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CHANDLER

Ho dieci milioni di dollari sul mio conto. Dato che ho rispettato la mia parte del patto mollando Kennedy, mio padre ha sorvolato sul fatto che ultimamente ho saltato tutti i suoi eventi per la campagna elettorale e mi ha sbloccato i fondi. 

Non so neanche che cosa farci con tutti quei soldi, al momento penso che andarmene dall'altra parte del mondo mi aiuterebbe ma non posso farlo e lasciarmi Amy alle spalle. Devo renderle giustizia, glielo devo. 

L'antidepressivo che sto prendendo mi sta aiutando un po', ma lo pendo da poco più di una settimana ed è presto per vedere dei cambiamenti. Intanto, mi sono alzato dal letto e mi sono allenato, mi sono lavato e ho mangiato un pasto completo dopo settimane. Ho perso un po' di peso, ma sono ancora in tempo per tornare nel mondo dei vivi senza far storcere il naso alle persone. 

Devo tornare a scuola, chiamare Meredith e scusami. Ho detto delle cose brutte e lei non lo meritava, mi ha coperto con la scuola e mi ha telefonato tutti i giorni nonostante io sia stato uno stronzo, quindi voglio andare da lei per scusarmi. Non posso dirle dei diari però, non voglio rischiare che qualcuno lo scopra. 

Finisco di vestirmi e prendo le chiavi dell'auto, me le infilo in tasca e corro giù dalle scale. Se mi do una mossa, non devo andare alla Milestone per parlare con mia sorella. Nei giorni scorsi mi ha chiamato anche mia madre, ma non ho mai risposto. 

Da quando segue la campagna elettorale di mio padre, sembra più lucida. Si dedica all'aspetto benefico promettendo donazioni ad associazioni di cui non conosce neanche il nome, poi sorride accanto a lui e saluta gli elettori con un gesto timido. 

È la perfetta moglie trofeo, mi fa arrabbiare tantissimo sapere che per me non è riuscita a smettere di bere ma per la sua stupida campagna elettorale sì. Inoltre, c'è una voce dentro di me che mi dice che lei sapeva. Non si è opposta quando papà ha deciso di murare la stanza di Amy, forse sapeva esattamente cosa succedeva a sua figlia e non voleva rischiare di perdere tutto denunciandolo. 

Su una cosa non ho mentito a Meredith. Distruggerò questa famiglia, a costo di trascinare tutti nel fango. Voglio vedere l'impero dei Milestone crollare, mio padre dietro le sbarre e Amelia disperarsi mentre si accorge di non valere altro che due minuti del suo tempo quando non è impegnato a trattare male qualcuno. Mi dispiace solo per Meredith, ma spero che lei scelga da che parte stare e usi il cognome di Clay quando lo tsunami ci travolgerà.

Esco dal dormitorio e salgo a bordo della mia jeep, guido fino a casa di mia sorella e sospiro di sollievo quando il telecomando che mi ha dato il giorno in cui siamo andati a cercare il magazzino apre il cancello. 

Temevo non funzionasse. Lascio l'auto accanto a una di quelle di Clayton e scendo, la domestica mi apre la porta prima ancora che io la raggiunga. La ringrazio ed entro in casa, la aspetto nel patio.

«Perché non mi hai detto che saresti venuto?»

Mi volto di scatto e Meredith mi abbraccia di slancio, ricambio la sua stretta e accenno un sorriso quando si allontana e mi guarda in viso.

«Mi piacciono i capelli più lunghi».

Ridacchio a disagio. Sono un disastro indomabile, mi finiscono sempre negli occhi. Abbasso lo sguardo sulla sua pancia e mi si scalda il cuore quando vedo un leggero rigonfiamento.

«Come stai, Mer?»

Mi trascina sul divanetto in vimini e mi stringe le mani.

«Io sto bene, ora vomito solo due volte al giorno il che è un successo contro le quattro di prima».

Arriccio le labbra in una smorfia.

«Non sembra per niente bello».

«Non lo è, fidati».

Love, KennedyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora