KENNEDY
Mi ha tipo quasi baciato. Quello stronzo fuori di testa mi ha strusciato le sue labbra addosso ed è rimasto lì a guardarmi con un'erezione nei pantaloni.
Cazzo. Stanotte non ho chiuso occhio, ho pensato a quel momento rivivendolo di continuo e cercando di interpretare la cosa. Non c'è molto da interpretare. Perché Chandler avrebbe dovuto prendermi in giro? Non c'era nessuno a guardarci e la sua erezione era reale.
Non mi sono mai ritrovato in una situazione del genere, fino a un anno fa non mi consideravano neanche le ragazze e adesso... è quello che è. Che casino, vorrei che Willa fosse qui così non dovrei trovare il coraggio di parlare con lei di quello che sta succedendo dato che lo vivrebbe con me.
Non sono riuscito a raccontarle niente e non ho intenzione di farlo. Non so nemmeno cosa sia successo, l'unica cosa che so è che mi sembrava che il cuore stesse per sfondarmi la cassa toracica e quando le sue labbra hanno sfiorato le mie ho sentito come una scossa elettrica lungo la schiena e poi nelle mutande e, dio santo, mi è preso il panico.
Perché mi sta facendo una cosa del genere? Trova divertente confondere le persone e prendersi gioco di loro? Sono abbastanza sicuro di non essere gay, ma a dire il vero non ho mai riflettuto molto sul mio orientamento sessuale. Mi infilo la camicia della divisa scolastica e mi butto la giacca sul braccio, esco dalla mia camera e mi scontro con Kayden che impreca. Non può essersi fatto male, quindi non mi prendo la briga di credere alla sua espressione addolorata. È solo la sua faccia da cane bastonato per Willa.
«Stai bene?»
Imbocco le scale e le scendo di corsa, afferro una bottiglia d'acqua dalla dispensa e la getto nello zaino, poi mi infilo le scarpe e afferro le chiavi dell'auto.
«Sono in ritardo».
«Aspetta» protesta. «Com'è andata la festa?»
Mi viene di nuovo la nausea. Non riesco a rispondere abbastanza velocemente perché mia madre mi precede.
«Ho bisogno che porti Kayden a fare le analisi del sangue, io devo correre al campus».
«Devo andare a scuola» sibilo.
«Ti firmo un permesso per entrare due ore dopo».
Prende la borsa dal bancone e ci saluta con un cenno della mano. Mia madre ce l'ha a morte con Kayden e Willa per quello che è successo, così la sua indifferenza verso di me sembra essere solo aumentata. A volte mi chiedo se non mi abbia messo al mondo solo per diventare il custode di mio fratello. È deprimente.
«Puoi portarmi?» chiede mio fratello.
«Se non ti presenti avrai qualche problema?»
È una domanda retorica, ma lui ultimamente non coglie niente oltre al suo dolore.
«Il mio agente di custodia verrà a controllare perché non mi sono presentato, ma non è un problema. Lo avviso che non ci andrò».
Sospiro e mi scosto i capelli dalla fronte. Mi sto comportando da stronzo con la persona sbagliata.
«Ti accompagno» acconsento. «Ma avvisa il tuo agente di custodia perché se quel coso si mette a suonare e ci inseguono, giuro che do di matto».
Non sto parlando a caso, l'ultima volta si è dimenticato di farlo e la sua cavigliera elettronica ha iniziato a suonare facendo precipitare una volante a casa nostra. È stato imbarazzante, i vicini hanno parlato alle nostre spalle per settimane.
Kayden annuisce e prende il suo cellulare, poi corre a cambiarsi e torna in tempo record. Indossa dei pantaloncini e una felpa, è la prima volta che esce con i pantaloni corti e questo mi scatena un piccolo moto d'orgoglio nel petto.
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Love, Kennedy
Teen FictionKennedy Lancaster è stato cresciuto per essere l'ombra di suo fratello Kayden, ha passato tutta la vita cercando di proteggerlo dai pericoli che non poteva cogliere a causa della sua malattia e cercando di essere invisibile agli occhi degli altri. A...