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[Emma]
Richiudo il mio armadietto prendendo la giacca e sfilando il telefono dalla borsa. Ho fatto tardi a lavoro oggi e volevo assicurarmi che fosse tutto apposto a casa con Nicco visto che avevo sentito Marco.
Infatti leggo subito un suo messaggio.
Da "Marco" : tutto apposto, ho fatto cenare Nicco visto sono già passate le 7 e mezzo, quando torni? che dopo dovrei andare da Gaia
Loro stanno così bene insieme davvero, e sono davvero felice per entrambi.
A "Marco" : stacco adesso, tempo di prendere un taxi e arrivo.
Ripongo il telefono in borsa infilando il giubbotto e prendendo tutto.
«Vuoi uno strappo?» sussulto vedendo Ste dietro l'anta del mio armadietto che subito chiudo.
«Mi hai spaventata!» sospiro «Se non vuoi scomodarti posso pure chiamare un taxi»
Mi guarda mostrandomi le chiavi della sua macchina e facendomi cenno di andare con lui. È perfetto con me, in tutto ciò che fa.
Raggiungiamo la sua macchina salendo.
«Ti ho fatto fare tardi oggi» afferma lui interrompendo il silenzio «è che, hai visto, c'era tanto lavoro. sono tornato da quella riunione e avevo il triplo del lavoro»
«Tranquillo capisco, è lavoro, anzi scusa se mi sono addormentata ma in queste notti non dormo un granché» ammetto ancora molto e notevolmente stanca.
«Stanotte riposati però» mi dice lui una volta arrivato davanti casa mia. Annuisco slacciandomi la cintura.
«Mi saluti Nicco?» mi chiede lui e finalmente alzo lo sguardo per guardarlo.
«Si.. certo. Ma non rimani neanche stanotte?» chiedo visibilmente delusa. Ma non da lui, da questa situazione in generale, forse anche da me stessa. Nega con lo testa guardandomi.
«Torno a casa che finisco di sistemare delle cose al computer, qui non ci riesco lo sai» risponde lui ma so che non rimane per questo motivo. È visibilmente freddo anche se prova a non esserlo. Io lo capisco, lo capisco davvero ma non credo di sbagliare a dire che voglio pensare a me. Certo forse ha ragione lui, posso e devo pensare a me anche adesso, anche con un figlio in grembo e uno che sgattaiola per casa. Ora ho tutto e non mi manca niente, se non del tempo.
«Va bene» bisogno due parole strozzare dalle lacrime che mi impongo di non far cadere. Sono iper sensibile sempre, in questi giorni poi.
«Vi passo a prendere domani mattina mh?» chiede lui vedendomi in questo stato. Annuisco senza riuscire a dire niente e scendo di Macchina. Sussurro un grazie, per il passaggio e chiudo lo sportello e la sua macchina sfreccia via. Neanche un bacio, come ormai da due giorni. Sbuffo salendo in casa e trovando Marco e Nicco sul divano.
«Mamma!» Nicco mi corre incontro e lo afferro in braccio. Si sono incinta ma ancora è quasi inesistente ciò che ho in pancia quindi non mi faccio del male se prendo in braccio Nicco.
«Ciao amore, come stai?» chiedo all'amore mio mentre Marco ci viene incontro.
«Bene! Mi sei mancata» gli lascio un bacio sulla guancia e lo scendo per farlo tornare davanti ai cartoni. Mi saluta Marco.
«Tutto apposto?» gli chiedo guardando Nicco da lontano.
«Si, ha fatto un po d'uggia per il bagnetto ma c'è l'abbiamo fatta» dice sorridendomi ma poi mi guarda e incurva un sopracciglio «Tutto bene te?» mi chiede lui e sospiro. Nego senza riuscire ad aprire bocca e i miei occhi si fanno lucidi.
«Nicco aiuto mamma a portare la borsa di lavoro in camera, tu stai qua e fai il bravo mh?» raccomanda Marco a nostro figlio e afferra la mia brosa senza dirmi niente e mi trascina in camera.
«Non è bene che ti veda così» spiega Marco.
«Lo so» dico io e finalmente mi lascio andare in un leggero pianto liberatorio.
«Emma..» mi abbraccia e mi lascio abbracciare «Che c'è?» mi stringe lasciandomi un bacio tra i capelli. Tra noi due non c'è assolutamnete più niente ma è il padre di mio figlio, è stato il mio primo amore, anche se brutto ed è normale ci sia un po legame ed apprezzo come ultimamente cerca di aiutarmi nonostante anche lui abbia la sua vita.
«Sono incinta» butto fuori e inizio a singhiozzare senza fare troppo casino. Inizialmente cala un po il silenzio ma poi mi sento stringere ancoea più forte.
«Em ma è bellissimo!» affermo io.
Nego con la testa e sente anche lui.
«Ho paura, ho paura di non farcela anche questa volta. Voglio pensare a me..e non so se tenerlo» Marco si stacca prendendomi il viso tra le mani e mi guarda.
«Em stai abbracciando la stessa persona che ti ha fatto venire questa stessa paura» mormora cercando di ironizzare «Ce l'hai fatta a 17 anni Emma e non avevi niente, ora hai tutto. Cazzo hai i tuoi, hai un lavoro stabile, hai Stefano che ti ama da impazzire e so per certo che lo ami anche tu, abbiamo Niccolò e sta volta se avete bisogno entrambi ci sono anche io» mi rassicura lui.
«Marco non ho mai pensato a me nella mia vita» spiego «Non ho un cazzo di euro per me, tutto quello che ho lo uso per mio figlio come giusto che sia, come posso mantenerlo un altro? Come posso dargli una vita decente? Nicco ora sta bene ma so che ha sofferto, lo so eccome» sto buttando tutto fuori come ancora non avevo mai fatto. Vedo Marco che si sente un po colpevole e dispiaciuto ma che comunque continua costante a darmi una mano.
«Emma ascoltami i soldi non sono un problema. Non sei sola a mantenere Nicco, ora ci sono anche io, suo padre. C'è Stefano che sai meglio di me che Nicco lo considera come un altro papà. e per voglio figlio sarà così, avrà un padre sin da subito perché non tutti sono ragazzini e deficienti come me a 17 anni. Emma ti ho lasciato sola, sono stato un coglione e non basterà mai un semplice scusa ma sappi che non voglio che questo ti blocchi con persone che sicuramente sono migliori di me e ti darebbero il triplo rispetto a quello che ti ho dato io.» prende fiato «Sicche pensaci bene» mi guarda e poi mi riabbraccia. «Non voglio vederti così, ti meriti di essere felice. Ti meriti una famiglia così». Il mio cuore inizia a prendere calore e forse queste frasi da lui le aspettava la me diciassettenne ma ora è tutto stravolto. Ora sto bene e lui è la stessa persona che mi sta aiutando nella mia relazione.
«Grazie Marco» biascico con la testa sul suo petto.
«Niente cretina, per te, per voi ci sarò sempre da adesso, lo sai vero?» afferma stringendomi e poi ci stacchiamo. Sono più tranquilla adesso.
«Devo scappare ora però, che Gaia mi ammazza» dice e a me viene una risata spontanea.
«Dai corri cretino» gli dico asciugandomi le lacrime.

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