[Stefano]
La guardo con una mano sulla mia gota che inizia a pizzicarmi per il dolore. Emma ha gli occhi lucidi. Sì, si chiama Emma.
«Emma ci sei?» richiede nuovamente da fuori la tipa.
«Si ma starei finendo il servizio» risponde lei facendosi piccola.
«Oddio cazzo è Sabato, non me ne ricordavo.. scusami.. anche per il nome..ti aspetto dopo sul terrazzo» risponde la ragazza che poi sentiamo allontanarsi con i tacchi. Emma mi guarda trattenendosi e poi si volta sedendosi sulla sedia di fronte allo specchio.
«Senti scusa non volevo chiamarti puttana» parlo io ma lei non mi risponde. Afferra il flacone di struccante e dopo essersi tolta le lenti si strucca.
«Sul serio dico.. solo che devo pensare? Sei qua, fai questo lavoro..» mi fissa dallo specchio con il rossetto tolto e le ciglia finte idem.
«Fanculo» sussurra ma la sento benissimo.
«Dai.. sono serio» mi dispiace vederla così. Non sono un cretino. Li vedo i suoi occhi lucidi.
«Oh Cristo, cazzo, il mio servizio è finito. Smettila di parlarmi, smettila di chiedermi le cose e smettila di farti i cazzi miei. Mi hai scopata, stop. Vattene e basta» sbotta alzandosi e voltandosi verso di me e solo adesso mi accorgo che quella che ha in testa è una parrucca. Si sta agitando.
«Va bene.. ma stai calma! Sei sicura di stare bene?» scoppia a piangere e anche se non la conosco sento il mio cuore stringersi. Ha qualcosa che non va. Ho sempre avuto un debole per le persone che piangono, specialmente le donne. Ho sempre sentito il bisogno di aiutarle.
«Emma.. vuoi parlare?» chiedo avvicinandomi a lei accarezzandole un braccio ma lo sposta bruscamente.
«Lasciami fare» sussurra cercando di cacciare via le lacrime ma il tentativo è invano.
«Senti lo so che non ci conosciamo ma a me dispiace vedere le persone così» ammetto e ora mi guarda per poi negare con la testa.
«Ti prego esci e lasciami in pace, per favore Stefano.. vattene» mi scongiura e tutto quello che faccio è acconsentire. Mi risistemo e esco, chiudendomi quella porta alle spalle. Credo di aver fatto una delle stronzate più grosse della mia vita. Non mi bastava incasinarmi di mio, adesso mi incasino pure con quelle che fanno questi lavori. Sbuffo e torno all'interno del locale dagli altri che sono ubriachi stronchi e stanno ballando.
«Ohoh eccolo» urla Marcello indicandomi e mi avvicino a loro.
«Allora Ste?» mi chiedono quasi all'uniscono.
«Sono venuto solo dopo 10 minuti» ammetto imbarazzato «Lei non arrivava più. Lo fa talmente tante volte che non sentiva più niente» mi guardano e io chiedo se possiamo andare fuori a fumarci una sigaretta.
«Va beh ma come è stato?» dice Gabri accendendosi la sigaretta.
«Bello, è stato bellissimo.. ma lei non stava molto bene» suppongo ripensando a prima.
«In che senso Ste?» mi chiede Lore.
«Nel senso che sì è il suo lavoro ma in realtà secondo me non vorrebbe mai farlo» spiego portandomi una sigaretta alla bocca e accendendomela.
«Ah si, ma che cazzo te ne frega. Te la sei scopata, hai fatto scintille. Sti cazzi» risponde a sua volta Gabri e io mi limito ad annuire anche se non sono del tutto d'accordo.
«Ma almeno sei riuscito a farti dire il nome? Qua ci provano tutti per capire chi è realmente ma lei non lo dice mai» si affretta Lore a sentire la mia risposta. Li guardo e poi nego.
«No, non me l'ha detto» rispondo. In realtà questa risposta può essere vera come menzogna in quanto lei non me l'ha detto ma quella sua collega l'ha chiamata per nome. Nonostante ciò, anche se so il nome non voglio dirlo. Mi sono accorto che non ama particolarmente farsi riconoscere visti la parrucca, i chili di trucco e le lenti. Inoltre quando quella sua amica ha detto il suo nome lei ha avuto un momento di panico, ma ormai era troppo tardi.
«Dai hai visto però, ti sei sballato» dice Marci dandomi una spallata e ridacchio. Si, mi sono sballato. Ho fatto una sana e bella scopata, ma adesso sono curioso. Cazzo, sempre io devo infilarmi in queste situazioni.[...]
Mi sto rigirando sul letto e non riesco a mandare via l'immagine di quella ragazza sotto di me. Aveva un corpo perfetto e le labbra da urlo. Ne sono quasi uscito pazzo, lo ammetto. Afferro il telefono posato sulla scrivania e trovo una serie di messaggi con gli auguri che ignoro inizialmente. Entro su instagram e scrivo "Fiamma". Non c'è nessun profilo ma tantissimo hastag con foto e video di lei durante gli stacchetti. Inizio a guardarne alcuni e inutile dire che il mio amico, la sotto, si fa già sentire. È bellissima, davvero. Ci sono poi foto di lei mezza nuda sulle foto delle copertine delle prevendite e dei volantini. Io mi chiedo: ma i suoi genitori cosa penseranno? Mah. Torno indietro e adesso scrivo "Emma" e spuntano un sacco di profili con questo nome. Minchia, troppi ce ne sono e in nessuno riconosco lei, specialmente perché alcuni profili sono privati e dalla foto profilo è impossibile riconoscere la persona. Entro in alcuni e poi in uno privato mi soffermo. Nella foto del profilo c'è l'immagine di una ragazza in primo piano. È lei. Sono quasi sicuro che è lei, le labbra sono le sua. Mando la richiesta, tanto anche se non fosse lei lo noterei solo dai post una volta che ha accettato la richiesta. I follower sono pochissimi, 82, mentre segue circa 95 persone. Come descrizione del profilo non c'è niente però ci sono nome e cognome chiari e tondi "Emma Marrone". Corro su Facebook a digitare questo nome e clicco subito nel primo profilo. È lei, cazzo è lei. La faccia è la sua, sono strasicuro. L'ultimo post risale al 2014 "fanculo". Beh, credo che questo mood le sia rimasto fino ad oggi, 2018. Ci sono tantissime foto che risalgono a quegli anni a non più tardi purtroppo. Lei felice con le amiche, lei felice con parenti e poi mi blocco su una foto che ritrae lei tra le braccia di un ragazzo che il tag identifica come "Marco Bocci". È sempre una foto del 2014. Non usa più il profilo da una vita ma comunque le invio la richiesta. Non so perché sto facendo tutto questo, probabilmente è semplice curiosità.
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Senza Averti Mai
Fiksi PenggemarQuando tutto sta crollando, quando le aspettative sono poche e quando non ti resta veramente niente arriva il momento in cui con le tue uniche forze cerchi di rialzarti. Ma no, non lo fai per te, lo fai per chi hai messo al mondo: lo fai per tuo fig...