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[Emma]

Mi lascio andare in un muguolio contorto ma che a lui piace sempre di più. Poso le mani sulla sua schiena graffiandola leggermente mentre lui spinge così forte fino a farmi male. Mi si rigira lo stomaco e mi viene quasi la nausea.
«Riccardo» sussurro tra un gemito e l'altro ma lui non vuole saperne niente. Non mi ascolta.
Afferra le mie gambe portandosele sopra le sue spalle e adesso le spinte sono più profonde. Non è questo l'amore, lo so perfettamente. L'unico amore che ho fatto è stato quello con il mio ultimo fidanzato. La mia ultima seria storia è stata quella dalla quale è nato Niccolò. Il mio ex? Sparito. Riccardo viene uscendo da dentro di me e si siede subito all'angolo del divano lasciando che le mie gambe cadano sopra le sua.
«Mamma mia, sei sempre la migliore.» mi guarda, soffermandosi sul mio seno e sulla mia intimità.
«Adesso devo andare a casa» farfuglio cercando di alzarmi ma lui mi blocca.
«Ma come? Proprio mo? Eddai Emma» mi prega togliendomi la parrucca che ancora avevo nel capo. Adesso mi sento veramente nuda. Mi alzo staccando la sua presa e inizio a rivestirmi.
«Lo sai, domani mattina devo portare Niccolò all'asilo» spiego per non so quante volte e lui si lamenta peggio di un bambino.
«Fallo entrare più tardi» mi supplica ma io nego con la testa. Ogni santa notte torno a casa alle 4 se non 5 e la mattina alle 8 mi sveglio per far fare colazione a Nicco per poi portarlo all'asilo. Ho il sonno arretrato da un botto di tempo ma ormai sono abituata che quasi non me ne rendo conto. Dormo un po' dopo pranzo, quando ho tempo e ho sistemato le cose di casa, poi verso le 15:30 mi risveglio per andare a riprendere mio figlio. Tutto il pomeriggio lo passo con lui e per almeno quelle poche ore mi sento una Donna. Mi sento una persona utile per qualcuno. Mio figlio mi ama da morire e questo mi fa sentire bene.
«Puoi uscire? Che almeno risistemo il camerino e mi strucco.» Riccardo acconsente alzandosi e esce dalla porta. Sospiro sedendomi di fronte allo specchio, zona trucco e parrucco e guardo nuovamente il mio riflesso. Lo faccio sempre ma non mi riconosco mai. Faccio fatica a ritrovare la vecchia me, è scomparsa. Mi tolgo le lenti per poi afferrare lo struccante e passandolo sul viso con un pezzetto di cotone. Mi trema la mano ogni volta che lo faccio perché per un minimo di tempo rivedo me stessa. L'innocente adolescente pazza del suo ragazzo e dell'amore. L'innocente adolescente che voleva fare le sue prime esperienze. Mi strucco e ora inizio a vedere tutto appannato per colpa dei miei occhi lucidi.
«Emma, tesoro, ci sei?» mi richiama Federica, un'altra delle mie colleghe.
«Si, arrivo» rispondo asciugando le mie lacrime. Fede entra e mi sorride vedendomi in quelle condizioni. Io e lei abbiamo iniziato insieme questo lavoro, convinte di divertirci, di portarci un po' di soldi e di soddisfazioni a casa. In realtà non è mai stato così, solo i primi tempi.
«Sei stata con Riccardo?» annuisco cercando di fuggire dal suo sguardo. Riccardo ci ha scopate tutte, davvero, ma adesso si 'occupa' solo di me da tempo ormai.
«Ormai tanto è inutile anche a provare a respingerlo.. anzi forse con tutta questa merda lo voglio anche io» spiego ricomponendo la mia roba e poi la raggiungo alla porta.
«Io mi sa che mi licenzio..» sussurra.
«Cosa?» chiedo incredula «e io come faccio adesso? Sì lo so, ci sono le altre.. ma tu Fede.. » sbuffo. È tutto una merda.
«Senti Em questo lavoro non mi piace più.. prima me lo facevo piacere. Ballavamo, ci divertivamo.. poi Riccardo ha chiesto anche di più.. e non solo con lui.. che ora menomale a noi altre ci lascia stare..» già, la capisco perfettamente anche se a me lui non mi lascia stare. Riccardo, stando alle richieste dei clienti, ci ha aggiunto un nuovo lavoro e che lavoro. I clienti offrono per noi.. chi offre di più vince una serata con una di noi, anzi una scopata.. con chi vogliono loro. Io sono quella più richiesta e mi fa schifo anche solo dirlo. Sto diventando una puttana ma io non lo sono, non lo sono e odio chi me lo fa notare: Riccardo. Siccome a me questo gioco non mi piaceva più di tanto ho scongiurato il mio capo di togliere questo servizio. Non l'ha tolto, però ha imposto ai clienti che non ci sarà tutte le sere. Ognuna di noi ha una sera. Io sono quella del sabato sera. Io sono un gioco, io sono una troia.
Fede mi guarda e capisce di aver toccato il mio tallone d'Achille.
«Dai andiamo» mi afferra per un braccio delicatamente e mi porta fuori da quelle mura che mi soffocano.

Senza Averti Mai Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora