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CHANDLER

Racconto tutto a Meredith. Lo faccio qualche giorno dopo aver contattato Willa per informarla del mio piano, lo faccio perché adesso so che rovinerà davvero questa famiglia e so che lei non merita di conoscere la verità dai giornali, nemmeno quando saremo nel bel mezzo della tempesta. 

Se resta al timone della Milestone, toccherà a lei gestire la crisi e spero che si dimetta prima che la situazione degeneri. Meredith piange così tanto che mi sento male all'idea di averla ferita, ho paura che perda la bambina a causa mia, mi sento in colpa e passo un giorno intero a letto con lei. 

Sono stato sdraiato nel letto solo con Amy nella mia vita, ma consolare Meredith è naturale come se l'avessi sempre fatto. Il mio cuore si accartoccia per la tenerezza, io che sono il fratello minore e più incasinato che fingo di poterla consolare. 

Piangiamo insieme Amy e Meredith mi promette che farà tutto il necessario per aiutarmi a ottenere giustizia, si prende una settimana di ferie e manda in tilt la Milestone obbligando Amelia a subentrarle. Intanto, cerchiamo di ragionare sulle nostre prossime mosse. 

Non possiamo vendere l'azienda in così poco tempo e nemmeno obbligare i soci di maggioranza a comprare le nostre quote, papà ce lo impedirebbe. Non abbiamo molte opzioni e me ne preoccupo solo perché sarà lei a dover gestire la tempesta. Meredith mi rassicura, dice che troverà un modo e che è pronta a fare fallire l'attività di famiglia e a ricominciare da capo. 

Mi sembra assurdo anche solo pensare che la Milestone potrebbe fallire a breve, ma è l'ultimo dei nostri problemi. Quando Meredith smette di piangere, è il giorno del ballo. Kennedy, Josh e Betty mi hanno convinto a partecipare e mia sorella pensa che dovrei godermi i miei ultimi momenti di calma prima della tempesta. Continuo a prendere i miei farmaci e a non stare bene, ma forse passare una serata come un normale diciottenne potrebbe aiutarmi. 

Per questo, mi faccio trascinare da mia sorella a compare un completo e mi faccio vestire da lei come se fossi un bambino. Sono seduto sul divano, i tatuaggi sono nascosti sotto la camicia nera e la giacca dello stesso colore. Mi sono rifiutato di indossare un papillon, Meredith mi ha comprato una cravatta nera con le labbra arricciate per il disgusto.

«Posso darti una camicia di Clay, siamo ancora in tempo» borbotta mentre mi sistema i capelli.

Alzo gli occhi al cielo e fisso il suo ventre gonfio davanti ai miei occhi. Allungo una mano e picchietto un dito sulla sua pancia, facendola ridacchiare.

«Lascialo stare, Mer» interviene Clay.

«Ma chi va al ballo tutto vestito di nero?»

«Io, Meredith».

Do un altro colpo alla sua pancia e avvicino le labbra alla stoffa della sua maglietta.

«Amica, tua madre è una rompi scatole» bisbiglio.

«Non coalizzarti con lei» mi rimprovera.

«La senti? La mamma rompe sempre, adesso vuole anche tenerci lontani».

Meredith mi spinge e io ridacchio, prima che si allontani la afferro per i fianchi e premo le labbra sulla sua pancia. Non l'ho mai fatto prima e improvvisamente mi sento avvampare, ma lei mi guarda con gli occhi pieni di lacrime per l'emozione.

«Eeeeee ci risiamo» esclama Clay. «Altro giro, altro pianto».

Scoppio a ridere e mia sorella gli lancia un cuscino in faccia. Li guardo con un sorriso sulle labbra e ho l'assoluta certezza che questa bambina sarà amata e crescerà in una famiglia vera. Mi colpisce un profondo senso di malinconia, ma non ho il tempo di abbandonarmici perché Kennedy suona il campanello. Meredith batte le mani e corre alla porta, ignorando le richieste di suo marito che le chiede di non correre sul pavimento di marmo. 

Love, KennedyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora