Capitolo Quarto

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POV BETH.
       

Quando mi svegliai, mi accorsi di essermi addormentata nello stesso letto insieme a Bash. Lui stava ancora dormendo, girato dalla parte della finestra. Mi alzai e iniziai a preparare la colazione. Quella mattina avevo tanto lavoro da fare dai miei, così lasciai ciò di cui aveva bisogno per mangiare e andai via. Quella, come tante altre mattinate da quando Bash era venuto a stare da me, passò in fretta. Lui rendeva tutto diverso, meno noioso e più divertente. In quei pomeriggi che avemmo modo di trascorrere insieme, Bash si sedeva accanto a me, e con pazienza e dedizione iniziava ad insegnarmi l' ABC della lettura e della scrittura. Lettera per lettera, parola per parola. Leggeva per me, ed io disegnavo per lui. Posò per più di due ore per me, ed io terminai il mio primo ritratto fatto dal vivo. Bash fu entusiasta del risultato e lo fui anche io. Dopo tante ore, duro lavoro e qualche rimprovero, imparai a leggere. Per scrivere mi ci volle un po' più di tempo. Ogni tanto mi imbarazzavo, volevo mollare, ma Bash con dolcezza riusciva a farmi ragionare, facendomi tornare sui miei passi. «State fermo!» Ordinai a Bash, mentre cercava di guardarsi attorno alla ricerca di qualcosa che diminuisse la sua noia mentre posava per me da circa un'ora. «Vi ricordo che siete stato voi a volervi prestare a questo, non vi ho costretto!» Stava per rispondermi ma io lo interruppi prima che profferisse una sola parola «E non parlate! Vi sto disegnando proprio la bocca.» Accennò un lieve sorriso, ed io continuando a disegnare, sorrisi di rimando. Mi preoccupai di tratteggiare al meglio la linea dei suoi occhi. Era molto particolare, e conferivano allo sguardo un'intensità sorprendente. Posai per un attimo il foglio sul tavolo e mi avvicinai a lui per aggiustargli i capelli. Lui alzò la testa verso di me, e iniziò ad osservarmi come un bambino, mentre compievo quei semplici gesti. Ripresi il foglio e continuai il mio lavoro. Fu paziente per tutto il resto del tempo, ma lo fu ancora di più quando finii di disegnargli la bocca e gli permisi finalmente di parlare. Fu un sollievo anche me, in realtà. La sua voce era calda e rassicurante, faceva sì che le ore passassero più velocemente. Mi stavo davvero affezionando a lui, e sapevo che tutto ciò non andava bene, soprattutto perché di lui sapevo poco quanto niente, senza considerare il fatto che il suo soggiorno da me era temporaneo. Non sapevo quando sarebbe andato via, e di conseguenza non sapevo nemmeno per quanto tempo ancora fosse rimasto insieme a me. La sua reazione dopo il ritratto l'ho già accennata in precedenza,gli piacque molto. Una mattina come tante, andai dai miei per lavorare, e quando fui di ritorno mi bastò osservare un po' la porta per rendermi conto che era stata riparata. Bussai. Venne ad aprirmi Bash, con un sorriso smagliante che, da quando ci eravamo conosciuti, non avevo mai visto. Un po' mi fece arrossire. «Bash, sono passati a riparare la porta?» Lui quasi si imbronciò. «No, Elizabeth. L'ho riparata io!» «Ma che bravo il mio piccolo Bash!» Dissi ridendo della sua espressione. «Mi stai prendendo in giro?» Lo guardai. «Mi hai appena dato del tu?» «Lo hai fatto anche tu in questo momento.» Silenzio. «Bene - disse lui battendo le mani - abbattiamo le barriere formali. Abbiamo dormito insieme!» «Bash! Sei impudente!» Dissi dandogli un colpetto sulla spalla. Posai la mantella su una sedia, e preparai la tavola. Dopo un po'sentii bussare alla porta. Bash si mise in allerta e afferrò la spada. «Chi è?» Dissi rimanendo dietro l'uscio. Io e Bash ci guardammo. «Fabbro reale.» Io tirai un sospiro di sollievo, ma vidi che lui aveva cambiato espressione. Senza dir nulla aprii la porta.Un vecchietto con una cassetta in mano ed una barba bianca mi sorrise benevolo. «Oh, buon uomo vi ringrazio molto e mi dispiace di avervi fatto venire fin qui ma la porta è già stata riparata da..» Mi voltai e vidi che Bash era sparito. Mi voltai di nuovo verso il vecchietto e notai che mi stava sorridendo. «Non preoccupatevi,madamoiselle» disse aggiustandosi il cappello. Fece per voltarsi ed andare via, ma gli porsi una domanda prima che potesse sparire dalla mia vista. «Si sa niente della regina Mary di Scozia e di Sebastian?» Lui si voltò verso di me e poggiò la cassetta di nuovo a terra. «Si, madamoiselle. La regina Mary è tornata a corte, sta bene. Sebastian non è stato ancora trovato. Il re ha inviato dieci truppe per trovarlo. Stanno setacciando il regno da cima a fondo ma sembra un fantasma.» «Oh, sono contenta per la regina. Spero lo trovino.» «Già. A quanto pare il Re sta accelerando i tempi di ricerca perché sembra che Mary abbia chiesto di legittimare Sebastian, per farlo diventare il nuovo re di Francia.»Io spalancai gli occhi, incredula. «Che cosa? La dinastia non è quella dei Valois? Cioè quella del principe Francis? Come può passare ad un bastardo?» «Le cause del perché sono ancora ignote madamoiselle - disse il vecchietto - e per il momento sono ancora solo pettegolezzi. Se si sapesse che queste notizie sono trapelate mi farebbero tagliare la testa.»Disse sorridendo. « Quindi Mary avrebbe deciso di sposare Sebastian?» Lui annuì. «Tutto dopo la loro fuga. Allora forse le voci erano fondate..ma non riesco proprio a capire questo coinvolgimento da parte del re. In ogni caso, grazie mille delle informazioni.» dissi sorridendo.« A vostro servizio, madamoiselle.» Salì nella carrozza e andò via. Mi chiusi la porta riparata alle spalle, ancora scioccata dalle notizie che avevo appena ricevuto. «Bash, dove sei?» Chiesi a gran voce. Nessuna risposta. Sentii bussare nuovamente alla porta. «Chi è?» «Sono Bash, Elizabeth.» Aprii la porta e lo trovai coperto di neve con della legna in mano. «Ormai sei diventato un maestro della fuga.» Dissi rimanendo sull'uscio. Lui sorrise « Mi dispiace, ma ho visto che la legna era quasi finita e ho pensato di andare a prenderne un po'.» Mi addolcii. «Vieni, entra dentro. Sei tutto infreddolito.»Gli tolsi la legna dalle mani e lo invitai a sedersi. «Bash, ho delle notizie da darti.. Ma devi promettermi che non le dirai a nessuno!» fece il segno di una croce sul cuore. «Bene. La regina Mary, di Scozia, credo tu la conosca .. È tornata. È a corte e sta bene!» Bash ebbe un sussulto. Venne scosso come se fosse stato colpito da un tizzone ardente, e un sorriso gli solcò quasi tutto il volto. «Davvero?» Chiese in preda all'entusiasmo. «Si! Ma Sebastian, il bastardo del re, ancora non si trova. Sembra che sia un maestro della fuga. Un po' come te.» Dissi scherzando. Lo vidi deglutire, poi abbozzò un sorriso. «Ma non ti ho ancora detto il pezzo forte.» «Ah, c'è dell'altro?» Io annuii. «Mary ha chiesto al Re di legittimare Sebastian, per farlo diventare re e quindi sposarlo. Le cause sono ancora ignote. Forse i due erano davvero amanti.» In quel momento Bash perse un battito. La sua pelle divenne bianchissima. «Bash, stai bene?» Dissi prendendogli le mani e poggiandogli una mano sulla fronte. Era freddo. «Bash, rispondimi!» «Mary.. Mary. Legittimare?!» Disse balzando in piedi.«Si, Bash. Ma che ti prende?!» Chiesi non capendo niente di quello che gli stava passando per la mente. «Hanno perso il senno! Sono tutti impazziti a corte.. Tutti!» Disse iniziando a camminare nervosamente avanti e indietro. «E Francis? Che cosa penserà Francis?» Disse ormai senza controllo. Mi alzai e gli corsi incontro,fermandolo. Parlava dei reali come se li conoscesse intimamente. «Bash! Ma che ti prende?» « Prendono decisioni senza interpellare gli interessati e pensano che uno rimanga alle loro imposizioni? Sono impazziti.. sono davvero impazziti tutti! Non si può nemmeno.. » Mi guardò negli occhi, con la bocca semi aperta e il respiro affannato. « Si può sapere a te cosa diamine importa? La stai prendendo come se fosse una questione personale! » osservai. «Niente. Solo che qui pensano solo agli affari loro, questi reali. Senza curarsi realmente di noi.» Sorrisi. «Già, Bash. Hai proprio ragione sai? I reali fanno parte di un mondo diverso dal nostro. Un mondo che non potremmo mai comprendere.. , togli la camicia. Fammi vedere come sta la ferita.» Si sdraiò sul divano e si sfilò la camicia, questa volta senza fatica. Sembrava ancora molto agitato. Era pensieroso, e lo si leggeva dall'espressione assente del suo viso mentre io lo medicavo. La ferita si stava rimarginando, e nel giro di qualche giorno si sarebbe richiusa del tutto. «Bash, ti vedo ancora pensieroso.» Chiesi mentre stavamo cenando. «No, non è nulla. Sto pensando al fatto che tra un po' dovrò andare via.» Lasciai il cucchiaio sospeso a mezz'aria. Era quasi una settimana che lui era venuto a stare da me, e la sua presenza era quasi diventata una costante nella mia vita. «Vai via?»Mi voltai a guardarlo. «Devo.» Mi alzai, posando il mio piatto nel lavello. Bash si alzò e mi seguì, portando il suo. «Elizabeth, sei arrabbiata?» Mi girai, asciugandomi le mani bagnate sul grembiule. «No, Bash. Perché dovrei esserlo?»Dissi dolcemente. Non ero arrabbiata, davvero. Ero triste. Ero vuota. Mi sentivo tutt'a un tratto troppo sola. Senza di lui. Fu un attimo. Le sue braccia si trovarono ad avvolgermi, ed io mi aggrappai alla sua camicia quasi a volerla strappare per costringerlo a rimanere insieme a me. Mi posò un bacio sulla testa, e io gliene posai uno sulla spalla. «Come farò senza la mia piccola infermiera?» Mi sussurrò all'orecchio. «Come farò senza il mio piccolo fuggiasco?» Dissi a mia volta. Il suo abbraccio era caldo, avvolgente, protettivo. Mi sentivo al sicuro. Mi sciolsi dalle sue braccia e mi voltai di nuovo verso i piatti. «Quando partirai?» «Domani all'alba.» La sua risposta arrivò come una pugnalata che mi trafiggeva la schiena. Tirai su col naso. Da quando gli avevo fornito quelle informazioni, Bash non era stato più lo stesso. Sebbene si ostinasse a dire che andava tutto bene, qualcosa mi diceva che non era così. Altrimenti non avrebbe meditato di andarsene in tempi così brevi. «Va bene. Ti preparerò qualcosa per il viaggio.» Feci per andarmene, ma lui mi trattenne. «Mi mancherai.» Annuii. Andai nella stanza accanto e mi spogliai, mettendo la camicia da notte. «Bash, io vado a letto.» Chiusi la porta prima che lui potesse rispondermi. Mi infilai sotto le coperte e mi misi dal lato in cui di solito dormiva lui. Dopo circa un'ora sentii la porta della camera che si apriva. Io non dormivo. Non riuscivo a prender sonno. Sentii Bash che si sedeva sul letto, poi si sdraiava. Poi, pian piano, si avvicinava alla mia schiena. Chiusi gli occhi per assaporarmi al meglio quel momento. Le sue mani mi strinsero la vita. Credeva che stessi dormendo. Io appoggiai la mia mano sulla sua. «Non dormi?» Mi sussurrò all'orecchio. Per tutta risposta mi voltai verso di lui e scivolai con il viso contro il suo petto. Lui mi strinse in un abbraccio e mi coprì. Non credo di essermi mai sentita più al caldo di quella sera. Ci addormentammo così. Cullati dal nostro silenzio assordante, fatto di parole non dette. Quando mi svegliai, il letto era già vuoto. Mi guardai attorno e Bash non c'era. Mi precipitai nella stanza accanto e lo trovai seduto al tavolo. Si alzò a guardarmi, e sorrise. Dovevo avere proprio un aspetto buffo. «Credevo fossi partito senza salutarmi.» «Come avrei potuto?» Disse avvicinandosi. Scesi nel seminterrato e presi una sacca. Salii sopra e vi misi dentro del cibo, una borraccia con dell'acqua, e delle erbe. Mi avvicinai a Bash, ormai pronto per andar via. «Ti ho messo tutto l'occorrente per medicare la ferita, e non dimenticare di fasciarla durante il viaggio. Ti ho messo anche del cibo e dell'acqua nel caso in cui tu non trovassi un posto dove stare lungo il tragitto. Ci sono anche un po' di soldi qui.» Gli indicai una tasca interna. «Se puoi, fermati in qualche locanda e riposati. Non affaticarti e non affaticare la tua ferita e..» « Elizabeth.. - disse poggiandomi una mano sulla guancia - non voglio i tuoi soldi. Quello che hai fatto per me non so se possa mai essere ripagato. Il tuo lavoro fisico, la tua dedizione.» «Sui soldi, tienili, non voglio storie. Mi farà stare più tranquilla. Sono stata bene questi giorni insieme a te, Bash.»Lui sorrise tristemente. «Non so se ci rivedremo più..» Disse a un tratto. «Lo stai dicendo più a me o a te?» . Mi prese una ciocca di capelli fra le dita, e iniziò ad avvicinarsi al mio viso. Sebbene avessi voluto star ferma per permettergli di concludere ciò che aveva iniziato, dovetti fermarlo. Abbassai la testa e appoggiai una mano sul suo petto. «No, Bash.» Mi guardò con aria interrogativa. «Non lasciarmi con il ricordo di quello che sarebbe potuto essere ma che non sarà mai. Ti prego. Non lo sopporterei.» «E tu non lasciarmi col rimpianto di ciò che avrei potuto fare ma che non ho fatto.» Disse seriamente. «Tutto ciò che hai da offrire, offrilo alla donna che ami. Con impegno e amore riuscirai a conquistarla. Adesso va, Bash.» allungai la sacca, e con un po' di titubanza la afferrò. Gli posai entrambe le mani sul petto. « Abbi cura di te.Sempre.» «Elizabeth, stai per un po' a casa dei tuoi. Non rimanere da sola, almeno non per adesso. Mi farai stare meglio se ti so al sicuro.» Annuii. «Addio, piccola infermiera.» Disse baciandomi la mano. «Addio piccolo fuggiasco.» Chinò la testa e sorrise, poi uscì. Richiusi la porta alle mie spalle e mi lasciai andare in un sospiro fatte di ansie, tristezza e dolore. Molto presto quel sospiro si tramutò in lacrime. Bussarono alla porta. Aprii e Bash si fiondò verso di me, sollevandomi da terra e abbracciandomi in uno dei suoi abbracci soffocanti e meravigliosi. Sfogai sulla sua spalla tutte le sofferenze che mi ero preparata ad affrontare da sola. Lui mi baciava i capelli, il collo. Io piangevo. Piangevo e mi aggrappavo a lui. I miei piedi erano ancora sollevati da terra, e ciò mi permetteva di ancorarmi a lui come fosse l'ultimo pezzo di un relitto che ti impedisce di affogare. Quando si decise a posarmi a terra, mi guardò in viso. Io cercai di nascondermi con le mani, perché avevo una miserabile vergogna di farmi vedere da lui in quello stato. Avevo gli occhi gonfi e rossi, le guance bagnate e i capelli in disordine. Ma dolcemente lui tirò via le mani e mi guardò negli occhi. « Posso andare via, e lasciare che questo sia l'ultimo ricordo che ho di te? Sei bellissima, non fraintendermi, ma i tuoi occhi.. non voglio ricordarli così provati.. per colpa mia.» disse, mentre mi accarezzava il volto. Io lo guardavo, e mi rendevo conto che forse mai nella mia vita avrei rivisto degli occhi così belli, tormentati e puri. «Bash, adesso va via. Per favore.» Mi prese entrambe le mani e se le portò al viso. «Perdonami - mormorava - perdonami.» Io non dicevo nulla. «Va, fuggiasco. Altrimenti potrei davvero impedirti di partire.» Dissi sforzandomi di sorridere, con il cuore che mi si lacerava nel petto ad ogni suo sospiro. Finalmente mi lasciò andare, e con la stessa fretta in cui era entrato, se ne andò. E sapevo che questa volta sarebbe stato per sempre.

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