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KENNEDY

Ho combinato un casino. Chandler non mi rivolge più la parola da quando abbiamo litigato e io mi sento in colpa ma non so come spiegargli che sono piuttosto scosso da quello che provo quando sono con lui, o quando sono lontano da lui a questo punto. 

Mi rendo conto di non avere più il controllo delle mie emozioni e per uno come me è spaventoso. Ho passato tutta la vita a tenere ogni cosa sotto controllo, addestrato da mia madre a farlo nel migliore dei modi, io non so come accettare che oggi non riesco a controllare niente. 

Da quando Chandler è arrivato a Weston, ho dimenticato cosa sia il controllo.

Ogni volta che ripenso alla discussione che abbiamo avuto, mi sento malissimo. Gli ho fatto credere di vergognarmi di lui, di provare ribrezzo per lui, ma non è così che stanno le cose. 

L'unica persona di cui mi vergogno sono io perché non riesco a prendere una cazzo di decisione. Non ci siamo più parlati quindi, ma voglio scusarmi e spero di riuscirci prima del Ringraziamento. 

Stringo i pugni sulle cosce e osservo Eve che torna in soggiorno con una ciotola di popcorn, afferra il telecomando e preme il tasto play, sullo schermo compare una casa infestata e una musica stridente, l'anno scorso adorava le commedie romantiche e i musical, quest'anno sembra odiare anche solo sentirne parlare.

Sono un po' preoccupato per lei, onestamente. Non ha parlato con nessuno di quello che le è successo, ma riesco a vedere le sue cicatrici senza bisogno che me le mostri. Questa cosa mi fa odiare Gus ancora di più, come diavolo si può fare tutto quello che ha fatto lui? E come può la gente difenderlo? 

Eve si scosta i capelli oltre le spalle e si infila la cannuccia tra le labbra, prende un sorso di Coca Cola e mi lancia un sorriso, prima di posare la mano sulla mia coscia. Mi irrigidisco, ma non mi sposto. Intreccio le mie dita alle sue e prendo un respiro profondo. 

Non so se la sto usando, mi sono posto la domanda piuttosto spesso ultimamente. Ma sono arrivato a una conclusione: Eve mi piace e io ho bisogno di capire molto di più di quello che so, quindi non mi opporrò a quello che succederà tra di noi. Non mi tirerò più indietro, non fuggirò come un codardo.

«Non posso credere che ti piaccia questa roba» mugugno.

«Sai cosa mi piace?»

Mi lancia uno sguardo malizioso e poggia il bicchiere sul tavolino, poi si sistema a cavalcioni su di me e punta le mani sulle mie spalle. 

Mi agito sotto di lei adesso, il modo in cui si struscia sul mio inguine mi fa eccitare nei jeans e subito le solite domande iniziano a prendere il sopravvento. 

Mi piace. Il corpo di Eve mi piace. Mi piace quando lei mi slaccia la camicia e me la lascia scivolare lungo le braccia, mi piace quando si toglie il vestito e lo getta a terra, quando si alza e si inginocchia tra le mie gambe. Mi piace e sono confuso.

«Aspetta, Eve» mormoro.

Lei si ferma con le mani sul bottone dei miei jeans. Sono senza camicia e sto ansimando, sta succedendo tutto troppo in fretta.

«Io ho bisogno di te, Kennedy» sussurra.

Il tono in cui pronuncia il mio nome mi stringe il cuore. La afferro per le braccia e la costringo ad alzarsi.

«Cosa c'è, Eve?»

Sbatte le palpebre e forza un sorriso, gli occhi le diventano lucidi e le labbra tremano un po'.

«Non ne voglio parlare».

«Cosa vuoi che faccia?»

Non la costringerò a confessarsi con me, io sono il primo che non ha il coraggio di farlo con nessuno.

Love, KennedyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora