Capitolo Settantaquattresimo

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Mi risvegliai nelle tenebre.
Per quanto tempo avevo dormito?
Tastai il materasso accanto a me, e Francis non c'era.
Era già partito!
Mi ero persa la sua partenza, maledizione, ma ero esausta.
Francis Jr dormiva placidamente nella culla accanto al mio letto, con il cavalluccio a dondolo che il principe gli aveva regalato tempo prima che lui nascesse.
Andai nella sala da pranzo, e sul tavolo c'era un'enorme mazzo di rose bianche, miste a tulipani e margherite, e un biglietto.
« Eri così bella mentre dormivi, che svegliarti sarebbe stato un sacrilegio. Prometto di tornare presto, mon tresor. Je t'aime plus qu'hier e moins quedemain. A bientôt »
Sorrisi.
"Ti amo più di ieri, e meno di domani. A presto."
Non avevo sonno, forse perché avevo dormito per tutto quel tempo.
Gertrude era ancora in piedi, così le chiesi di rimanere accanto al piccolo.
Il giardino era illuminato dalle torce, e dai piccoli lampioncini alimentati grazie al fuoco e all'olio.
Tirava una leggera brezza, che mi costrinse a stringere le braccia attorno al mio corpo.
Passeggiai per un po' lungo il prato ben curato della tenuta, e fissai il cielo limpido.
Si sentiva un profumo di fiori che aleggiava per l'aria fresca della sera, rose, tulipani e girasoli.
Mi sfuggì un sorriso spontaneo, ripensando all'odore dei capelli di Francis, delle sue mani morbide mentre mi stringevano a sé.
Mentre continuavo la mia passeggiata serale in solitudine, scorsi sulla riva del ruscello una sagoma di spalle.
Mi bloccai di colpo, e il respiro mi si smorzò in gola.
Avevo il cuore a mille.
Qualcuno si era introdotto nella nostra proprietà.
Il mio primo pensiero fu quello di chiamare Henry, ma poi mi resi conto che era tarda notte e che il poverino probabilmente stava già dormendo.
Mi feci coraggio, e feci qualche passo in avanti, cercando di essere più silenziosa possibile.
Arrivai a pochi passi da lui, ma nella penombra non riuscivo a vederlo bene.
Poi, qualcosa alle mie spalle si mosse, forse un animale, e l'uomo si voltò di scatto.
Si accorse di me, e mi afferrò per un polso.
La paura si impadronì totalmente di me, ero paralizzata.
« Chi diamine siete?! » dissi, ostentando un coraggio che non mi apparteneva assolutamente.
Lui si fermò per qualche secondo, la stretta si allentò e avvicinò il viso al mio.
La luna illuminò una ciocca di capelli fulvi che gli ricadevano sulla fronte.
« Beth? » mormorò, sorpreso.
Io tirai un sospiro di sollievo non appena udii quel forte accento scozzese che poteva identificare solo una persona.

Io tirai un sospiro di sollievo non appena udii quel forte accento scozzese che poteva identificare solo una persona

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« Jamie, Dio Misericordioso ».
Jamie mi lasciò andare completamente.
Io feci qualche passo indietro, e lui uscì dall'ombra di un castano sotto alla quale era stato fino a quel momento, rivelandosi completamente.
« Vi domando scusa miss Beth. Non era assolutamente mia intenzione spaventarvi. Solo che... non credevo di trovarvi passeggiare a quest'ora della notte » disse, come se si stesse giustificando.
Poco a poco, la velocità del mio cuore diminuì, e il mio corpo iniziò a riprendere padronanza dei propri muscoli.
Poi, la luna sembrò brillare più forte e i miei occhi si abituarono al buio.
Jamie era senza camicia.
Arrossii violentemente, a quella vista.
Aveva i fianchi stretti, le spalle ampie e le braccia muscolose.
Il torace era scolpito, e sembrava quasi una statua.
« I- io, n- non... non » balbettai, e distolsi rapidamente lo sguardo.
Jamie si voltò velocemente, e si inginocchiò per riprendere la camicia e indossarla.
Un grido di orrore mi sfuggì dalle labbra quando i miei occhi si posarono sulla schiena dell'uomo.
Mi portai una mano al viso, e non riuscii a nascondere la mia espressione stralunata.
« Jamie... cosa diamine ti è successo? » dissi, dimenticando le formalità e dandogli del tu per la prima volta.
Le gambe mi cedettero, e caddi in ginocchio accanto a lui.

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