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CHANDLER

C'è un camino nel dormitorio -sì, le norme di sicurezza qui lasciano a desiderare – perciò quando riemergo dalla nebbia mi metto a spaccare un po' di legna. 

Lo faccio anche perché stamattina, quando mi sono svegliato, Kennedy non c'era più. Non mi ha lasciato un messaggio e non mi ha cercato per tutto il giorno, ho deciso di farmi da parte per lasciargli il tempo di metabolizzare quello che è successo e farsi avanti ma, a quanto pare, lo stronzo non ha metabolizzato affatto. 

Sono così furioso con me stesso che vorrei picchiarmi da solo, cazzo. Ha visto il mio lato vulnerabile, gli ho parlato di Amy, si è fatto toccare da me e nel mio letto, poi è sparito lasciandomi solo. 

Cosa diavolo mi aspettavo da uno che non sa mai cosa vuole? Non ha le palle di prendere una decisione, quindi lo farò io per tutti e due. 

Basta Kennedy Lancaster, dannazione. Basta alle sue labbra, ai suoi occhi, al suo aspetto da principe delle favole. Basta a tutte queste stronzate, sul serio. 

Devo togliermelo dalla testa e pensare solo a Amy, alla sua stanza e a quello che stanno cercando di nascondermi da quando lei è morta. Il resto non conta niente, Kennedy non conta niente. 

Accumulo la legna sotto la tettoia nel cortile sul retro e mi irrigidisco quando, voltandomi, mi ritrovo davanti proprio Kennedy. Indossa la divisa scolastica, i capelli sono perfettamente pettinati con una riga laterale. Un fottuto principe. 

Continuo a sistemare la legna e lo ignoro, potrei insultarlo senza controllo e non ho voglia di fare una sceneggiata in questo momento. Ho troppe cose per la testa per preoccuparmi di lui, non posso costringerlo a stare con me se non è quello che vuole. Kennedy si avvicina e si appoggia al muro con una spalla, incrocia le braccia sul petto e tiene gli occhi su di me.

«Ciao».

Lo ignoro e continuo a sistemare la legna.

«Ce l'hai con me».

«Sei perspicace oltreché stronzo».

Sbuffa e mi tiene gli occhi addosso.

«Stamattina sono dovuto scappare a casa perché mia madre stava dando di matto, poi sono andato a scuola e ho pensato che mi avresti cercato tu appena ti fossi svegliato. Non sapevo di che umore fossi».

«Di che umore vuoi che sia? Passi un giorno nel mio letto, con il mio cazzo tra le mani e poi sparisci nel nulla».

Alza gli occhi al cielo.

«Piantala di essere sempre così volgare».

«Piantala di fingere che non ti piaccia» sbotto.

Si allontana dal muro e mi raggiunge, mi toglie un pezzo di legno dalle mani e lo getta in un angolo. È leggermente più basso di me, quindi riesco a vedere benissimo i suoi occhi verde-azzurri. Sono fissi nei miei, intensi come un oceano durante una tempesta.

«Piantala di fare lo stronzo, non sono scappato» sibila.

«No?»

Si avvicina e io indietreggio, non voglio che mi tocchi altrimenti perderò la poca determinazione che sto mostrando.

«Piantala, Chandler. Dico sul serio».

Ma io non la smetto, sono giorni difficili e non ho voglia di cedere al suo comportamento, voglio discutere. Lo spingo e le sue spalle toccano la legna dietro di lui.

Love, KennedyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora