Francia, 12 Dicembre 2014
« Perché detesto così tanto i miei capelli? »
Mi controllai allo specchio, e la mia lunga chioma castana non voleva proprio saperne di obbedirmi.
Il cellulare che tenevo poggiato sul comodino squillò, era mia mamma.
« Ciao, mamma! » mormorai, mentre mi passavo senza successo una spazzola tra i capelli, per dare loro almeno una parvenza umana.
« Sì, qui va tutto alla grande, ma fa freddissimo. Sta già nevicando... »dissi, scostando la finestra, e regalandomi una visuale mozzafiato di una Parigi imbiancata.
« Oh, sì. Adele è qui con me » dissi, lanciando un sorrisino alla mia compagna di stanza.
Adele ed io avevamo finalmente deciso di fare il viaggio tanto sognato a Parigi.
Era senza dubbio la nostra città preferita, piena d'arte, storia e bellezza.
« Certo che mi coprirò mamma, non preoccuparti. Ci sentiamo più tardi, okay? Ciao... » dissi, riagganciando.
« E' tutto okay? » domandò Adele.
« Sì, sì è tutto okay. Sai mia madre quanto sia iperprotettiva » sbuffai.
Adele annuì e rise.
« Oggi fa davvero freddo, dovremmo coprirci bene se vogliamo guardare qualcosa all'aperto senza ibernarci ».
Aveva ragione.
Indossammo entrambe dei piumini, con delle sciarpe, guanti e cappelli annessi.
Io indossai un vestito di maglina, con delle calze nere molto pesanti.
« Ehi, guarda qua! » mormorò Adele, puntando il dito contro la cattedraledi Notre-Dame.
« Per te che sei un'appassionata di arte, questo è il massimo » disse la rossa, battendo le mani. Entrammo, ed immediatamente ebbi una strana sensazione.
Come se ci fossi già stata.
« Cos'hai? » chiese, mentre osservava estasiata i meravigliosi mosaici delle finestre.
« Un deja-vù » mormorai, distratta.
« Sai quanti ne capitano... » mi rispose Adele con sufficienza.
Osservai l'altare, le vetrate, la navata.
Era maestosa.
« Sarà... » dissi.
« Sei sicura che sai quali taxi prendere per arrivare nella Valle della Loira?» mormorai, mentre correvamo dietro a un taxi che stava per accostare.
« Fidati di me! » disse Adele tutta convinta, mentre mi teneva la mano quasi facendomi bloccare l'afflusso del sangue.
Chiese al tassista se poteva accompagnarci nella Valle della Loira, nel suo francese strascicato, e lui ci rispose gentilmente che ci avrebbe potute accompagnare solo fino a un certo punto, e che poi avremmo dovuto cambiare perché la destinazione era abbastanza lontana.
« Oui, mercì! » mormorò Adele, prima di fiondarsi nel taxi con l'aria calda accesa.
« Ah, oh Dio... che bel calduccio. Stavo congelando » dissi, mentre toglievo i guanti e strofinavo le mani l'una contro l'altra per riscaldarmi.
Durante il tragitto, Adele ed io indossammo le cuffiette, e guardammo alcuni video idioti su YouTube.
« Cosa dico a Joseph? Mi ha appena scritta su WhatsApp... » mormorai, infastidita.
Adele mi strappò il cellulare dalle mani, e archiviò la conversazione.
« Ecco fatto » disse ridendo « niente ritorno dei morti viventi, siamo a Parigi per divertirci».
Io sorrisi e annuii.
Aveva ragione.
Una volta scese, facemmo il cambio del taxi, e il tassista fu così gentile da spiegare lui la destinazione in francese al suo collega.
Forse aveva capito che il nostro francese non era proprio dei migliori.
« Wow... Adele, guarda lì! » dissi.
C'erano dei laghi enormi, che brillavano sotto la tenue luce del giorno.
La neve aveva imbiancato il prato, e i castelli si stagliavano alti contro il cielo.
Era uno spettacolo mozzafiato.
« Non ci credo che siamo davvero qui... » mormorai, incredula.
Il tassista ci fece scendere, e noi iniziammo il nostro giro.
C'erano una marea di turisti, e avevano addirittura aperto un caffè proprio tra un castello e l'altro.
Eh, beh, il business...
« Senti, io sto congelando. Tu fai il tuo bel giro, io ti aspetto al calduccio, in quel bel caffè, okay? » disse Adele, che aveva la punta del naso rossa come la renna di Babbo Natale.
« Va bene, ci vediamo dopo » dissi ridendo.
Ero una grande appassionata della storia dei sovrani francesi, ed ero curiosa di vedere il castello dove avevano vissuto Catherine de' Medici e la sua dinastia.
Uno in particolare, attirò la mia attenzione.
Era una fortezza.
Quel castello aveva per me una specie di richiamo.
Varcai l'entrata, e salii le imponenti scale.
Mi fermai di colpo al terzo scalino.
Avevo di nuovo quella sensazione che mi attanagliava lo stomaco.
I turisti continuavano a scattare foto, e c'erano tante guide che spiegavano la storia in varie lingue, ma non riuscivo a comprendere a fondo nessuna di loro.
Entrai in una sala enorme, dove al centro si stagliavano imponenti due troni.
Mi sembrava davvero di esserci già stata.
« Mi scusi – dissi – sapete per caso questo castello a chi è appartenuto? Non parlo bene la lingua e non riesco a capire ».
« Vous n'êtes pas français? » disse il ragazzo dai capelli biondi a cui avevo chiesto.
« Non, excusez-moi... » mormorai, imbarazzata.
Lui sorrise
« Pas de problème... parlo anche la vostra lingua».
« E' il castello dove per tanti anni ha vissuto la famiglia dei De' Medici/Valois » mormorò.
Ebbi un colpo al cuore, era proprio quello.
« Stavo cercando proprio questo in effetti... » dissi, soddisfatta.
« Venite, vi mostro una cosa ».
Seguii il ragazzo, che mi portò lungo una rampa di scale, fino in una sala al piano superiore.
« Questa era la sala del ballo » mormorò, indicando con il dito il largo spazio che si estendeva intorno a noi.
« Questo quadro è bellissimo... » sussurrai, avvicinandomi a una parete dove c'era appeso un dipinto enorme.
« Pare che questo quadro sia stato fatto da un'artista che abitava a corte ai tempi di Re Francis » disse il ragazzo, avvicinandosi.
« E' somigliante? » mormorai.
« Dicono che sia molto simile alle fattezze del Delfino ».
Osservai ancora una volta il quadro.
Il re era seduto su una sedia, con una camicia bianca e dei pantaloni neri.
Era un po' sbiadito, e non riuscivo a scorgere il colore degli occhi o i contorni del viso.
« Era bello, allora » dissi, guardando ancora il dipinto.
« Così dicono... » commentò il ragazzo accanto a me.
« Morì prematuramente, vero? » chiesi.
« Sì, per un ascesso celebrale ».
« Rimase in carica per poco tempo, se ricordo bene ».
Il ragazzo annuì ancora, e mi si strinse il cuore.
« Scusatemi... »
La sua voce mi ridestò dalle mie fantasie sul Delfino, e mi voltai verso di lui.
« Sì? »
I suoi occhi azzurri mi stavano scrutando, con un'espressione confusa sul volto.
« Per caso... ci siamo già incontrati da qualche parte? » mormorò, e la domanda mi sembrò strana.
« No, non credo... non sono nemmeno francese» risposi.
« Perché mi sembra di conoscervi. La vostra voce, il vostro viso... mi sono familiari » disse, scrutandomi.
Lo osservai attentamente.
Aveva dei riccioli biondi che gli incorniciavano il viso, e due meravigliosi occhi azzurri che sfolgoravano sulla sua carnagione chiara.
Era molto giovane.
« Ora che vi guardo però... avete anche voi delle sembianze familiari, ma non so proprio dove potrei avervi visto » dissi, soprappensiero.
Lui scrollò le spalle, e rise.
« Forse ci siamo incontrati in una vita precedente... »
Solo per un attimo, strabuzzai gli occhi, poi sorrisi.
« Sì, sì... è probabile » mormorai, toccandomi nervosamente il ciondolo della collana che portavo al collo.
« Anche voi credete in vite passate? » mormorò, seriamente interessato.
« Non ho la presunzione di credere che prima di vivere questa vita abbia vagato nel vuoto spazio temporale. Credo che finita una vita, se inizi un'altra... »
Il ragazzo mi guardò, con la bocca rosea semiaperta.
« Lo credo anche io... dove avete preso questo ciondolo? » sussurrò, mentre prendeva tra le dita il mio pendente.
« Non so » dissi scrollando le spalle « Da che ne ho memoria, l'ho sempre avuto, perché?»
Lui sorrise.
« È strano... un delfino con una corona. Ho letto che anche il Re ne possedeva uno uguale».
« Henry? » domandai.
« Francis » rispose lui.
Ci guardammo negli occhi, e sentii qualcosa montarmi dentro.
Quegli occhi... quegli occhi azzurri.
Poi mi convinsi che forse mi sentivo così solo perché lui era davvero bello.
« Che strana coincidenza... » commentai.
« E voi, come sapete tutte queste cose? » chiesi.
« Sono il responsabile della storia antica e medievale dei sovrani francesi alla Sorbona, di Parigi. Quindi vengo qui e mi assicuro che tutte le guide raccontino la storia nel modo giusto. Ci tengo molto che i turisti sappiano la verità dei fatti » concluse.
« Affascinante... » commentai.
« Non mi sono ancora presentato... » disse, affrettandosi a darmi la mano.
«Mi chiamo Francis ».
Spalancai gli occhi.
« Cosa? - balbettai, con un sorriso – Francis, sul serio?! » dissi, quasi prendendolo in giro.
Il ragazzo si passò una mano trai riccioli biondi, e chinò la testa ridendo.
« Beh, si è strano.. lo so. Ma è questo il mio nome. E voi? Posso avere l'onore di sapere il vostro, madamoiselle? » disse, prendendomi in giro.
Io sorrisi, e allungai la mano per stringere la sua.
« Ma certo, monsieur. Mi chiamo Elizabeth, ma potete semplicemente chiamarmi Beth » mormorai.
« Beth... » ripeté lui, con una strana luce negli occhi.
Quando le nostre mani si incontrarono, ebbi una specie di scossa... e dall'espressione dipinta sul suo volto, capii che l'aveva avvertita anche lui.
« Beh, allora Beth... credete nelle seconde possibilità? »
In quel momento squillò il cellulare.
Era Joseph, il mio ex.
Sorrisi, lo spensi, e lo misi in borsa.
Guardai il bel ragazzo dai capelli biondi, dall'aspetto pulito e dagli occhi cristallini che aveva lo stesso nome di un Re Francese vissuto secoli prima e annuii.
« Sì, ho imparato a crederci... »
« Allora posso invitarvi per un caffè, qui all'angolo? Sapete, tanto per approfondire la nostra conoscenza e parlare di qualche re francese che tanto vi sta a cuore... E' strano ma, mi sembra di conoscervi da tutta la vita» mormorò distratto.
« Sarei felice di accettare » dissi, entusiasta.
« Comunque non avete solo il nome uguale, guardando ancora quel quadro, vi somiglia parecchio il delfino francese! »
Francis rise della mia affermazione, mentre ci allontanavamo, ed io non potei fare a meno di pensare che quello fosse solo l'inizio di uno splendido viaggio nel passato.Nota: E anche questa storia si è conclusa.
Questa storia la scrissi tre anni fa, e ho terminato la sua pubblicazione solo oggi.
Non è una delle mie storie migliori, ma parla di una serie TV che mi ha fatto innamorare sin dalla prima puntata.
Perdonatemi, non potevo scegliere tra Bash e Francis. Li ho amati entrambi, ed entrambi meritavano di avere un lieto fine... in una vita oppure in un'altra.
Sebbene non sempre nella vita esista il lieto fine, io ho deciso che i miei personaggi meritavano di averlo. E sebbene la vita possa essere complicata, non perdete mai la speranza... dietro l'angolo potrebbe esserci la vostra felicità.
Grazie a tutti quelli che hanno letto, commentato e votato.
Spero che almeno un po' vi sia piaciuta e vi abbia fatto passare qualche istante di spensieratezza.
Emma.
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Once Upon a Time, a Reign | Completa, in revisione |
FanfictionLa dolce e innocente Elizabeth, figlia di contadini è cresciuta lontana dalla città e dagli sfarzi della corte francese, e il suo unico diletto nella vita è quello di fermarsi ad osservare i paesaggi dalla collinetta della campagna, e delinearne i p...