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CHANDLER

Mancano pochi giorni alla settimana del diploma e mio padre sta guadagnando consensi. Il mio piano era di aspettare la fine della scuola, Meredith voleva che vivessi un'esperienza normale come quella della consegna del diploma in totale serenità, ma io non sono sereno. 

Negli ultimi giorni ho finto che le cose andassero meglio, mi sono sforzato di uscire più spesso e di nascondere a Kennedy la parte più oscura di me, ma non sto affatto bene e non mi sento per niente normale. Alla luce della confessione di Amelia, sento che le cose sono cambiate. 

Abbiamo passato un po' di tempo insieme, ci siamo scambiati diverse confessioni sul nostro rapporto con Amy e ho capito che non conosciamo mai davvero bene nessuno.

Non conoscevo bene Amy e non conoscevo bene lei, ho sempre e solo visto ciò che loro volevano mostrarmi. Amelia mi ha promesso che inizierà la terapia e si farà aiutare quando la nostra famiglia sarà travolta dalla tempesta mediatica, ne sono decisamente sollevato. 

Ho scoperto che ha sempre tenuto nascosto a tutti il suo fidanzato proprio perché fa parte del suo piano per vendicarsi di papà, è stata maledettamente brava. Non è mai stata fotografata con lui, nonostante fossero presenti a diversi eventi pubblici contemporaneamente. Nessuno si è mai accorto di niente, soprattutto mio padre. 

L'idea di avere messo l'intera famiglia contro di lui, mi fa quasi eccitare. Mi ha sempre ripetuto che sarei rimasto solo, che la famiglia non mi avrebbe mai sostenuto, e adesso le mie sorelle sono dalla mia parte.

Non desidero altro che chiudere questa storia. Kennedy digita qualcosa al mio computer e mi chiama, frugo nell'armadio e getto alcune camicie sul letto mentre mugugno una risposta.

«Dormirai al dormitorio?»

Stiamo cercando di capire come faremo a vederci spesso l'anno prossimo. Lui non vivrà al campus, ma in uno degli appartamenti di suo padre. Io non so ancora cosa farò, potrei fare domanda per una stanza nel dormitorio o prendere un appartamento fuori dal campus. So solo che voglio stare da solo, non voglio coinquilini e gente che ficca il naso negli affari miei.

«Non lo so, Kennedy».

«Qui c'è scritto che se vuoi stare al dormitorio, devi presentare la domanda entro la settimana prossima».

Mi provo una camicia azzurra e mi guardo allo specchio. Arriccio le labbra in una smorfia e me la tolgo, gettandola di nuovo sul letto.

«Farò la domanda, poi deciderò cosa fare».

«I nostri corsi iniziano a due giorni di distanza l'uno dall'altro» borbotta. «Cosa vuoi fare questa estate? Mio padre ha una casa a Charleston, stavo pensando che potremmo andare lì per un po'».

Mi sembra un ottimo piano, ma al momento non riesco a ragionare molto. Mi infilo una camicia bianca, e arriccio le labbra in una smorfia.

«Che cosa stai facendo, Channy?» borbotta.

Sbuffo e me la tolgo, mi infilo una maglietta nera e un paio di jeans.

«Cerco di vestirmi bene per il momento in cui rovinerò il nome della mia famiglia, ma sai che c'è? Al diavolo, non mi sento a mio agio vestito come te».

Kennedy trattiene una risata e mi raggiunge, mi sistema i capelli con le dita e i miei occhi scivolano sulle sue labbra. 

Se le lecca e io rimango impigliato in quel movimento. Ha il labbro inferiore leggermente più carnoso di quello superiore e non so neanche perché lo sto guardando con una tale attenzione.

«Ecco qui» esclama. «Devi essere te stesso, Channy. Willa non ti riprenderà, trascriverà tutto e pubblicherà l'intervista tra due giorni».

Lo so, ma mi sembra di stare andando a fare qualcosa per il quale dovrei mettermi in tiro. Kennedy si allontana e prende la scatola con i diari dal mio armadio, lo fisso con un sopracciglio inarcato e lui la solleva un po' di più.

Love, KennedyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora