Il mattino giunse presto, ci alzammo e ci preparammo per il lungo viaggio.
Francis, Bash ed io ringraziammo per l'ospitalità l'anziano signore, e ci incamminano verso la carrozza. « Tu e Bash andate nella carrozza, io andrò a cavallo. »
Guardai Francis.
Forse sì, tutti e tre nella stessa carrozza.. sarebbe potuto essere imbarazzante, ma alla fine, si poteva superare. « No, Francis, perchè? Possiamo starci benissimo in tre. » Lui fissò lo sguardo sulle sue mani, da cucciolo ferito. « Cosa c'è? » mormorai. « Stanotte, sono entrato nella tua camera .. per vedere se fosse tutto tranquillo e ho visto che Bash dormiva al tuo fianco. Ti stringeva, e sembravate così tranquilli, così intimi. Ho ripensato a quando hai dormito nella mia stanza, ed io non ho mai avuto fino in fondo il coraggio di farlo. Sì, ti ho abbracciato, ma non ho mai sentito l'intimità che ho percepito ieri notte quando vi ho visti insieme. Per questo, Beth. Mi sentirei a disagio, perchè non riuscirei a nascondere i miei sentimenti per te.. e se lui dovesse anche solo sfiorarti o baciarti, sento che potrei morire dentro. Per questo è meglio che non venga con voi. »
Davanti al suo discorso, fatto in modo concitato, senza pause, non me la sentii di insistere ulteriormente.
Sapevo che quello che stava dicendo era vero. Mi ritrovai a pensare che mai nessuno mi aveva amata a tal punto.
Nessuno mai mi aveva amata come Bash e Francis, e tutto ciò mi sembrava surreale.
Nella mia vita non avevo mai avuto il controllo di due uomini, o meglio del loro cuore.
Sapevo che se Bash mi amava incondizionatamente, Francis non era da meno.
Ma non era più tempo di pensare, o fare scelte. La mia scelta l'avevo fatta molto tempo prima. La mia scelta l'avevo fatta nel momento in cui Bash aveva messo piede in casa mia.
Dicono che il destino lo si fabbrica con le proprie mani.
Ma io, in quella fredda mattinata invernale, le mani le avevo occupate a lavorare.
Quella mattina qualcun'altro ha plasmato il destino per me.
Non so se Bash avesse già prefissato il suo di destino, e chissà che involontariamente, avesse così plagiato anche il mio.
Sta di fatto che le cose non avvengono mai per caso, e così finì che quella mattina il caso volle rimescolarmi le carte, predisporle su un nuovo tavolo, e fare una nuova giocata.
La giocata più importante della mia vita.
Io e Bash salimmo nella carrozza, mentre Francis montò a cavallo. « Come mai non è venuto con noi? » chiese Bash.
Io feci finta di non saperne nulla, e scrollai le spalle. « Ieri sera sono andato a chiedergli scusa. » Mormorò Sebastian. « Ma che bravo bambino. » lo presi in giro. « Beth, mi ha detto che ti ama. E io sono stato duro nei suoi confronti, devo ammetterlo. Non è colpa sua. Non è colpa di nessuno.. però non posso sopportare che ti ami un altro uomo. » « Bash, io credo che non dovrebbe importarti di chi mi ama. Dovrebbe importarti di chi amo io. E sei tu quello che amo, sei sempre stato tu. »
Lui sorrise, poi posò lo sguardo fuori dal finestrino.
Era una bella giornata di sole.
Gli occhi di Bash erano colpiti da un fascio di luce che proveniva dalla finestrella scoperta, facendoli diventare chiari come un limpido specchio d'acqua, color acquamarina.
I suoi capelli sembravano castano dorati, e le sue mani picchiettavano pensierose sulle sue gambe.
Gli afferrai l'indice, richiamando la sua attenzione. « Cosa ti preoccupa? » Lui scosse la testa. « Niente che dovrebbe preoccupare anche te. » « Ma io voglio saperlo. »
Bash si sfregò la mano libera sulla fronte, e puntò quegli occhi al momento indecifrabili verso di me. « Per il momento sono solo congetture. Davvero Beth non è nie.. » « Bash, devi dirmelo. »
Lui sospirò, non ero una preda facile da ammansire. « La legittimazione è stata approvata. Non ho nessuna carta che lo dimostra, ma dovrebbe arrivate a corte, non so ancora quando. »
Il mio cuore perse un battito.
Quindi era finita, finita sul serio.
Gli lasciai l'indice, e aderii con la schiena allo schienale della poltrona.
Non avevo la forza di rispondere. « Beth, come ti ho detto sono solo congetture. La mia richiesta al vaticano è stata anche un'altra. Non è la legittimazione l'unica cosa di cui ho discusso col papa. Amore mio, dì qualcosa. » mormorò Bash, sporgendosi su di me.
Mi ripresi dallo shock di quella rivelazione, e puntai gli occhi sul viso dolce di Bash. « No, sì.. voglio dire. Sì, ho capito. Va tutto bene. » gli dissi. « Davvero? » sorrisi tristemente « Assolutamente no. »
Bash non parlò più.
Sapevo che quel maledetto viaggio avrebbe portato solo dolore, almeno per me.
Lo sapevo che sarei dovuta andare via quando ne avevo l'opportunità, forse avrei evitato tutto quel dolore.
Mentre continuavamo il nostro viaggio di ritorno, avvertii delle fitte alla pancia, che mi fecero quasi piegare in avanti, strizzando gli occhi.
Bash immediatamente si chinò su di me « Tutto bene, amore mio?» Mi chiese. « Si, si è tutto a posto. Credo sia normale.»
Dissi poggiandomi una mano sulla pancia. Bash sembrava molto apprensivo nei miei confronti.
Cercava di captare ogni movimento, ogni sguardo sofferente, e ogni piccolo dolore che avvertivo. « Francis sa di..» « No.» Mormorai. « Vuoi dirglielo?» Mi chiese. « Non credo.» Lui annuì. « Non potremo nasconderlo per molto.» Disse lui. « Lo so, ma è ancora presto. Cercherò di camuffarlo più che posso.» « Beth non dovrai.»
Disse prendendomi le mani. « Perché? »
Bash non rispose.
Non voleva sbilanciarsi, questo lo avevo capito. Non feci altre domande, e lasciai che le cose andassero da sè.
Arrivammo al castello, finalmente, ed era quasi sera.
Durante il viaggio mi ero appisolata un paio di volte, e sentivo lo stomaco sottosopra.
Per il tragitto ci fermammo lungo la strada. Francis si teneva sempre a distanza da noi, e mi lanciava occhiate furtive che a me non sfuggivano.
Bash mi teneva sempre la mano, ed aveva la premura di non farmi mai sforzare più del dovuto. « Bash, sta tranquillo, sto bene. Sono alla prima settimana, non sto morendo!» Dicevo ridendo. « Lo so, ma non voglio che succeda nulla alle persone più preziose della mia vita.» Diceva, baciandomi la punta del naso.
Francis, davanti a quei gesti così intimi e complici, non poteva fare altro che abbassare la testa, e allontanarsi da noi.
Scendemmo dalla carrozza e come sempre, Bash mi aiutò a scendere.
Lasciai che lui e suo fratello facessero un ingresso trionfale.
Non appena Mary vide entrambi, sorrise e corse verso il suo futuro sposo buttandogli le braccia al collo.
Bash ricambio affettuosamente l'abbraccio, poi la regina passò a Francis, e nonostante l'imbarazzo del principe, abbracciò forte anche lui.
Quando mi vide sorrise debolmente, abbassando la testa verso di me, come per ringraziarmi.
Io feci una profonda riverenza, come per dire "non c'è di che".
« Sebastian!»
La voce di Henry rimbombò prepotente, attirando l'attenzione di tutti. « Quei figli di puttana credevano di poter sfidare l'esercito francese! Poveri illusi.»
Disse, assestando due poderose pacche sulle spalle dei fratelli, facendoli sporgere in avanti. « Ma con l'arguzia di questo qui, la questione si è risolta in quattro e quattr'otto.»
Disse, rivolgendo uno sguardo orgoglioso verso Francis. « In realtà - disse lui scostandosi dalle braccia di suo padre - il merito è stato di Beth. Non appena ha saputo che Bash.. Cioè il futuro re di Francia era in pericolo ci ha subito dato delle idee, e ci ha aiutato a capire quale strategia trovare per riportarlo al castello.»
Gli sguardi dei presenti si posarono su di me. Bash aggrottò le sopracciglia, e sorrise commosso.
Io abbassai lo sguardo, sentendomi in imbarazzo. « Non ho fatto nulla, semplice dovere.»
« Avete fatto molto più di questo, Beth » disse Bash. « Allora, figliolo, che notizie ci porti dal Vaticano? »
Disse Henry speranzoso. « Non ora, padre, sono stanco .. Ne riparleremo domani. Voglio andare a letto. »
Disse, lanciandomi uno sguardo pieno di desiderio.
Avvampai, rivolgendo lo sguardo altrove, sotto il sorriso malizioso di Sebastian. « Si, padre, Bash ha ragione. Abbiamo bisogno di riposare.» Aggiunse Francis. « Uhm, credo voi abbiate ragione, il viaggio è stato estenuante e avete bisogno di un bel bagno caldo e di un letto dove rilassare le vostre membra rigide.» Tutti e tre ci guardammo perplessi a causa del linguaggio pregno di doppi sensi di Re Henry, sebbene non esplicitati al massimo della forma. « Beth, credo di aver rovinato un po' della tela. Che ne dite di venire nella mia stanza a dare un'occhiata?» Chiese Henry, avanzando verso di me.
Bash mi afferrò per un polso.
« Tutti hanno bisogno di riposare padre, anche Beth. Andate a dormire, c'è mia madre che vi aspetta.»
E detto questo, mi appoggiò una mano sulla schiena, scortandomi lontano dal Re, e dagli sguardi di Francis e Mary.
Salimmo il grande scalone, Bash mi accompagnò fino alla soglia della mia camera, fermandosi sulla porta. « Ti raggiungerò tra un po', va bene?» Mormorò lui. « Va bene.» Risposi. « Ho bisogno di un bagno.» « Anche io.. » sussurrai. « Lo facciamo insieme?» Propose.
Ispirai bruscamente.
Dopo aver fatto l'amore con lui tante volte, mi faceva ancora lo stesso effetto della prima. « Sì.» « Sebastian?»
La voce di Mary proveniva dal corridoio accanto.
Stava arrivando.
Bash sospirò, alzando gli occhi al cielo. « Mi libererò di lei in un attimo.» « Mmm.» Sussurrai, poco convinta. « Sei gelosa?» « No..Ti ammazzerei direttamente, Bash.»
Lui rise. « Non esserlo » mormorò.
« Mi è impossibile. Adesso vai.»
Mi attirò a se, e mi baciò sulle labbra, tirandomi il labbro inferiore con i denti.
Mi poggiò una mano sulla guancia, poi andò via.
Io entrai finalmente nella mia nuova camera. Era grandissima!
Aveva un bellissimo letto a baldacchino al centro della stanza, con belle coperte in piuma d'oca, coperto con un tessuto drappeggiato rosso e oro.
Aveva due graditi che mi avrebbero portato ad esso, e davanti un bel divanetto in tinta, come quello che c'era nella camera di Francis. Un'enorme toletta in ciliegio, con uno specchio e una bella sedia grande.
Mi rimaneva soltanto da sistemare le mie cose nel grande armadio di fronte al letto.
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Once Upon a Time, a Reign | Completa, in revisione |
FanfictionLa dolce e innocente Elizabeth, figlia di contadini è cresciuta lontana dalla città e dagli sfarzi della corte francese, e il suo unico diletto nella vita è quello di fermarsi ad osservare i paesaggi dalla collinetta della campagna, e delinearne i p...