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[Emma]

Nicco non ha più pazienza, si alza girovagando per la stanza sperando non stia dando fastidio a nessuno mentre io e Ste concludiamo questo benedetto appuntamento.
«Bene qui allora è tutto apposto, il figlio è nelle mani della mamma. L'unico problema è che Emma deve tornare in qualche modo a lavorare per mantenerlo» spiega Dario e io mi mordo un labbro.
«Si, per quello nessun problema. Ci sono anche io e credo di aver trovato un posto per lei nel mio ufficio» parla Stefano e io spalanco gli occhi.
«Cosa?» dico tra un misto di stupore e felicità.
«Volevo chiedertelo. Ho bisogno di una segretaria, ho licenziato quella vecchia. Se ti va bene puoi provare quel lavoro» mi tappo la bocca ridendo davvero felice. Quest'uomo non lo merito io ma infondo è sempre qui con me. Mi butto su di lui abbracciandolo. Capisce tutto da questo abbraccio.
«Bene, allora credo che sia concluso tutto nel migliore dei modi» dice l'impiegato risostituendo a Stefano tutti i fogli del mio caso.
«Perfetto, grazie mille» dico io alzandomi e porgendo la mano. Lo stesso fa Ste poco dopo.
«Allora andiamo, grazie ancora» Ste risaluta mentre io mi volto per cercare con lo sguardo Niccolò. Rabbrividisco. Mia mamma sta giocando con lui e mio figlio gli mostra uno stupido pupazzo che gli ho regalato io. "Ma è bellissimo" dice mia mamma "chi te l'ha fatto?". Chiede lei. "Mamma" risponde Nicco e gli occhi di mia mamma sorridono compiaciuti. Serro la mandibola vedendo solo cose negative, o meglio, ricordando solo cose negative. Mi avvio con furia verso Niccolò e lo afferro per mano.
«Nicco ti ho sempre detto che non devi parlare con sconosciuti, cosa fai?» lo sgrido leggermente e il suo sorriso diventa un piccolo broncio. Guardo mia mamma con tanto rancore. È triste.
«Andiamocene» Ste si avvicina e io fisso ancora mia mamma. Mi giro andando via.
«Emma, aspetta ti prego» la sua voce nuovamente entra dentro di me. Stringo gli occhi cercando di non far ragionare il mio cuore. In questi casi c'è bisogno solo della razionalità.
Quella frase l'ha detta troppe volte, dopo tutti suoi errori c'è sempre stato quell' "Emma aspetta". Io non voglio più aspettare niente e nessuno, non ho più la forza.. ma perché allora mi sono appena rivoltata verso di lei che adesso si è alzata ed è di fronte a noi? Deglutisco.
«Possiamo parlare un attimo?» chiede guardandoci tutti e tre. Non conosce neanche Stefano. Che cazzo vuole? Non sa cosa ho passato io in questi anni a causa sua e di mio padre.
«Io non ho bisogno di parlare con nessuno» dico scandendo perbene le parole. Il suo volto si incupisce. Abbassa lo sguardo deglutendo e proprio come me cerca di scacciare le lacrime ma con il tempo sembra essere diventata più fragile perché piange. Il mio cuore fa crack ma non voglio e non posso consolarla.
«Amore..» tenta di dire Stefano probabilmente per farmi ragionare ma io non ho intenzione di cedere a nessuno.
«Ste stanne fuori, andiamocene» afferro mio figlio in braccio e vado verso l'uscita. Non rientro più. Non faccio un passo indietro. Faccio solo passi avanti verso la mia vita.

[Stefano]

Abbiamo passato un'intera giornata a Roma. Abbiamo camminato tanto, visitato mille cose e ora i nostri piedi sono distrutti. Stamattina ho capito subito chi fosse quella donna che cercava di parlare con noi. Ha gli stessi occhi di Emma e lo stesso modo di tenersi dentro di sé le cose. Era sua mamma. Ho provato a fare qualcosa ma Emma proprio non voleva. Ora sembra quasi non pensarci, o forse è semplicemente lei e il suo orgoglio a togliere dalla testa questo enorme pensiero.
«Non sento più i piedi» dice Emma sedendosi in una panchina e Nicco le monta subito in braccio cercando perfetta comodità.
«A chi lo dici» rispondo io affiancandosi a loro.
«Sono stanchissimo» si aggiunge Nicco stropicciandosi gli occhi. Parliamo un po' io e Emma della grandezza di Roma, di casa sua e io le racconto di Torre Annunziata, di dove sono nato, di come ho fatto a mantenermi. Non avevamo mai parlato di ciò e delle nostre origini ma da questa conversazione sto capendo che fa bene. A volte è meglio ricordare da dove siamo venuti.
«Amore si è addormentato» mi dice Emma vedendo suo figlio. Rido.
«Potessi dormire io adesso addosso a te» faccio per avvicinarmi a lei e le lascio un bacio sulla guancia. Sento un suo sospiro quasi spaventato, si irrigidisce e fissa qualcosa davanti a sé. La stretta verso suo figlio si fa più forte. Lo stringe così forte che quasi manca l'aria a me. Guardo anche io di fronte a noi e vedo un ragazzo alto, con i capelli ricci e castani che ci fissa quasi sorpreso a qualche metro da noi. Il respiro di Emma si fa irregolare. Stringo un pugno nervoso ora che probabilmente ho capito tutto.
«Torniamo a casa» dico alzandomi. Emma non si muove, ha completamente tutto bloccato. Ha una reazione che a me fa quasi paura. Ho paura che forse ancora è attaccata a lui, ho paura che in realtà io sono solo la ruota di scorta.
«Emma cazzo andiamo via?» chiedo nuovamente  alterato. Ora finalmente si volta guardandomi con due occhi spaesati e annuisce. Si alza stringendo Nicco e camminiamo lontano da qui.
Sono nervoso e probabilmente un po' paranoico. Stringo i pugni mentre i miei pensieri divagano. Mi devo assolutamente calmare ma non ci riesco. Penso e nessuno parla, neanche Emma. Più la guardo e più guardo Nicco e più realizzo che io con loro non c'entro niente ma che c'è un altro uomo per loro molto più importante di me.
I miei pensieri ci portano sul treno. Emma ha sempre la faccia pallida e sembra stringere ancora Nicco.
«Lascialo un po', gli fai male» le dico. È traumatizzata.
«Emma» la richiamo ma sta sicuramente pensando a lui e questa cosa mi fa innervosire. Annuisce scuotendo la testa e poi posa Nicco sul sedile accanto al suo, vicino al finestrino.
«Quel coglione era il...» non riesco neanche a dirlo. Lei mi guarda ancora troppo su con i pensieri. Deglutisce.
«Ti piace ancora» sentenzio io «Sei persa»
«Ste ma che minchia dici?» parla finalmente lei «Ero persa. Ora non più e lo sai benissimo»
«Si ma ti ha fatto un certo effetto rivederlo, non puoi negarlo» ammetto e lei sospira.
«Ste, è il padre di mio figlio.. per forza» risponde lei sicura. Anche solo sentirlo mi si stringe lo stomaco.
«Rispetto a lui non conto un cazzo» sussurro abbassando lo sguardo.
«Amore..» dice lei per poi alzarsi dal suo posto e sedersi sulle mie gambe «Non devi essere geloso». Porta le braccia intorno al mio collo.
«Emma.. forse non hai visto come hai reagito. Io ti ho vista mentre lo guardavi» replico.
«Si perché ho avuto paura. Ho rincontrato dopo quattro anni un uomo che ho amato follemente ma che mi ha urlato in faccia che sono una troia e che in realtà non ci vedeva niente di serio con me, che ero una delle tante. Ma ora da ormai quattro anni non me ne frega più un cazzo, certo Ste è comunque stato il mio primo amore ma ora l'unico amore che voglio è il tuo» mi spiega e cerco un po' di tranquillizzarmi.
«Em ti ha guardato come se avesse ritrovato la sua donna» dico marcando quel "sua" «e a me da fastidio da morire»
«Ma a me non interessa, io non voglio torni nella mia vita» dice sicura.
«E se dovesse tornare? E se ti chiedesse di recuperare tutto il tempo perso con Niccolò? Lì non avresti scelta, è suo padre e anche se non l'ha accettato sin da subito ha tutto il diritto di vederlo e stare con lui» sbotto.
«No io non voglio» sussurra lei tornando nuovamente pietrificata.
«Emma è bene che tu sappia che lui potrebbe benissimo farlo e ripeto, ha tutto il diritto di passare un po' di tempo con suo figlio» le spiego cercando di calmarmi.
«Me lo porterà via.. io non voglio» mi guarda con due occhioni impauriti.
«Te hai così tanta paura che qualcuno ti porti via Nicco, non è vero?» annuisce.
«Non te lo porterà via nessuno, rilassati. È suo padre» le faccio capire ma lei sembra continuare a negare.
«Stai tranquilla» continuo io e cerca di calmarsi.
«Ci provo ma tu smettila di fare il geloso» dice seccata lei.
«Mica lo faccio apposta» affermo «Non solo tu hai paura Em.. anche io ho paura che qualcuno possa portarmi via te, specialmente lui»
«Lui ormai ha perso, io amo te» replica sicura lei e mi stringe «Smettila di fare il coglione»

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