Capitolo Quarantaquattresimo

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A un certo punto mi sentii afferrare per la vita, mi girai, e le labbra di Bash chiusero la sua morsa sulle mie.
Mi portò in una parte più fitta, dove c'erano alberi a cespuglio che coprivano quasi completamente la visuale. « Bash e se dovessero vederci? » « Che mi importa.. » disse, continuando a baciarmi.
Gli accarezzai i capelli, avevo bisogno di averlo ancora una volta tra le mie braccia. « Dovresti smetterla di trattare Francis in quel modo. » « Dovrebbe smetterla di ronzarti intorno, il mio fratellino. Conosco le sue intenzioni.. non sono pudiche. » « Bash! » dissi, enfatizzando il suo nome. « Che c'è? » rise lui. « Lo sguardo che ti rivolge lo conosco bene. Molto bene, e non mi piace, te lo ripeto. » « Che sguardo? » chiesi « Lo sguardo con cui ti guardo io quando voglio fare l'amore. »

Sussultai, e lo guardai negli occhi

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Sussultai, e lo guardai negli occhi. « Questo sguardo? » domandai. « Sì. Il giro durerà un bel po', e ci vorrà tempo prima che si accorgeranno della mia assenza.
Lì c'è un fiume.. facciamo il bagno.» « Bash, ma sei impazzito?! Dista davvero poco da tutta quella gente.. e da Mary. » dissi, quasi timorosa. « Non m'importa, andiamo. Non c'è pericolo, dai spogliati! »
Mi prese in braccio, facendomi urlare, ed entrambi iniziammo a ridere, mentre Bash mi portava verso quelle acque così cristalline da poterne vedere il fondale. « Spogliati. » mi ordinò.
Io risi, e contemporaneamente ci svestimmo. Bash fece aderire il suo corpo contro il mio, e mentre mi baciava mi spingeva in acqua.
L'aria era gelida, ma l'acqua era deliziosamente calda. « Come mai quest'acqua è così calda? » dissi, stupita. « Sorgenti termali. Immergiti per intero. »
Bash mi spinse con le spalle sotto, e così fece anche lui.
Mi portò sotto un getto di acqua caldissima, che mi ricadeva sulla schiena, quasi massaggiandomi.
Bash bagnato era una visione.
I suoi occhi brillavano di luce propria, la sua bocca e le sue mani mi cercavano.
Si avvicinò a me, sollevò il bacino e mi spinse a intrecciare le gambe contro la sua schiena.

Il rumore dell'acqua scrosciava lento e rilassante, il vento fuori sibilava, ed era gelido

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Il rumore dell'acqua scrosciava lento e rilassante, il vento fuori sibilava, ed era gelido. La sera stava quasi per calare, e dalla montagna si scorgeva un tramonto meraviglioso. Bash entrò dentro di me, sospirando contro la mia bocca.
In acqua era ancora più strano, in effetti.
I movimenti erano lenti e rilassanti, tutti i miei sensi erano ancora più in allerta.
Eravamo così esposti al rischio, così facilmente raggiungibili, eppure in quel momento ci eravamo isolati dal mondo.
Bash accelerò le spinte, mentre premeva con la bocca contro l'incavo del mio collo, e con le braccia mi stringeva forte a sé, gemendo.
Mi girò, spingendomi con la schiena contro la parete rocciosa, e rabbrividii al contatto della mia pelle rovente contro quella superficie ghiacciata.
Bash con una mano mi teneva stretta e con l'altra si appoggiava alla roccia, totalmente perso in me.
I suoi occhi catturarono i miei, e il suo verdazzurro era languido, le pupille dilatate.
La sua bocca fu sulla mia e mi morse il labbro inferiore.
Con un'ultima spinta venne, rimanendo immobile su di me, mentre continuava a respirare affannosamente. « Mi hai spossato completamente. » « Anche tu.. non mi sento più le gambe. » mormorai.
Bash mi prese in parola, e mi sollevò, portandomi in braccio fino alla riva.
Dalla borsa che aveva gettato a riva estrasse un'asciugamani di lino. « Tu già sapevi? » mormorai, incredula. « Ovvio, amore mio. » Me la diede, avvolgendomi completamente.
Si avvolse anche lui.
Io tremavo, l'aria era davvero troppo fredda, ed il mio corpo era ancora troppo caldo e indolenzito.
Ci rivestimmo, e decidemmo di tornare. « Tu torna da dove siamo arrivati, io farò una strada secondaria.. Sai per non destare sospetti. »
Mi intristii, perché come sempre mi rendevo conto che la nostra era solo una breve favola, fatta di momenti e non di giorni.
Io annuii, e dopo esserci dati un ultimo bacio, ci dividemmo.
Mentre camminavo mi guardavo attorno, il sole debole filtrava tra i rami degli alberi, il vento era debole, l'aria davvero fredda.
Mi strinsi le braccia attorno al corpo, e continuai a camminare.
A un certo punto vidi una figura muoversi tra gli alberi.
Non riuscivo a distinguerla bene perchè era ancora lontana, e gli arbusti ne limitavano la visuale.
Quando si fece più chiara mi resi conto che era Re Henry. « Mia cara! » disse, con le mani conserte dietro la schiena, io feci un inchino. « Vostra grazia, non dovreste essere a caccia? » Lui inspirò forte l'aria attorno a sé, e sorrise. Era un comportamento del tutto fuori dal normale. « Sì, ma era così noiosa. Tutti sono fermi lì ad aspettare il ritorno dei partecipanti, e io mi annoio così tanto. Ho pensato di poter trovare diletto altrove.. » disse con un ghigno orribile disegnato sul volto.
Un brivido gelido mi percorse la schiena, e cercai di guardarmi attorno per trovare una via d'uscita.
Bash ormai era già lontano, e Francis era ancora a caccia, se Re Henry avesse voluto fare qualcosa quello sarebbe stato il momento perfetto. « Oh, beh sono sicura che qui troverete un pò di pace. Vostra Grazia. » mi inchinai, per congedarmi, ma proprio come prospettavo non fu così facile.
Henry mi trattenne per un polso, e mi costrinse ad arrestare la mia "fuga". « No, mia cara, non potrei trarre altro diletto se non da voi. » « Io, vostra grazia? » « Esattamente. »
Mi diede uno strattone, attirandomi a lui. Sentivo quell'odore penetrante entrarmi nelle narici, era sparso su tutti i vestiti del Re.
Cercai di divincolarmi, arretrando di qualche passo, ma il Re mi teneva bloccati i polsi, con una forza che mai mi sarei aspettata. « Se non opporrete resistenza, sarà più piacevole, sia per voi che per me. »
Strabuzzai gli occhi, non aveva davvero intenzione di farlo. « Vostra Maestà, questo è sconveniente, io devo andare via. »
Mi diede una spinta, e mi scaraventò con la schiena contro la corteccia dura di un albero. Con una gamba teneva ferme le mie, con una mano mi teneva i polsi chiusi e con l'altra mi tirava i capelli per farmi alzare la testa.
Iniziò a darmi dei baci sulla gola, mentre io cercavo con tutte le forze di fuggire. « Basta! Mi siete scappata sin troppe volte e questo mi ha fatto davvero arrabbiare. Forse prima avrei potuto mostrare clemenza, ma oggi proprio no. Non aspettatevi delicatezza, non è quella che vi riserverò. »
Un conato di vomito iniziò a salirmi lungo la gola, volevo morire, scomparire.
Un altro strattone ai capelli, e con la lingua iniziò a tracciarmi il perimetro della mascella. Provavo disgusto, e sentire le sue mani sporche su di me, mi faceva rabbrividire di terrore. « No, per favore no! » Urlavo.
Insinuò la sua lingua prepotentemente tra le mie labbra, seppur serrate.
Mi sentivo prigioniera, e mi sentivo completamente annullata, stava succedendo qualcosa che si era evitato per troppo tempo. Cercai di spostare la testa, ma il re, lasciandomi i capelli mi spostò il mento, costringendomi a guardarlo.
Mi liberò, per slacciarsi la cintura dei pantaloni, così cercai di allontanarmi correndo, ma il Re prima mi afferrò per un polso poi mi diede uno schiaffo talmente forte da farmi crollare al suolo, con il volto verso le foglie e le mani come sostegno.
Le lacrime iniziarono a scorrermi involontarie lungo il viso.
Cosa potevo fare? Di certo non avrei obbedito ai suoi ordini, avrei preferito morire piuttosto che essere il suo punto di sfogo.
Mi afferrò per un braccio, costringendomi ad alzarmi e di nuovo mi scagliò con violenza contro quell'albero.
Mi sbottonò il corsetto, fino a liberarmi il seno. Cercai di spingerlo via, con entrambe le mani, ma il mio tentativo non fece altro che procurarmi un'altro schiaffo, con uno spintone che mi fece crollare nuovamente al suolo. « No, no! » dicevo tra le lacrime.
Henry era ancora in piedi, che sogghignava triofante, e mi osservava cinico, mentre io ero al suolo, dolorante, annullata, senza forze. Quando provò ad avvicinarsi a me gli sferrai un calcio allo stinco, che lo fece urlare di dolore. « Brutta puttana! » soffiò, e lì accadde l'irreparabile.
Per vendicarsi del mio gesto, mi sferrò un calcio sulla pancia.
Mi si fermò il respiro per qualche momento, e fissai il suolo.
Mi portai le mani alla pancia, e pensai al mio bambino.
Era ancora molto piccolo, e un calcio del genere avrebbe potuto ammazzarlo.
Iniziai a piangere ancora più forte.
Henry si iginocchiò su di me, mentre io cercavo di tenerlo lontano.
Mi bloccò le mani sopra la testa, e con la mano libera mi sollevò la gonna.
Io continuavo a piangere, ad urlare, ed Henry per zittirmi mi diede un morso su un seno, che mi fece urlare ancora di più. « Adesso stai zitta. »
Mi mise una mano sulla bocca, e iniziò a premere fortissimo.
Non riuscivo neppure più a muovere le labbra, e tutto quello che ne usciva erano mugolii. Henry mi liberò le mani, e mi abbassò le mutandine.
Urlai con tutta la voce che avevo nei polmoni, ma ne uscì semplicemente un gemito soffocato. « Sarà doloroso, te la farò pagare per esserti negata così tanto. »
Non fece neppure in tempo a parlare che entrò dentro di me con una violenza inaudita.
Sentii un dolore atroce, un bruciore seguito da un senso acuto di vomito.
Un'altra spinta.
Un altro pezzo di me che se ne andava.
Gli occhi iniziavano a chiudersi, sfiniti dalle lacrime, le braccia avevano smesso di lottare. Forse sarei morta in quel preciso momento, e forse sarebbe stato meglio.
Ad un certo punto, da lontano, sentii il rumore degli zoccoli che picchiavano pesanti al suolo. Indistintamente vidi due figure che si stavano avvicinando velocemente verso di noi.
Bash e Francis.

* * *

Nota: Mi scuso per la brutalità del capitolo. Ma purtroppo, queste violenze non fanno solo parte di una storia, sono la tremenda verità.
Quando accade una cosa simile, non ci sono spiegazioni. Non ci sono giustificazioni.
L'ho inserita in questa storia perché la mia Beth è una donna forte, e riuscirà a superare anche questa, insieme a tutto quello che ne conseguirà.
Chiedo perdono a tutti quelli che hanno subito violenze di qualsiasi genere.
Denunciate qualsiasi tipo di violenza, fisica e psicologica. Non lasciate che qualcuno vi annulli e la passi liscia.
Ripeto, non esistono giustificazioni, queste persone vanno perseguite.
Emma.

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