[Emma]
Riccardo sbatte la porta uscendo e io mi accascio sul pavimento nuda cercando di non piangere. Lo faccio sempre, dico di trattenermi. Odio piangere, odio farlo da sola ma anche con gli altri. Sento il mio cuore che pulsa come un dannato e vorrei davvero trovare un modo per calmarmi ma non ci riesco. A volte ci penso, penso a qualche anno fa. Penso ai miei genitori e mi chiedo perché sono qua, cosa ho fatto di male per perderli. Cosa ho fatto di male per farli allontanare da me? Niccolò sarà stato anche l'errore di un preservativo rotto o non messo ma è il mio bambino e non potevo non accettarlo per loro. Loro dovevano restarmi vicino e non lasciarmi sola. Mi hanno lasciato uscire da quella porta a soli 17 anni e ogni sera, qua al locale, ho la paura costante che vengono a scoprire del lavoro che faccio. Ho la paura costante che mi beccano mezza nuda. Sono sempre loro figlia. Da quando non parlo con loro mi sono trasferito in un posto più lontano, nel paesino di Francesca. Avevo bisogno di distaccarmi però allo stesso tempo avevo bisogno di loro ma loro non ci sono stati. Ho iniziato a fare quel lavoro appena dopo qualche mese la nascita di Niccolò. Avevo iniziato come cameriera, mi ricordo come guardavo i vestiti sbigottita la prima sera. Erano comunque vestiti scosciati e che mostravano molto. Oggi invece mi ritrovo in un locale a fare la puttana, si, è quello che faccio anche se ho paura ad ammetterlo e domani sarà sabato. Domani è sabato e non ho per niente volta di scopare qualcuno. Voglio solo stare a casa con mio figlio, voglio solo essere aiutata e capita. In questo momento non mi sento più capace di fare niente, più all'altezza di superare un qualsiasi ostacolo. Voglio fermarmi e guardare. Voglio annullarmi, almeno per un po'. Sento che la mia vita non è più tra le mie mani, è roba di altri. Mi asciugo il viso, leggermente bagnato e mi alzo rivestendomi. Prendo la mia roba ed esco. Non ho aspettato nessuna delle mie colleghe. Ho solo bisogno di stare da sola. Prendo la metro e vado verso il parco in una zona della città dove non passa mai un'anima e le case sono poche. Mi siedo sulla mia panchina. Ormai da tutte le volte che vengo qua questa resta e sarà sempre la mia panchina. Afferro una sigaretta dal mio pacchetto di Camel e me l'accendo. Questo posto è sempre stato il mio preferito da sempre. Ispiro il fumo e per un singolo momento mi sento bene. Sono rilassata fino a quando sento dei passi. Sussulto guardandomi intorno e vedo una sagoma avvicinarsi e sedersi sulla panchina, anzi sulla mia panchina. Si mette la testa tra le mani e i gomiti posati sulle gambe. Deglutisco cercando di capire. Il ragazzo sbuffa alzando il busto e posandolo allo schienale della panchina. Ora vedo la faccia. Ora lo riconosco.
«Stefano?!» chiedo incredula pure io, ora si volta e si accorge di me.
«Emma» dice sorpreso «Che ci fai qua?» mi domanda.
«Che ci fai tu semmai, io sono sulla mia panchina» ridacchia.
«E io sono sotto casa mia» mi spiega voltandosi dietro e un'abitazione ci spunta alle spalle.
«Ah, non lo sapevo. Vengo sempre qua» ammetto.
«Si ma a quest'ora dovresti essere a casa.. è tardi» lo guardo e forse solo ora mi accorgo di quanto è bello come ragazzo.
«Sono uscita da poco da lavoro.. e poi non volevo stare a casa. Avevo voglia di starmene da sola..» spiego.
«Quindi sarei di troppo?» scrollo le spalle sentita la sua domanda e lui sorride accorciando le nostre distanze.
«Ma tu che ci fai qua? Invece di startene a casa dico..» chiedo io un po' curiosa.
«Ho litigato per la ventesima volta con mamma e papà e non riuscivo a prendere sonno» mi confida e a me si illuminano gli occhi.
«Abiti ancora con loro?» chiedo e lui annuisce un po' imbarazzato.
«Beato te» sussurro ma lui mi sente perché si volta e mi guarda.
«Io non vivo più con i miei da qualche anno ormai» spiego abbassando lo sguardo.
«Perché?» mi domanda e io mi mordo un labbro.
«Sono scappata di casa.. se così si può dire» ammetto e lui mi guarda nuovamente.
«Non volevi più stare con loro?»
«Ste è una storia un po' complicata e ora come ora non mi sento di parlartene» ammetto sincera e lui annuisce forse un po' dispiaciuto.
«Tranquilla.. non è un problema se non te la senti. Io sono qua, quando vuoi e se vuoi» gli sorrido forse sincera per la prima volta.
«Scusa per l'altra sera» non so perché esce questo dalla mia bocca, non so neanche perche l'ho detto.
«Scusa per cosa?» dice lui e sospiro.
«Non volevo che assistevi a quella scenata» ammetto e lui mi osserva.
«Ma ti tratta sempre così il tuo capo?» deglutisco senza avere la forza di rispondere. Annuisco semplicemente.
«Secondo me dovresti andare via da quel posto» facile dirlo.. non sai cosa c'è dietro Ste..
«È il mio lavoro» ammetto e lui nega.
«Mi hai detto che non ti piace» replica «E inoltre hai un capo che ti sfrutta e usa a suo piacimento e non solo.. ti fa fare anche determinati servizi» avvampo imbarazzata. L'ha detto senza pudore e io mi sento sporca.
«Lo so.. ma tu ci sei venuto con me. Se non ti piaceva potevi fermarmi» sussurro ancora più imbarazzata.
«Emma secondo te non mi piaceva?» chiede e probabilmente ho la faccia più rossa del mio smalto bordeaux. «Lo dicevo per te.. non credo sia bello darla a tutti» sbuffo.
«Stefano ho bisogno di quei soldi, per davvero» dico al limite della sopportazione con le lacrime agli occhi. Mi fa pesare ancora di più questa situazione.
«Trova un altro lavoro.. ti aiuto io se vuoi»
Posa una mano sulla mia gamba e sussulto.
«Non posso Ste» confesso sperando non mi chieda più niente e lo fa. Sospira e se ne resta zitto.
«Adesso è meglio che torno.. sono un po' stanca» ammetto e lui annuisce.
«Sei in macchina?» mi chiede.
«Oh nono.. sono venuta in metro» sgrana gli occhi.
«A quest'ora? Ma sei pazza? Mo ti riaccompagno io» si affretta a dire.
«Macche Ste, tanto faccio veloce» rispondo io alzandosi ma si alza anche lui.
«Emma da sola a quest'ora in metro non ci vai.. fatti accompagnare» sto per replicare ma lui mi anticipa «Ti prego, poi sennò sto in pensiero»
«E va bene, non ti scoccia vero?» chiedo e lui stavolta sorride negando. Saliamo nella sua macchina, quella che io non ho.. io non ho neanche la patente se per questo. Non ho avuto tempo e possibilità di farla.
«Dove abiti?» mi chiede e io rispondo dicendogli la zona e poi la via che lui segna nel navigatore.
«Ma perché non sei venuta in macchina?» dice lui aprendo un argomento siccome si era creato un silenzio imbarazzante.
«Non ce l'ho, ma soprattutto non ho la patente.. non ho mai provato a guidare» ammetto e lui ridacchia.
«Vuoi provare a guidare?» sussulto.
«Sei pazzo? Ti sfascio la macchina» adesso rido leggermente anche io.
«Eddai tanto non c'è nessuno, sono le cinque e mezza di notte» lo guardo e per uno stupido mio capriccio in testa accetto. Mi trovo nel posto del guidatore e lui accanto a me.
«Allora i pedali la sotto sono Frizione, Freno e Acceleratore» mi spiega continuando a farmi capire come partire. Accendo la macchina e mi si illuminano gli occhi. Non avevo mai fatto niente di tutto questo, non sono mai andata contro le regole e soprattutto non mi sono mai sentita libera come adesso.
«Okay prova a partire però piano e stai attenta» posa una mano sul freno a mano così in caso di bisogno lo tira subito.
Provo a partire e manco il tempo di fare qualsiasi cosa si spegne la macchina.
«Ecco sono un disastro» ridacchio e ride anche lui.
«È normale le prime volte, succedeva sempre anche a me. Cerca di equilibrare i pedali di Frizione e Acceleratore» annuisco riprovandoci e non so grazie a quale miracolo ma parto.
«Bravissima adesso accelera leggermente, pigia la frizione e metti la seconda» mi dice lui.
«E come faccio a mettere la seconda?» chiedo impanicata e lui mi prende la mano posandola sul cambio. Mi dice prima di accelerare, poi di premere la frizione e poi mi aiuta a cambiare marcia, insieme alla sua mano.
«Che figata» ammetto divertita. Dopo un po' acquistando sicurezza vado capendo il meccanismo.
«Mo accosti che riparto io» annuisco trovando un posto dove accostare e mi fermo. Mi insegna a spegnere la macchina e poi cambiamo di nuovo le postazioni.
«T'è piaciuto?» chiede ripartendo e io annuisco felice.
«Sei stata brava hai capito subito» ammette.
«E soprattutto non ti ho sfasciato la macchina» aggiungo e ridiamo. Non mi sono mai sentita così leggera e spensierata. Guardo Stefano e forse realizzo che lui non è come tutti. È una persona meravigliosa se solo sapesse come mi ha fatto sentire stasera capirebbe tanto, ma forse ancora è troppo presto.
Dopo un po' siamo di fronte al mio appartamento e solo adesso realizzo che da ora in poi lui saprà la mia via e dove abito.
«Eccoci qua» dice lui parcheggiando sotto casa mia.
«Grazie mille» lui mi guarda sorridendo e io imbarazzata abbasso lo sguardo.
«Usciamo uno di questi giorni?» mi chiede e io spalanco gli occhi.
«Io.. io non lo so.. ecco vedi..» balbetto cercando di fare un discorso serio ma non ci riesco.
«Ho capito.. va beh fa niente tranquilla» risponde lui sentendosi probabilmente un po' stupido per la domanda che mi ha fatto. Sospiro sentendomi una scema come al solito.
Mi dal ciò la cintura e apro lo sportello.
«Che palle domani è sabato» mi lamento afferrando la mia borsa tra i miei piedi.
«Se ce la faccio vengo al locale» ammette.
«Tanto ormai ci hai fatto l'abbonamento» rispondo io e lui ridacchia.
«Non riesco a perdermi una serata.. dalla prima volta che ti ho visto» sorrido imbarazzata. Mi sento bollire, un fuoco.
«Allora se ci sei ci vediamo» dico io cercando di sviare l'imbarazzo. Lui annuisce e non fa che guardarmi le labbra. Vorrei uscire da questa macchina ma il suo sguardo mi annebbia il controllo e non riesco veramente a muovermi.
Sento il suo respiro farsi sempre più vicino e poi posa le labbra alle mia. Oggi ha un profumo buonissimo e io mi sento una ragazzina al suo primo appuntamento. Insieme amplifichiamo il bacio e quello che voleva o poteva essere un bacio casto diventa un bacio focoso. Chiudo lo sportello alle mie spalle che prima avevo aperto e mi concentro su di lui. Era troppo tempo che anche io volevo qualcosa e questo bacio lo volevo. Darò la colpa all'ora, la colpa al fatto che ho bisogno di svagarmi e che finalmente sento anche io quella voglia che avevo perso da tempo. Mi tira sopra le sue gambe e io mi ci siedo a gambe divaricate cercando una posizione comoda. Mi bacia il collo e il mio respiro si fa corto. In due secondi mi torna in mente quello che è il mio lavoro, che domani sera dovrò scopare con uno sconosciuto. Mi riconnetto alla realtà.
«Ste» mugugno cercando di fermare i suoi baci, ma ci riesco con fatica anche io.
«Ste.. devo andare è tardi» mi guarda con le labbra rosse al pari delle mia e torno seduta sul mio sedile.
«Scusa.. non so che mi è preso» dice grattandosi la testa.
«Stai tranquillo Ste» rispondo sorridendo. L'ho voluto anche io e mi sento davvero dopo tanto tempo una persona diversa, nuova.
«Ci vediamo domani, se vieni» mi avvicino a lui lasciandogli un bacio sull'angolo della bocca e esco. Apro il mio portone e non appena lo richiudo mi ci appoggio con il fiato ancora corto e il cuore che ormai lo sento fuori dal petto. Stasera ho sentito la Emma che non risentirci da tanto tempo. Sorrido tra me e me anche se l'ansia non mi abbandona mai e poi salgo in casa.
«Di chi era la macchina?» sobbalzo vedendo Fra seduta sul divano di fronte alla televisione.
«Ma sei pazza? Pensavo dormissi mi hai spaventata» dico portandomi una mano sul cuore e lei ridacchia «E poi perché non dormi?» le chiedo.
«Mi è venuto il ciclo e dal dolore non riesco a dormire» ammette con la voce di una bimba e sorrido sedendomi a fianco a lei.
«Dai con chi eri?» mi chiede nuovamente.
«Un amico, mi ha riportato lui a casa» mi guarda inarcando un sopracciglio.
«Da quando hai amici maschi e non me ne parli?» dice curiosa.
«Ma no, l'ho semplicemente conosciuto al locale un po' di giorni fa» rispondo.
«È carino?» mi guarda aspettando la mia risposta e annuisco imbarazzata.
«Fammi vedere una foto» mi ordina e ridacchio.
«No dai Fra ti prego.. mi imbarazzi. Te la farò vedere un giorno» farfuglio imbarazzata.
«E va be' dai..» mi guarda pensierosa e a me mette ansia «C'hai fatto qualcosa?» sorride guardandomi e io voglio spofondare con tutto il corpo.
«Okay si, ho capito.. poi mi racconterai eh.. ora vai a dormire che domani mattina, anzi tra qualche ora, dovrai portare Niccolò all'asilo» le sorrido. A lei devo tutto. Sono fortunata ad avere un'amica come lei che a volte, pur di aiutarmi e controllare mio figlio se ne resta a casa mia rinunciando ad amici e ragazzo. Le voglio troppo bene.
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Senza Averti Mai
FanfictionQuando tutto sta crollando, quando le aspettative sono poche e quando non ti resta veramente niente arriva il momento in cui con le tue uniche forze cerchi di rialzarti. Ma no, non lo fai per te, lo fai per chi hai messo al mondo: lo fai per tuo fig...