[Emma]
I miei occhi sono pieni di rancore, i loro di malinconia.
Dopo la mia risposta mamma ha abbassato la testa mentre papà continua a fissarmi. La sua espressione è dispiaciuta ma a me non interessa, o almeno provo a non fregarmene.
«Va bene» parla lui. Sussulto. La sua voce mi ha sempre aiutata da piccola. Era il mio eroe.
«Aspettiamo che finisci, non c'è fretta» continua e io sospiro per poi guardare Ste. Non credo di avere intenzione di affrontarli. Ho paura.
«Stacchiamo per pranzo ma solo una mezz'oretta e poi definitivamente alle 20» risponde Ste. In realtà ha dato a me la massima flessibilità degli orari di lavoro. Io stacco perciò alle 16 ogni giorno per dedicarmi al mio bambino. Ringrazio Stefano anche per questo e lo ringrazio perché ha capito che non ce la farei ad affrontarli senza di lui ed è per questo che ha detto alle 20.
«Va bene ma..» tenta nuovamente mio padre.
«Rosario lascia fare, non insistere» interviene mia mamma. Sbuffo mordendomi un labbro. Odio vederli così, si vede che non stanno bene. Una parte di me dice che devo lasciarli fare, che loro mi hanno vista stare male ma non hanno fatto niente. L'altra parte di me dice che devo essere più tranquilla e tentare, almeno, di farli parlare.
«Sentite... Oggi proprio non ho tempo, mi dispiace. Ripassate.. tanto io sto sempre qua e abito vicino a questa zona» spiego balbettando di tanto in tanto. Socchiudo gli occhi, l'ho detto davvero. Li guardo nuovamente e sorridono. Sono i miei genitori. Sono proprio loro. I miei occhi si fanno lucidi ma deglutisco per trattenermi. Non ho proprio voglia di piangere. A mia mamma compare una luce negli occhi e poi sorride, soddisfatta.
«Va bene, va bene! Quando vuoi, non c'è fretta» dice ricorrendo le parole per paura che possa cambiare idea. Ste mi si affianca e mi circonda le spalle con un braccio. È la mia forza sempre.
«Allora apposto, ve l'ho detto. Potete passare dopo le 20» conclude Ste.[...]
Mi sono illusa, nuovamente. Abbiamo aspettato le 20:40 in ufficio ma non sono arrivati. Alle 16 oggi sono uscita, sono andata a prendere Nicco e sono stata con lui. Stasera l'ho lasciato a casa nelle mani di Fra e Marcello esclusivamente per tornare a lavoro e parlare con noi. Anche oggi l'ho presa nel di dietro. Stupida Emma.
«Vuoi che ordiniamo una pizza e ce la facciamo portare?» mi chiede Ste stringendomi da dietro. Sono di fronte a queste enormi pareti di vetro, che permettono di vedere fuori tutto. In realtà continuo a guardare verso la porta di entrata ma nessuno si fa vivo. Sbuffo.
«No Ste, andiamo a casa» sospiro staccandomi da lui e andando a prendere giacca e borsa.
«Ma sei sicura? Magari arrivano tra un po' da un momento all'altro» continua lui.
«Ste non arrivano, andiamo a casa. Ho già lasciato troppo tempo Niccolò da solo, devo tornare a casa e non perdere tempo con loro, soprattutto se si comportano così» sbotto e finalmente, tutto quello che da è acconsentire. Ce ne torniamo a casa in tempo di poco e finalmente posso nuovamente stringere il mio bambino tra le braccia.
«Finalmente siete tornati!» urla lui saltandoci letteralmente in braccio. Lo sbaciucchio ovunque e come ogni volta profuma di vita, la mia. Salutiamo subito anche Fra e Marci.
«Ci avete aspettato?» chiede Ste notando il tavolo apparecchiato.
«Certo! Nicco ha gia mangiato perchè aveva parecchia fame» spiega Fra. Mio figlio continua a giocare per i fatti suoi.
«Bene, avete preparato qualcosa spero che io sto morendo» dice Ste bofonchiando e sedendosi subito.
«Amoree» ridacchio «Almeno chiedi se hanno bisogno di aiuto» lui scrolla le spalle posando bene la schiena sulla sedia. È stanco il mio Ste.
«Nono Em non c'e bisogno di niente, ci pensiamo noi» vanno in cucina e io mi metto in braccio a Ste.
«Sei stanco amore» porto una mano tra i suoi capelli e lui socchiude gli occhi. Per quanto sia comodo il suo lavoro anche stare seduto su una sedia tutto il giorno di fronte al computer e a dei casi impossibile è stancante. Poso le mie labbra sulle sue e poi lo stringo. Vorrei che si togliesse di torno tutte quelle paranoie. Marco non è niente per me, neanche esiste. Io amo da morire Ste e lo ringrazierò a vita per tutto quello che fa per me.
«Mi fa male la testa da morire» borbotta mentre io poso subito le labbra sulla sua fronte anche se credo fermamente che questo dolore è dovuto alla stanchezza e allo stress.
«No amore, non sei caldo. È sicuramente stanchezza, ora mangi poi ti carichi a letto, mh?» gli consiglio io mentre continuo ad accarezzargli i capelli. Ormai lui è fisso a casa mia, dorme qua, mangia spesso qua e solo poche volte passa da casa sua. Mi dice che sua mamma è felice del fatto che finalmente suo figlio di 27 anni si sia tolto dalle scatole e iniziato a fare la sua vita. Ormai qui a casa mia ci sono anche un sacco di suoi vestiti e sono di quando porta i cambi che poi lascia da me. Inoltre in bagno non ci sono più solo due spazzolini ma tre e anche solo a vederli mi rendo conto che adesso non sono più sola, ho qualcuno al mio fianco che ci tiene a me davvero. Rimango in braccio a lui mentre i due portano la cena versandola nei piatti, faccio per andare a sedermi ma mi tiene stretta sopra di se. Sorrido per questo gesto che forse gli sarà venuto automatico e mangiamo. Ridiamo con i nostri due amici e piano piano mi dimentico di ciò che è successo oggi. Non è che lo dimentico, lo metto solo da parte, per il momento.
«Mami possiamo andare un giorno a vedere casa di Ste?» chiede Nicco seduto sul tappeto mentre si guarda i cartoni.
«Certo peste, quando volete potete venire, tanto la maestra Mariarosaria ti aspetta sempre!» Nicco batte le manine felici.
«Non è che poi i bambini se la prendono a male perche lui passa più tempo con la maestra?» chiedo.
«Amore vanno all'asilo! Sono bambini che vuoi che dicono» risponde Ste ed effettivamente ha ragione.
Mi lascia un bacio sulla schiena scatenando una serie di brividi che partono proprio da lì.
Ridacchio vedendo Fra davanti a me che mi guarda in un modo estremamente dolce, sorridendo.
«Che c'è?» le chiedo continuando a sorridere.
«Erano anni che non ti vedevo così» dice lei. Ha ragione ma se sono così adesso è grazie a lei in primis. Mi è stata dietro per 4 anni, mi ha fatto da mamma, sorella e da zia. È la mia migliore amica.
Bussano alla porta e senza neanche pensarci due volte mi alzo.
«È sicuramente la vicina che ha bisogno di qualcosa» lei bussa sempre, come io a lei quando mi manca qualcosa e ne ho bisogno. Vado ad aprire ma sussulto non appena vedo chi c'è oltre la porta.
«Non abbiamo voluto disturbare a lavoro.. neanche a fine. Possiamo perciò ora?» chiede mio papà.
«Io.. ecco.. stavamo mangiando» socchiudo la porta come per tenermi al sicuro la mia vita. La mia vita è divisa in Ste, Nicco e i miei amici e poi l'altra parte dove ci sono i miei, Marco e tutte le persone che mi hanno fatto soffrire. E io sono qui, sullo stipite della porta, a metà.
