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KENNEDY

Promemoria per sopravvivere all'ultimo anno: non ascoltare i consigli di Kayden. Mio fratello fa tutto ciò che io non farei mai, non ha senso dare ascolto a lui. Mi sono fatto convincere ad andare alla festa di Mitch e mi sono ritrovato ad assistere a Eve che ci prova con Chandler e lui che mi minaccia, non so nemmeno perché. 

Mi sta addosso senza alcun motivo e ogni volta che mi parla usa quel tono arrogante pieno di boria, non lo tollero e non ho intenzione di piegarmi a lui. Ha assunto il ruolo di Kayden in pieno, è diventato pure uno stronzo di prima categoria. 

Devo fare come Willa, ribellarmi e non permettergli di trattarmi come gli pare. Non capisco che razza di problemi abbia. 

Mi butto sul letto di Kayden e lui mugugna un'imprecazione spostandosi più in là. Tra due mesi potrà uscire con la condizionale, seguirà dei corsi per la gestione della rabbia e un gruppo di sostegno per tossici, poi lavorerà in un locale che riabilita i detenuti. Sta contando i giorni come se dovesse partire per un viaggio in Italia offerto da qualcuno pieno di soldi, capisco che stare chiuso in casa per sei mesi possa essere snervante. 

Esce solo per poche ore al giorno e per andare dalla psicologa o ai suoi appuntamenti in ospedale, il resto della giornata lo passa chiuso in casa ad allenarsi, piangersi addosso pensando a Willa e a darmi il tormento per avere informazioni su di lei.

Mi trovo in una situazione spiacevole, ho detto a tutti e due che non mi presterò a questo gioco. Se hanno qualcosa da dirsi, devono trovare il coraggio di mettere da parte l'orgoglio e parlarsi. Non sono più disposto a sacrificare me stesso per mio fratello. Kayden riporta lo sguardo sul libro che sta leggendo e io poggio la testa sul suo cuscino, in questa stanza c'è un odore insopportabile.

«Dio mio, qui dentro non si respira» mugugno.

«Apri la finestra, lo sai che non sento gli odori».

Lo so, la sua malattia gli sta creando diversi problemi ultimamente. Soffre dell'insensibilità congenita al dolore; non sente il dolore, né il calore e il freddo. Ultimamente è peggiorato, il suo tatto e il suo olfatto sono compromessi, ma questa stanza non sarebbe una discarica se lui se ne prendesse cura.

«Stai cadendo nel baratro da quando Willa se n'è andata».

«Ripeto, apri quella finestra e falla finita».

Lo faccio e mi ributto sul letto, una leggera brezza filtra dall'esterno. Siamo a settembre e il clima è ancora piuttosto mite, ma l'aria inizia ad essere piacevole.

«Cosa leggi?» chiedo.

«Una vita come tante. Me l'ha mandato papà».

Mi scappa una smorfia. È depresso e legge Una vita come tante? È uno scherzo. Glielo strappo di mano e quasi mi slogo un polso mentre lo lancio sul comodino, quel libro è un mattone.

«Piantala di piangerti addosso, Kayden. È andata a New York a studiare, non si è trasferita in Cina» gli ricordo.

«Mi ha mollato».

«Non ti ha mollato, ha detto che spetta a te sistemare le cose. Sistema te stesso così potrai sistemare voi due».

Willa non se la passa meglio ultimamente, sono andato a trovarla il mese scorso e ha passato una serata a piangere parlando di mio fratello. Mi sono limitato a dirle che lui la ama, ma a quanto pare questi due adorano farsi del male a vicenda.

«Lo spero» sussurra.

Restiamo in silenzio a fissare il soffitto, i figli dei vicini giocano sul vialetto e urlano cantando una canzone odiosa che questa settimana abbiamo sentito fino alla nausea. Kayden non li sopporta più, io almeno posso uscire e non sentirli, lui deve stare qui. Mio fratello mugugna un'imprecazione e io trattengo una risata, forse ho capito perché non apre le finestre.

Love, KennedyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora