Capitolo Sessantottesimo

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La mattina dopo, sentii un bussare incessante alla porta.
Scattai dal letto, in preda ad un attacco di panico.
Francis dormiva beatamente accanto a me.
Era il giorno delle nozze reali.
Senza fare rumore, mi vestii in fretta e furia, e aspettai che chiunque stesse bussando alla porta, se ne andasse.
Non potevo farmi trovare con il principe, non ancora.
Sgattaiolai velocemente dalla stanza, e corsi quasi arrivando senza fiato nelle stanze della Regina.
Tutte le ragazze erano già lì, che armeggiavano tra nastri, e fiocchi, fiori,vestiti e scarpe.
Iniziammo tutte a compiere velocemente queste azioni, e diventammo in pochi minuti una specie di squadra perfettamente coordinata.
Le intrecciammo i capelli, in uno chignon morbido, un trucco leggero, ed il bellissimo vestito in pizzo che le scendeva in maniera morbida lungo il corpo longilineo.
La Regina fu pronta nel giro di un'ora, l'unica cosa che adesso avrebbe dovuto fare, era avviarsi all'altare, insieme alle sue dame di compagnia.
Prima che potesse giungere nella cappella del castello, noi fummo mandate via, a prepararci velocemente, e poi ci precipitammo in chiesa,disponendoci sull'ala destra del lungo corridoio.
Sull'ala sinistra c'erano tutti i ragazzi.
I nobili erano su due gradini più in alto, e con la coda dell'occhio scorsi Francis.
Lui non mi aveva ancora vista.
Quando mi voltai verso destra, il mio cuore perse un battito.
Bash, che era in piedi, con un vestito nero intarsiato con decorazioni dorate, con la spada nel fodero, mi stava fissando.

Credevo che quando fosse giunto il giorno, quando fosse giunto il momento di vederlo in piedi accanto all'altare ad aspettare la sua futura sposa, che non ero io, sarei stata forte

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Credevo che quando fosse giunto il giorno, quando fosse giunto il momento di vederlo in piedi accanto all'altare ad aspettare la sua futura sposa, che non ero io, sarei stata forte. Avrei sorretto la tristezza, la delusione e il dolore che mi pervadeva, e mi sarei mostrata indifferente ecoraggiosa.
Ma quando vidi i suoi occhi che mi guardavano per l'ultima volta con quell'amore che io, e solo io, avevo avuto prima di allora, sentii di stare sul punto di crollare.
Il piccolo angolo di vita insieme che avevamo condiviso prima di allora,stava per essere spazzato via, per essere cancellato per sempre.
Dalla quotidianità, ma non dal nostro cuore, o dalla nostra mente.
Mi guardò, e capendo il dolore che in quel momento mi stava attraversando, sospirò e chiuse gli occhi per qualche secondo.
Un nodo alla gola mi strinse, prepotente, e abbassai gli occhi prima che qualcuno potesse accorgersi delle lacrime che stavano scorrendo silenziose lungo le mie guance.
Quando alzai lo sguardo, vidi lo sguardo di Francis, che era addolorato a sua volta.
Ma non per sé stesso, ma per me.
Vide le lacrime solcare il mio viso, e scosse la testa.
Mi guardò e mimò parole con le labbra " Mi dispiace amore mio."
Mi sforzai di sorridere, mi sforzai di farlo soltanto per lui.
Catherine era al fianco di suo figlio, e lo guardò, poi guardò me e capì.
Ma io abbassai di nuovo lo sguardo, detestavo sentirmi osservata in quella situazione.
Poi il momento giunse.
Dalla porta principale, radiosa e bellissima, fece la sua entrata la Regina Mary Stuart.

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