«Amore stiamo finendo, se vuoi puoi farli entrare» interviene Ste. Dovrei farli entrare nella mia casa e quindi nella mia nuova vita?
«Mamma chi è?» chiede Nicco e non appena lo faccio mio papà fa una faccia sorpresa e dispiaciuta. Sospiro.
«Degli amici di mamma» affermo «entrate» continuo. Non mi va ancora di dirgli che sono i miei genitori, nonché i nonni. Li faccio entrare e sistemare sul divano. Non voglio che rovinano la vita che mi sono costruita adesso ma voglio almeno dargli l'occasione di parlarmi.
«Ciao Francesca!» dice mamma e subito dopo anche papà e lei li risaluta. Mi vengono un sacco di ricordi in mente.
«Aah ma è la signora di quel posto dove siamo andati!!!» dice Nicco guardandoli «Lui però non l'avevo visto!» afferma «Ma perché mamma hai amici più vecchi di te?!» i miei ridono e successivamente si attaccano anche i miei amici. Mi viene da ridere anche a me.
«Poi ti spiegherò amore»
Sparecchiamo e sistemiamo tutto.
Voglio che Nicco si addormenti prima di parlare con loro ma per il momento si diverte a conoscerli, parlare con loro e fargli vedere i suoi miglior giochi. Questa serata non finirà mai.
«Senti Em noi training po' andiamo, avete bisogno che facciamo qualcosa?» mi dice Marci dalla cucina. Lo raggiungo.
«No macché, lascia fare» dico io aiutando Fra a lavare i piatti. Sembrano passati pochi secondi invece passa una buona mezz'ora e la mia casa diventa vuota perché i miei amici se ne vanno. Siamo io, Ste, Nicco e i miei.
«Amore devi andare a nanna» spiego a Nicco tornando in salotto ma mi blocco non appena lo vedo riposare in braccio a mia madre. Lei lo stringe dolcemente ma non appena mi vede sussulta.
«Io.. io non c'entro niente.. voleva lui stare comodo» si giustifica subito mamma. Io annuisco semplicemente avvicinandomi a loro e e prendo Nicco in braccio. Nel farlo tocco mia mamma e il contatto con lei mi destabilizza.
«Lo porto in camera sua» affermo.
«Vuoi che vado io con lui?» mi chiede ma nego. Non voglio stare da sola a parlare con loro.
«Nono, lo porto e torno subito» acconsente mentre mi avvio in cameretta. Lo metto perbene sotto le coperte e gli lascio un bacio sulla fronte. Prendo un bel sospiro e torno in salotto dove i miei parlano con Ste tranquillamente. Credo che ormai è chiaro per loro che lui è il mio ragazzo.
È arrivato il momento. Io e Ste ci mettiamo nell'altra metà del divano siccome il mio divano è a L. Deglutisco guardando le mie scarpe che in tutto ciò le trovo molto interessanti.
«Emma» inizia mamma «Ci sei mancata così tanto». Non parlo. Alzo lo sguardo e trovo i suoi occhi.
«Ci dispiace da morire.. io.. non mi stavo davvero rendendo conto e sono stata istintiva. Poi sei sparita e li ho capito cosa voleva dire perdere un figlio» una lacrima le riga il volto e subito dopo si sussegue un'altra.
«Sono stata una stupida» sbuffa sonoramente mentre papà interviene.
«Siamo stati degli stupidi. Era troppo per me Emma ma per te era bellissimo. Abbiamo pensato solo a noi stessi, alla paura che te stavi diventando ormai una donna e che potevi allontanarti da noi da un momento all'altro» spiega papà.
«Sei mi foste stati vicino non mi sarei allontanata. Crescere non vuol dire allontanarsi dai genitori. Sono legatissima alla mia terra e anche alla mia famiglia nonostante tutto. Perché l'avete pensato?» chiedo cercando di rimanere calma.
«Hai ragione ma pensavamo a te al fatto che stavi con un ragazzo che sai quello che pensavo di lui e sapevo che ti avrebbe detto in quel modo, sapevo che si sarebbe tolto immediatamente e così è stato. Non ci hai mai dato retta» continua mamma.
«Ma ero innamorata pazza di lui, non era non dare retta. Cosa potevo farci?» Ste si irrigidisce ma poso subito una mano sopra la sua gamba. Deve capire che "ero", ora quello può stare dove sta.
«E poi è successo e voi da genitori dovevate starmi vicino» stringo gli occhi mentre tantissime scene mi frullano per la testa. Quasi riprovo il dolore di qualche anno fa.
«Emma anche io aspettavo un figlio prima di avere te» sbotta mamma «Sono rimasta incinta a 16 anni»
Sgrano gli occhi sconvolta mentre lei cerca di reprimere le lacrime.
«Il mio corpo era piccolo.. non ero pronta. Ho perso il bambino durante il parto e mi sono sentita morire anche io Emma. Anche io sono rimasta sola perché prima di papà stavo con un altro uomo che come Marco è scappato» la guardo incredula.
«Ho rivissuto tutto con te, volevo solo proteggerti» sussurra e se ho retto fin'ora adesso piango.
«Mamma sapevi che lo volevo, dovevi solo darmi forza. Mi dispiace tantissimo ma non è che se è successo a te doveva succedere per forza anche a me» Ste mi stringe.
«Hai ragione amore mio, sono stata una stupida te l'ho detto.. voglio solo, sia io che tuo papà, chiederti scusa» afferma mamma.
«Ho passato dei periodi orribili in tutto questo tempo e è brutto dirvelo ma è anche per colpa vostra» mi guardano tristi.
«Ci siamo informati subito quando sei scappata Emma, sapevamo che eri da Francesca e sai anche te quante volte abbiamo provato a contattarti ma ci hai ignorati. Se magari ci rispondevi a qualche chiamata tornava tutto come prima e te non passavi punti periodi orribili. È anche un po' colpa tua tesoro» parla adesso papà e so anche io che ha ragione ma ero piccola con l'orgoglio a capo di tutto.
«Avevo solamente bisogno dei miei genitori vicini.. io non ne sapevo niente di quello che è successo a mamma.. che ci potevo fare? È ovvio che pensavo a me ed ero arrabbiata con voi» ci guardiamo. È tutto un gioco di sguardi dove finalmente mezza tensione è scesa.
«Hai ragione e ci dispiace. Ci siamo persi così tanto.. la nascita del bambino, la sua prima parola. Siamo un brutto esempio di nonni» ammette mamma.
«Ci dispiace anche tanto di quello che hai passato a lavoro.. se solo ne sapevamo prima Emma si sarebbe intervenuto e io avrei spaccato la faccia a quel deficiente» papà stringe un pugno e un misero sorriso spunta sul mio volto. È bello vedere i miei genitori preoccupati per me.
«Non vi siete persi niente proprio per questo, certo solo 4 anni di Nicco ma per il resto niente solo io che non riuscivo a mandare avanti la mia famiglia, che ero disposta a qualsiasi lavoro» mi blocco impossibilitata a continuare, non ci riesco a parlarne di nuovo.. tanto lo sanno «Ora però sto bene, grazie a Fra ma anche a lui» stringo la mano a Ste che mi sorride.
«Da quanto state insieme?» chiede mamma guardandoci dolcemente.
«In realtà da poco.. più o meno due settimane.. ma ci frequentiamo da tanto tempo» spiega Ste al posto mio.
«Ci fa piacere vederti così Em» afferma papà «Noi non siamo riusciti a donarti questo sorriso che hai ora» dice papà dispiaciuto e mi mordo un labbro. Li guardo e penso che mi sono mancati da morire, che in tutti questi anni li ho cercati ovunque: tra gli occhi della gente, tra la massa, in mezzo al pubblico.. ma non li avevo mai rivisti.
«Potete provare a recuperare» sussurro io e sorridono. I loro occhi vibrano felici.
«Ti prego abbracciaci» supplica mamma. Non ci penso due volte, mi viene automatico mi alzo buttandomi tra le loro braccia come facevo da bambina e scoppio a piangere. Mi riempiono di coccole, abbracci e baci e di tante dolci parole. Mi alzo guardandoli e ci asciughiamo tutti e tre la faccia. Ridiamo guardandoci. Lo ammetto, mi erano mancati.
«Ci faremo perdonare con il tempo ma tu ci devi dare modo mh?» dice mamma e annuisco. Un grosso peso mi si scivola addosso. Mi sento subito più leggera.
«E comunque Niccolò è bellissimo e tu sei una mamma fantastica.. io non ce l'avrei fatta da sola» sorrido a mamma che in questo momento mi riempie il cuore.
«È vero» si aggiunge papà.[...]
Mi sveglia ma non so cosa, sarà la quiete di questa mattina, sarà la pioggia di Aprile o forse il profumo di Ste. Mi stringe e lo fa senza neanche accorgersene mentre dorme. Mi stringo a lui ancora di più e alle coperte per questo leggero fresco di Aprile siccome sono completamente nuda, come lui. Dopo ieri notte e dopo che i mia sono andati via abbiamo fatto l'amore. Mi sento super rilassata e felice. Sono le 5 e mi sono svegliata automaticamente, nessuna sveglia.. nessun invio e nessun pensiero strano. È semplicemente questa mia leggerezza e tranquillità. Mi sistemo meglio sul petto di Ste lasciando mi culli ancora una volta il suo respiro e battito regolare. Mi rilasso a coccolarlo un po', a giocare con i suoi capelli e a lasciarci baci umidi sul petto. Si smuove voltandosi verso di me attento a non farmi male. I suoi occhi sono ancora chiusi ed è palesemente visibile che sta ancora dormendo profondamente. Afferro il mio telefono e gli scatto una foto. Le sue guance sono arrossate probabilmente per il caldo e i suoi capelli arruffati.
Poso il telefono e mi avvicino a lui iniziando a baciarlo ovunque. Mi fermo sulle labbra e sento che mugugna. Ridacchio concentrandomi nuovamente su di esse.
«Emma» borbotta e finalmente ricambia il bacio per io staccarsi e sistemare me distesa a pancia sotto e lui posa la testa sul mio seno, il suo cuscino preferito.
«E non rompere» bofonchia mentre io sorrido di cuore. Improvvisamente alza la testa con gli occhi semi aperti guardando la sveglia sul comodino.
«Ma sei pazza? Che fai sveglia alle cinque e dieci? Dormi» riposa la testa sul mio seno e neanche tanto delicatamente. Sembra un bimbo, il mio bimbo.
«Una di queste sere mi fai uno special Exit solo per me?» chiede mangiandosi mezze parole con la voce roca.
«Eh?» non capisco e lui ride.
«Uno spogliarello qui a casa tua solo per il tuo fidanzato» dice e scoppio a ridere.
«Ma da dove ti saltano in mente queste cose?» porta la testa nell'incavo del mio collo lasciandomici un bacio mentre la sua mano sale su e giù nel mio fianco.
«Ti penso anche quando sogno» ammette finalmente guardandomi.
Sì rigira dalla sua parte del letto e si stira.
«A che stai pensando?» mi chiede leggendomi in faccia.
«Al fatto che sono felice e che non cambierei niente della mia vita in questo momento» mi sorride portando un braccio intorno al mio corpo e stringendomi a se. Mi bacia ovunque, sulla guancia, sul collo e sulla bocca e io mi sento colma di amore. Adesso ho tutto quello che desideravo e sono felice.Ecco a voi il capitolo diciotto!
Che ne pensate? Aspetto numerosi i vostri commenti. Un bacione.
Miley (instagram: @real_mileyrossi)
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Senza Averti Mai
FanfictionQuando tutto sta crollando, quando le aspettative sono poche e quando non ti resta veramente niente arriva il momento in cui con le tue uniche forze cerchi di rialzarti. Ma no, non lo fai per te, lo fai per chi hai messo al mondo: lo fai per tuo fig...