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CHANDLER

Mitch ha organizzato la festa di Halloween e ha invitato tutta la Weston High, tanto per cambiare. L'ultimo mese si è trascinato lento dopo la confessione di Meredith, non ho fatto che giocare a football, studiare e bere. Come sempre. Inizio a chiedermi se non abbia lo stesso problema di mia madre, dato che a volte lo faccio anche da solo al dormitorio. 

Bevo fino a svenire, a volte è la sola cosa che mi permette di dormire. Non mi serve una festa per bere, ho un documento falso e posso comprare dell'alcol quando mi pare. Ultimamente vorrei solo capire perché Amy ha chiamato Meredith quel giorno, è un pensiero che mi sta togliendo il sonno. Dormivo poco dopo la sua morte, ora non dormo quasi mai. 

Se dormo, faccio sempre quel maledetto incubo in cui lei è chiusa in quella stanza e muore perché io non sono riuscito a salvarla prima che l'ossigeno finisse. L'alcol mi aiuta a spegnere il cervello, ma so benissimo che non posso bere tutte le sere per riuscire a dormire. 

Mia madre voleva portarmi da uno psichiatra dopo la morte di Amy, non riuscivo più ad alzarmi dal letto all'inizio. Ho passato tre mesi in camera mia, non avevo la forza di lavarmi e neanche di mangiare e andare a scuola. Non avevo più la forza di vivere, non volevo più vivere in un mondo in cui lei non c'era. 

Mia madre era depressa e alcolizzata, ma quando si limitava a prendere le pillole che le avevano prescritto nelle dosi giuste, mi ricordo che veniva in camera mia. Si sedeva sul bordo del mio letto e mi accarezzava i capelli, mi diceva che avrebbe fatto meno male un giorno e che dovevo alzarmi perché Amy avrebbe voluto così. 

Mi diceva che lei era ancora viva in qualche modo perché lo ero io, che avevo il compito di vivere per tutti e due. Mi diceva che forse avrei dovuto vedere un medico, mi ricordo che fece venire uno psichiatra a casa nostra perché non riuscivo a tirarmi fuori da quel cazzo di letto. 

Mi diede un antidepressivo, presi il farmaco per qualche mese e tornai a vivere piano piano. Cominciai a lavarmi di nuovo, ripresi a mangiare e tornai a scuola. Oggi mi chiedo se quel medico potrebbe prescrivermi qualcosa per riuscire a dormire. 

È tutto un casino, ho bisogno di andare in fondo a questa storia e scoprire cosa avrebbe voluto dire Amy a nostra sorella, altrimenti so che me lo chiederò per tutta la vita fino a perdere la ragione. Amy è morta da quasi due anni ormai, ma per me è il tempo non è mai passato. 

Sono ancora il ragazzo che sta correndo e che improvvisamente non riesce a respirare, quello che capisce subito che se io non ho niente che non va allora è lei a stare male perché funzionava così tra di noi. 

Una volta mi ero rotto un braccio giocando a football, Amy aveva avuto male allo stesso braccio per giorni. Una volta le era venuta l'influenza a io ero in vacanza con Sam e i suoi genitori, ero dovuto tornare a casa perché stavo male. Una volta, invece, mi ero fatto male tuffandomi da una scogliera con Sam, ho ancora la cicatrice sulla gamba destra. Amy mi aveva chiamato e aveva esordito urlando: ''Che cosa diavolo hai fatto, Channy? Stai bene? Mi fa malissimo la gamba, dannazione.'' 

Mi avevano messo dieci punti. Se chiudo gli occhi sono ancora il suo gemello, sono quello che la trova, quello che ha smesso di vivere insieme a lei. Devo sapere cosa voleva dirle, fare luce sulla sua morte. Mi infilo in bocca una sigaretta e la accendo, sbuffo una nuvola di fumo e mi appoggio al muro alle mie spalle.

Non mi sono travestito, come sempre negli ultimi due anni. Io e Amy sceglievamo sempre dei costumi abbinati, era la sua festa preferita e lei amava cucire. Ogni anno iniziava sei mesi prima a pensare a chi avremmo potuto essere, li ho tutti ad Atlanta e li custodisco come l'ennesima prova del talento immenso che aveva mia sorella. 

Love, KennedyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora