KENNEDY
Sono stati giorni difficili. Dopo che Mitch mi ha colpito nello spogliatoio, mamma è andata su tutte le furie e ha chiesto un colloquio con il preside Johnson che ha garantito l'apertura di un'indagine interna.
Io non ho fatto il nome di Mitch, ho detto di essere stato aggredito da qualcuno con il volto coperto. Non lo faccio per lui, lo faccio per Chandler.
Non voglio che si vendichi su di lui e che suo padre gli metta le mani addosso, non lo sopporterei.
Eve ha finto di non conoscermi per tutta la settimana successiva e onestamente va bene così, non posso salvare tutti quanti. Lei non vuole il mio aiuto, non accetta il mio affetto fatto di imperfezioni e sbagli.
Non posso obbligarla a schiudere i pugni e accettarlo, devo lasciarla stare e sperare che impari a badare a se stessa. Chandler è stato taciturno durante i giorni successivi, a scuola parlano ancora di noi e ogni volta che passiamo in corridoio ci fanno battute volgari che mi fanno sempre arrossire per la vergogna.
Hanno tutte a che fare con pompini, il sesso anale e l'HIV. Non so come si senta davvero quando succede, io mi sento malissimo. Non so cosa pensassi, credevo che tutti fossero tolleranti come la mia famiglia ma mi sbagliavo. La società è piena di Kurt Milestone e noi siamo il cesso dentro il quale vomitano le loro frustrazioni.
Chandler dice che non ci sta male, che non gliene frega niente e che è solo preoccupato per me ma non me la bevo.
James è venuto al dormitorio qualche giorno fa, voleva sapere come sto e dirgli che gli dispiace. Lui non ha mai reso pubblica la sua sessualità, ma sa cosa significa. E benché sia geloso perché ha toccato Chandler come va toccato qualcuno che sei sicuro di desiderare, l'ho apprezzato.
Da questa storia, abbiamo guadagnato Josh ed Elizabeth che passano un sacco di tempo con noi ultimamente. Lei sembra infastidita da chiunque a scuola e lui guarda solo lei. Non ho idea di cosa diavolo stia succedendo, ma per un attimo penso che questo gruppo improbabile e sgangherato sia perfetto.
Oggi siamo al dormitorio, Elizabeth e Josh stanno litigando per un videogioco che Chandler ha messo nella sua consolle nella sala comune e io e lui ce ne stiamo seduti nella veranda a fissare il cielo nuvoloso.
«Mio padre non sa niente» annuncia.
Ne sono sollevato, ma il sollievo nella sua di voce mi indispettisce un po'.
«Come lo sai?»
«Ho chiesto a Meredith di informarsi, sondare il terreno. Lei ha pagato un esperto informatico per rimuovere quel post, ovviamente non possiamo essere certi che non la diffondano di nuovo ma per ora la foto non è più online».
La candidatura di suo padre sarà annunciata ufficialmente tra qualche giorno, quindi la pressione inizia a farsi sentire.
«Mi dispiace se ti sto creando dei problemi, Chandler».
Si volta di scatto e mi fissa così intensamente che sento le braccia rabbrividire.
«Non dire cazzate, sono io la zavorra in questa storia, Kennedy».
«Non lo sei».
«Io...»
Lo interrompo.
«Vuoi che questa storia resti segreta a lungo?» sussurro.
Sbatte le palpebre e mi fissa in preda alla confusione, io rimango in silenzio e aspetto.
«No, cazzo. No, te lo giuro. Vorrei baciarti dove mi pare, tenerti per mano in mezzo alla gente e non sentire quei coglioni ridere ogni volta che siamo insieme, ma non posso perché mio padre...»
Lo so, è un pezzo di merda. Solo che pensavo che adesso che a scuola la notizia è pubblica, smettesse di trattarmi come se fossimo solo amici in pubblico.
«Non posso, Kennedy» mormora. «Per adesso non posso, anche se loro lo sanno».
Mi mordo il labbro e rimango in silenzio, abbasso lo sguardo sulle mie scarpe e rimango in quella posizione anche quando sento la sua mano sulla coscia.
«Scusami».
«Non ti devi scusare, Chandler».
Lui sembra volermi dire qualcos'altro, ma si trattiene.
«Giuro che vorrei dirlo a tutti, Kennedy. Io...»
Premo le labbra sulle sue e poso una mano sulla sua guancia, bloccando qualunque cosa volesse dirmi. Chandler infila una mano tra i miei capelli e mi bacia, la sua lingua scivola nella mia bocca e l'altra mano è sulla mia gola.
Mi spinge sul divano e la mia schiena atterra sui cuscini, il suo petto tocca il mio e il suo cuore mi martella addosso. Infilo le mani sotto il tessuto della maglietta e lo spingo più vicino a me, il mio respiro accelera e il suo si infrange sulla mia bocca. Si allontana e mi guarda la bocca, mi lecca le labbra e mi fissa negli occhi.
«Si è riaperto il taglio sul labbro» mi informa.
Mi lecca di nuovo e raccoglie una goccia di sangue. Sfioro la sua bocca e il suo taglio, invece, è quasi del tutto guarito.
«Saremo sempre pieni di tagli e lividi?»
Non risponde, muove le dita sulla mia pancia sotto il tessuto della mia camicia. Mi fa ancora male il fianco, ma non glielo dico. Mi fa più male che non mi tocchi.
«Puoi lasciarmi, lo capirei, Kennedy».
Sbuffo e alzo gli occhi al cielo.
«Scordatelo, piantala di dire cose del genere».
Sorride e mi bacia, poi poggia la guancia sul mio petto e chiude gli occhi. Lo stringo a me e fisso il soffitto.
«Devo tornare a casa questo fine settimana, mio padre non c'è e voglio cercare i diari».
Annuisco e gioco con l'orlo della sua maglietta.
«D'accordo, vengo con te».
«Kennedy...»
«Piantala, Channy. Da solo non torni lì, vengo con te».
Il modo in cui mi parla da quando è successo l'episodio di Mitch e Eve, le cose che mi dice... non mi fanno sentire bene, ho paura che mi allontani per proteggermi e non so come fargli capire che io non voglio essere protetto.
Mi stringe più forte e rimane in silenzio, io continuo a toccarlo e a calmarmi ogni volta che sento la sua pelle a contatto con la mia. Potrei lasciarlo e la mia vita sarebbe più semplice, ha ragione. Ma io non voglio una vita semplice, voglio una vita felice e io non sono mai stato più felice come quando sono con lui. Vorrà pur dire qualcosa.
***
Buon mercoledì! Capitoletto di metà settimana, la pensate come Kennedy?
Vi aspetto nei commenti e su Tik Tok, vi devo anche dire una cosa.
Love,
Thea
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Love, Kennedy
Novela JuvenilKennedy Lancaster è stato cresciuto per essere l'ombra di suo fratello Kayden, ha passato tutta la vita cercando di proteggerlo dai pericoli che non poteva cogliere a causa della sua malattia e cercando di essere invisibile agli occhi degli altri. A...