INTRODUZIONE

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[Emma]

Mi guardo allo specchio e trovo una persona completamente diversa. I miei occhi sono celesti a causa delle lenti mentre i miei capelli biondi non si vedono più perché sono coperti da una parrucca colore argento. È un caschetto corto con la frangia. No, non sembro io, ma qua, in questo locale, si. Qua sono conosciuta come "caschetto" ma il mio nome di riconoscimento è Fiamma. Mi volto verso il divanetto del mio camerino e guardo quel top con perizoma e calza a rete che mi aspetta stasera. Sospiro sedendomi. Ma come mi sono ridotta? Ho un dolore atroce al petto e credo sia per tutto questo peso che sto portando sulle spalle.
Tra quindici minuti devo essere pronta ma l'unica cosa che mi va di fare adesso è mettermi qui alla finestra e fumare una sigaretta. Il fumo entra nei miei polmoni e mi sento leggera, sarà la nicotina.
Il mio telefono continua a vibrare per i continui messaggi che mi arrivano. Sbuffo e lo afferro leggendone alcuni.
«È tutta la sera che si lamenta, credo che ha qualche tacca di febbre. Comunque ora si è addormentato, sembra un angioletto.» Sorrido leggendo il messaggio di Francesca, la mia migliore amica. Ci conosciamo da almeno 8 anni. Ricordo ancora che in prima superiore non potevamo vederci perché litigavamo per lo stesso ragazzo che poi scelse me. Durante però un lavoro a coppie ci ritrovammo insieme e è da lì che ci siamo conosciute ed è iniziata la nostra amicizia. Oggi è il mio angelo, se non avessi avuto lei accanto a me durante questo periodo credo che non ce l'avrei fatta. Mi ha aiutata, supportata ed è grazie a lei se adesso posso dire che Niccolò è un dono bellissimo. Niccolò è mio figlio. Purtroppo faccio sempre difficoltà a parlare di lui. Non l'ho mai cercato, mi sono ritrovata incinta in quarta superiore. Sono stata derisa dai miei amici e anche da quello che definivo il mio ragazzo. Sono stata criticata dai miei genitori. Ho litigato tantissimo con loro tant'è che un giorno sono andata via da quella casa. Hanno provato a cercarmi ma è stato tutto invano. Ho passato il mio diciottesimo compleanno con il pancione di 3 mesi e Francesca. Non è stata bella la mia gravidanza, per niente. Speravo ogni secondo di risvegliarmi da quel brutto sogno che stavo facendo. Ero sola, tant'è che a un certo punto volevo abortire. Se all'inizio sono andata contro tutto e tutti per difendere il mio bambino, alla fine sono ceduta. È Francesca che non è ceduta. Mi ha aiutata e me l'ha fatto tenere ed oggi è sempre a riempire le mie giornate. Spengo la sigaretta e mi alzo. Forza Emma. Oh, già. Questo è il mio vero nome ma ormai neanche io so più chi sono. Ho vent'anni buttati al cesso. Mi metto questo completino che più che vestirmi mi scopre e poi metto le scarpe.
Un rumore secco alla porta mi fa sobbalzare.
«Emma cazzo ti muovi? Stiamo tutti aspettando te. Che stai a fa?» apre la porta senza neanche aspettare che mi sistemo il top che mi stringe veramente troppo il seno.
«Oh, wow. Che sexy.» lo guardo senza neanche rispondergli. Lui è il mio datore di lavoro, Riccardo, uomo di 34 anni davvero bellissimo quanto stronzo.
«Che fai non parli stasera?» si avvicina, afferrandomi stretta e mi bacia. Credo di aver scopato più volte con lui che con tutti i miei ex. In totale dico. Riccardo è una persona orribile che conosce solo la parola "figa". La sua mano cerca di intrufolarsi tra le mie gambe ma lo blocco.
«Non mi va, smettila» gli spiego e lui incurva le sue sopracciglia. Sono solo una troia per lui, una delle tante. Ma tanto qua la cogliona sono io. Sono io che la maggior parte delle volte non riesce a dirgli no.
«Va bene, recupereremo stanotte. Adesso vai, sta a te» mi tira uno schiaffo sul sedere e lo fulmino con lo sguardo. Esco da quel camerino trovando le mie colleghe, anche loro vestite come me. La differenza è che a me considerano tutti come la "capo". Ho sempre qualcosa di diverso da loro, che sia la parrucca che sia un vestito. Ad esempio loro stasera, al posto del top, hanno un body intero e poi le calze a rete.
«Dai ciccia, pronta?» mi chiede Giada.
«Seh, sono nata pronta» rispondo per lo più ironica e seccata. È il mio lavoro ma non lo amo così tanto. Lo amo per il semplice fatto che adoro ballare e quando ballo tutto intorno si spegne. Non penso di essere mezza nuda, non penso al fatto che i ragazzini e gli uomini mi urlano 'troia' dal sotto al palco.
Ci sistemiamo, pronte per la coreografia e la musica parte.
Inizia lo show.

Eccoci qua in questa nuova avventura!
Ci tengo tantissimo dunque cliccate quella stellina e commentate. Lo so, è breve come capitolo ma è solo l'Introduzione!
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Miley

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