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CHANDLER

Meredith e Clayton vivono in una villa a quaranta minuti di auto da Atlanta, anche se viaggiando tutti e due molto questa casa è spesso vuota. 

Mia sorella ha preparato le stanze per i suoi ospiti con cura minuziosa, all'ultimo abbiamo saputo che Amelia non sarà presente dato che è dovuta partire per l'Europa con papà. Inutile dire, che mi è sembrata un'ottima notizia visto che non la sopporto. 

È quella più simile a nostro padre, cinica come il bastardo che ci ha generato e totalmente priva di empatia. Ricordo ancora che al funerale di Amy se ne andò per prima perché doveva incontrare un cliente importante per conto della compagnia di papà, sapevano tutti che la nostra famiglia era in lutto e tutti gli appuntamenti di lavoro erano stati cancellati a data da destinarsi, ma lei aveva dovuto fare la stronza. 

Oggi, essere qui e scoprire che lei non c'è, è davvero un regalo. Mamma alloggia in una stanza al piano superiore mentre Meredith mi ha dato la camera più vicina alla sua, come se pensasse che io possa aver bisogno di sgattaiolare da lei di notte e infilarmi tra lei e suo marito. 

Non sono un bambino anche se si ostina a parlare di me chiamandomi fratellino. La villa in cui vive con suo marito è l'emblema del lusso, da fuori sembra uscita dal set di Dynasty e dentro non delude le aspettative. 

Il pavimento nella zona giorno è in marmo importato dall'Italia, mentre nella zona notte c'è un parquet che probabilmente viene lucidato due volte al giorno per quanto splende. Ricorda vagamente la casa in cui sono cresciuto anche se su quel parquet ci sono i segni dei pattini a rotelle con cui io e Amy giocavamo da bambini. Mia madre se n'è sempre fregata di certe cose, ci faceva giocare ovunque ne avessimo voglia.

Fisso la tovaglia perfettamente stirata e gioco con il tovagliolo mentre ascolto Clayton vantarsi di un'acquisizione che è riuscito a fare, non ho ancora capito che lavoro faccia a parte fregare la gente ma pare sia qualcosa di importante.

«Hai pensato al college, Chandler?»

Mamma allunga una mano verso il bicchiere alla domanda di Meredith, trattengo il fiato e riprendo a respirare solo quando afferra quello dell'acqua.

«Non lo so...»

«Giocherai ancora a football?» mi chiede Clayton.

«Quello è sempre stato il piano».

In realtà non ho idea di cosa farò, se sapessero che ho fatto domanda di ammissione per diverse facoltà di arte, mi diserederebbero. Era il sogno di Amy e io sono bravo, posso realizzarlo per lei dato che non ho idea di cosa voglio dalla vita. A volte ho l'impressione che sia morto il gemello sbagliato.

«Non ti piace?» domanda mia sorella, indicando il piatto.

Fisso l'arrosto che non sono riuscito a mangiare e scuoto la testa, ho ancora i postumi dell'ultima sbornia e mi viene la nausea solo a sentire l'odore del cibo.

«No, è squisito. Sono solo stanco».

Mi infilo in bocca un po' di carne e mastico cercando di non vomitare. Devo smettere di bere così tanto o mi esploderà il fegato un giorno di questi, dannazione.

«Ho fatto preparare la tua crostata preferita dalla signora Mescal. Ho provato a farla io, ma ho fatto scattare l'allarme antincendio due volte».

«Ha bruciato due crostate e due teglie» spiega Clayton.

Mia madre ridacchia. «Se vuoi posso lasciarti la ricetta della sua crostata preferita, è da tanto tempo che non la faccio più».

Meredith la osserva sorpresa e annuisce, un sorriso sulle labbra.

Love, KennedyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora