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KENNEDY

Il giorno dopo, partecipiamo alla Estear Egg Haunt con Kayla, papà e Alicia. Ci dividiamo in due squadre e io e Chandler teniamo Kayla che sembra felicissima di lanciarsi alla ricerca delle uova nascoste. 

Sono disseminate in giro per la città e la caccia al tesoro è organizzata da un museo che crea l'evento per gli adulti e per i bambini. Ho il sospetto che mio padre e Alicia si siano rifugiati da qualche parte e non di certo a cercare delle uova da dipingere, ma sono felice di stare con mia sorella. 

Chandler la prende per mano e si fa trascinare in giro da lei come se fosse al comando, io tengo il cestino già pieno di uova e mi limito a seguirli. Stamattina Chandler non riusciva a svegliarsi, più passa il tempo e meno capisco quello che gli sta succedendo. 

Ci ha messo quasi quaranta minuti per buttarsi fuori dal letto e, pur avendo dormito otto ore, sembrava esausto. Ha fatto colazione con un caffè servito in una tazza enorme, poi mi ha detto che sta bene. 

Risponde sempre allo stesso modo, sempre con la stessa bugia. Non so cosa diavolo gli stia succedendo, ma i suoi occhi mi spezzano il cuore ogni volta che mi guardano. Chandler solleva Kayla tra le braccia e la aiuta a raggiungere un vaso posizionato su un muretto. L

a caccia al tesoro è organizzata dal Brooklyn Children's Museum, ma vedo un sacco di adulti.

«Aspetta, ancora!» urla Kayla.

«Non sono sicuro che possiamo partecipare in questo modo, devi cercare le uova da sola» spiega Chandler.

Sono sorpreso da quanto sia bravo con lei, è così paziente e amorevole che mi si stringe lo stomaco ogni volta che li guardo. Sono sicuro che Meredith lo aiuterà tantissimo solo dando alla luce la sua bambina.

«Kayla, lascia stare Chandler» la rimprovero. «Andiamo a cercare le ultime uova, mamma e papà ci aspettano per decorarle insieme e pranzare».

Mette il broncio e Chandler la lascia andare, la osserviamo correre in mezzo gli altri bambini e lui non le toglie mai gli occhi di dosso.

«Sei bravo con lei» sussurro.

Chandler si acciglia e mi lancia un'occhiata perplessa.

«Come?»

«Sei bravo con Kayla».

Aggrotta la fronte e infila due uova nel cestino, attento a non farsi vedere da lei. Questa è la quarta volta che lo fa, ha già infilato dentro una dozzina di uova e mi viene da ridere.

«Dici? Mio padre forse è così addolorato della mia omosessualità per questo. Magari pensa che sarei un ottimo padre».

Lo dice con un tono di scherno, ma io sento il dolore nella sua voce ogni volta che parla di lui. Mi avvicino e stringo la sua mano nella mia, lui ricambia la stretta. Gli occhi sono ancora fissi su mia sorella che adesso sta parlando con un bambino e sua madre.

«Potresti essere un buon padre un giorno» mormoro.

Sbatte le palpebre e mi fissa in preda alla confusione, poi si lascia scappare una risata nervosa.

«Perché stiamo parlando di me che divento padre?»

«Non lo so, ma mi fa venire voglia di spogliarti».

Scoppia a ridere e rovescia la testa all'indietro, sento lo stomaco stringersi e il petto liberarsi di un peso per essere riuscito a farlo ridere in questo modo.

«Non so se sono la persona adatta a crescere qualcuno, insomma sono incasinato e ho un sacco di problemi, ma forse un giorno potrei scoprire di essere pronto ad avere un figlio. Fino ad allora, puoi spogliarmi tutte le volte che vuoi per soddisfare la tua fantasia sessuale».

Love, KennedyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora