[Leone]
Sono bloccato a quell'immagine. Continua a girare nella mia testa da secondi, ore e minuti. Mi sento strano, mi sento vuoto, mi sento un coglione. L'allenatore ha mandato a casa le altre ragazze e per oggi niente centro estivo e poi ha discusso con Cristian che voleva scappare. Io la guardo e solo ora mi rendo conto quando è fragile, piccola, esile. Mi viene la nausea a pensare alla scena. E io non c'ero, io l'ho lasciata sola. Ma allo stesso tempo sento che non è più mia, altre mani hanno toccato il suo corpo e lo hanno fatto senza permesso e io mi sento tradito dall'amore, non da lei. Perché doveva succede questa cosa? Mi sento morire, mi sento senza potere, non cambierà mai questo senso di angoscia. Elisa e Ginevra sono sedute vicine, in delle sedie, Nicco è in piedi dietro di loro e io sono alla porta a cercare di catturare un attimo di aria ma sembra non esserci per niente qua dentro.
«Io non so come fare adesso» borbotta Alberto preoccupato mettendosi le mani sul viso.
«Non lo farò più, facciamo finta di niente» replica Cristian e mi fa salire un nervoso tale che ristringo un pugno ma non posso riavvicinarmi.
«Follia» parla Niccolò «Lo devi buttare fuori»
Io e Cristian ci siamo picchiati prima e non vedevo niente in qual momento se non tanto dolore mentale. Prendo il mio telefono e esco dalla palestra componendo il numero dei carabinieri. Io non voglio che questo resti qui, non voglio che questo tocchi nuovamente Ginevra. La mia mano trema non appena sento un "pronto stazione di polizia". Avvicino il telefono all'orecchio e rispondo. Con la voce che trema e con la mente ancora a prima racconto dell'accaduto sperando venga qualcuno subito a togliere questo malato da qui. Mi dicono che arriveranno a breve, riattacco e rientro dietro. Stavolta non sto alla porta ma mi avvicino a loro, accanto a mio fratello.
«Ginevra te che ne pensi? Vero è che non mi va per niente di lasciarti nella mia palestra Cristian, e rovinarmi il lavoro e la vita di queste ragazze» Alberto è duro e arrabbiato.
«Non ho rovinato la vita a nessuno, dai, che parolone. Le ho fatto solo un favore, sarebbe stata disposta a mandarmi anche le foto nuda pur di passare di categoria. Non è colpa mia» risponde Cristian e la mia vena sul collo pulsa da morire.
«Non è vero.. non l'avrei mai fatto.. io pensavo solo di poter contare sul mio allenatore e continuare a migliorare nel mio sport» mormora lei, la sua voce ha un tremolio continuo.
«Ma non è vero, dai, ti piaceva anche e mi rispondevi sempre..Rovinare la vita.. maddai che parolone via, ma di cosa stiamo parl..» lo blocco pieno di nervoso.
«Ma vaffanculo» sbotto e tutti si voltano verso di me.
«Ancora tu? Ma che cazzo vuoi? Bambino» blatera e faccio un passo verso di lui ma Niccolò mi trattiene.
«La puoi far finita di provocare? Non mi sembri nella posizione adatta per fare questi versi» risponde Niccolò al posto mio.
«Non provoco ma io tutto questo casino non l'ho fatto, sono state loro» dice indicando Elisa e Ginevra. Sento che non riesco più a trattenermi.
«Tu sei malato» commenta Elisa.
«Eli stanne fuori basta» parla Ginevra.
«Ma io veramente.. non mi sono mai ritrovato in una cosa del genere, avrò preso la puttana sbagliata» dice lui ma sembra più un discorso tra sé e sé ma io ora non mi trattengo più.
«Tu mi hai rotto il cazzo» mi stacco dal braccio di Niccolò e mi rifiondo su di lui spingendolo «Smettila, smettila e per favore sparisci» scoppio a piangere, di nuovo, per rabbia. Lui prova a frenarmi con le sue braccia ricambiando la forza.
«Dici puttanate» gli avvento uno schiaffo in faccia e me lo ritira. Sento il rumore delle sedie grattare a terra e capisco che probabilmente si sono alzate anche Elisa e Ginevra.
«Leo basta ti prego» sento la sua voce, la voce di Ginevra e mi afferra dal braccio mentre Nicco mi tira indietro dalla schiena. Eli è accanto a Ginevra ma Nicco gli sta ripetendo continuamente di stare indietro.
«Sei così arrabbiato perché era la tua di troia?» domanda Cristian e io ora non ci vedo più. Spingo tutti lontani da me e mi butto su di lui facendolo cadere. Non sento dolore anche se ricambia le botte, o almeno non sento dolore fisico. Sento un dolore dentro assurdo, come se mi fosse stato toccato e preso qualcosa di troppo importante e probabilmente è così.
«Non è una troia» biascico. Alberto sta cercando di dividerci con Niccolò, ma io non riesco a fermarmi. Le mie mani battono sulle sua senza direzione né modo preciso e le sua uguali.
«Tu non la devi toccare più, mai più» piango allo sfinimento ma lui capovolge la situazione e mi inizia a tirare una serie di pugni.
«Cristian basta» Alberto cerca di tirarlo via da sopra di me, insomma un quarantenne sopra un diciassette, ma rimane lì, su di me e mi manca l'aria. Poi mi mette le mani sul collo.
«Cristian smettila» non capisco più niente vedo solo Ginevra piangere e abbassarsi su di noi cercando togliere le braccia di lui. Io ho poca aria. Penso di star diventando rosso, Nicco è incazzato da morire, sbraita qualcosa con gli occhi lucidi e cerca di tirarlo via.
«Cristian lascialo non respira» replica Ginevra piangendo «Cristian ti prego» supplica Ginevra. Io stringo i denti e finalmente riescono a togliermelo da sopra.
Riprendo un respiro regolare e cerco di alzarmi, ci provo, ma il mio corpo non ha forze. Sento aprire la porta e cerco di mettermi perlomeno seduto e con fatica ci riesco. Sono i carabinieri. Cristian diventa bianco in volto.
«Che succede qua?» chiede uno di loro. Ginevra si alza spaventata e Elisa la prende per la mano. Cristian non muove un dito.
«Lo dobbiamo ripetere o ce lo dite? Abbiamo ricevuto una chiamata poco tempo fa, e ora sembra ci sia stata una rissa» brontola l'altro.
«Ho chiamato io» mormoro e tutti mi guardando. Provo ad alzarmi ma mi frizza un labbro e anche un sopracciglio e ancora mi sento il collo a fanculo.
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Senza Averti Mai
FanfictionQuando tutto sta crollando, quando le aspettative sono poche e quando non ti resta veramente niente arriva il momento in cui con le tue uniche forze cerchi di rialzarti. Ma no, non lo fai per te, lo fai per chi hai messo al mondo: lo fai per tuo fig...