare avanti.

Fosse così facile.
Sospirai non avendo la più pallida idea da dove incominciare. Volli parlarne con Madison ma sicuramente non avrebbe capito e non avrei di certo potuto dirle che Hunter fosse membro di un'organizzazione criminale. Se lo avesse raccontato a Colin lui l'avrebbe di certo riferito al nonno, al quale come minimo sarebbe venuto un infarto. Dovevo riprendere in mano le redini della mia vita e smettere di pensarlo o dipendere da lui. Nonostante fosse arduo.

Attraversai noncurante sulle strisce pedonali finché udii un frastornante rumore di freni ed un clacson che assalì le mie orecchie stordendomi. Più che altro mi spaventai e rimasi inerme sul posto finché un veicolo mi travolse colpendomi in pieno. Che botta! Frastornata, sbattei in avanti sul cofano nero di un fuoristrada fino a che caddi all'indietro sull'asfalto. Mugolai addolorata, accecata dai fari di quell'auto.
Mi girò la testa ma ciononostante, guardai il conducente porgersi in avanti sul cruscotto con un'espressione sconvolta sul viso.

HUNTERDove le storie prendono vita. Scoprilo ora