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[Niccolò]

Il cielo è grigio e il borsone sembra essere più pesante del solito, saluto i compagni e salgo in macchina. Il campionato è finito, ci alleniamo comunque ogni tanto almeno fino a luglio e poi vacanze.
Leone non mi ha risposto a nessuna chiamata né al messaggio, spero vivamente sia a casa altrimenti vado a prenderlo a casa dei Trantino e lo stronco vico.
Arrivo a casa nostra, notando il motorino di Leo, fortunatamente è tornato. Scendo di macchina una volta parcheggiato e salgo con una furia indescrivibile.
«Ei amore» la voce di mamma mi fa sussultare.
«Mamma? Che ci fai?» le domando.
«Oggi ho la visita ginecologica ti ricordo» mi spiega lei «Passa ora a prendermi Francesca e vado con lei che papà non può saltare lavoro, ha troppe cose»
«Vabbene capito» rispondo io «Ma Leone è a casa?» domando e mi guarda.
«È corso in camera sua e dice di non avere fame.. magari ha mangiato male ieri sera da Ginevra» dice innocente lei. Mamma, quante cose non sai.
«Okok» mormoro.
«Senti io vado, mi raccomando! E vedi se poi esce dalla sua tana quell'altro» mi si avvicina e mi accarezza il volto. «Ma.. tutto bene?» domanda. Mamma se sapessi cosa sta accedendo ti crollerebbe il mondo, e papà Ste si incazzerebbe a bestia con Leone.
«Si mamma tranquilla» le rispondo e l'abbraccio. Ci salutiamo e poi lei esce.
Io adesso con tutta furia salgo le scale e mi dirigo in camera di Leone. Busso come un pazzo.
«Leone apri» urlo ma non apre ne risponde. «Leone non farmi incazzare più di così» continuo a bussare ma niente. Sbuffo e apro  ma mi blocco non appena lo vedo disteso a terra incosciente. Lascio cadere il borsone e mi butto su di lui.
«Leo» lo chiamo preoccupato «Leone» continuo a ripetere il suo nome mentre intanto gli tiro degli schiaffetti in faccia, ma niente. Lo trascino con un po' di fatica in bagno e reggendolo gli infilo due dita in bocca. Di colpo si contrae e dopo un urto di vomito butta tutto fuori nel wc. Solo ora mentre lo tengo mi accorgo che sto tremando, che la mia rabbia vale molto meno della mia paura di perderlo, ma mi fa incazzare. Finisce e prova ad alzarsi tirando lo sciacquone. Traballa e mi alzo con lui reggendolo.
«Ma come cazzo ti sei ridotto?!» la mia voce è tagliente, alta, incontrollata. Li guardo e ha gli occhi rossi e gonfi, semi aperti, è bianchissimo in volto e spaesato. Gli sciacquo il volto con acqua e sapone e poi lo tampono con un asciugamano.
Continua a non guardarmi, forse per paura o forse per vergogna.
«Io volevo solo Ginevra» è l'unica cosa che dice prima di scoppiare a piangere. Mi si stringe il cuore e tutta la partaccia che volevo fargli me la rimangio. Lo abbraccio. Lui è sempre duro, cazzuto. Fa sempre il grosso ma in realtà è un cuore di panna.
«Stai tranquillo» mormoro nell'abbraccio.
«Scusa Nicco» dice adesso affossando la sua testa nel mio petto.
«Leo tranquillo» ripeto.
«No scusa.. ho sempre avuto da ridere su te, ho sempre fatto quello giusto e bravo e invece mi sono ridotto proprio una merda» dice.
«Leo basta è tutto ok» lo stringo ancora di più e singhiozza.
«Sono un coglione» ora alza la testa dal mio petto e mi guarda. Siamo alti più o meno uguali ormai, anche se lui è più piccolo di me di 5 anni.
«Un pò» rispondo «Ti senti meglio?» chiedo e tentenna ma annuisce «Non ti mettere in questi giri Leo.. poi non ne esci più» mormoro e lui mi guarda.
«Io.. ho provato a spacciare» dice e lo seguo in camera sua, apre quel comodino che ho aperto stamani con Elisa «Dove è? Cazzo»
«Stamattina Elisa cercava una maglia mia, non si trovava da punte parti e ha cercato qua, in camera tua» spiego.
«E dove è?» domanda preoccupato.
«Io non te la rendo finché non la smetti con queste cose e non riporti tutto ai proprietari.. anche i soldi che hai guadagnato» incalzo e lui mi guarda, fa per rispondere ma lo fermo «Non ne voglio sapere niente Leone, voglio che esci da questo giro come prima cosa, poi ti aiuto nel resto. Dimmi solo che non hai mai fatto uso di coca» parlo e l'ultima parte la sussurro.
«No» risponde di botta e convinto «Mai te lo giuro, solo venduta» respiro meglio.
«Ok, allora quando te la senti vengo con te e riportiamo tutto indietro, soldi compresi e te ne lavi le mani. Non voglio né se ne ma, sennò lo dico a mamma e papa» finisco io e lui sospira pesantemente «E per favore chiedi scusa ad Elisa»

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