Capitolo Ottavo

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Bash, che con i suoi occhi che sembravano un misto tra zaffiro e smeraldo, mi fissavano e la sua bocca era semiaperta in attesa di pronunciare parole troppo proibite per essere dette in pubblico. Chiusi gli occhi per qualche secondo, poi li riaprii. Avevo capito tutto. Sebastian e Bash, erano la stessa persona. Il futuro Re di Francia era Bash. Io avevo ospitato a casa mia il principe reggente. Mi passai la lingua sulle labbra, che avevano perso il loro colorito quando avevo incontrato di nuovo i suoi occhi da felino. Bash era seduto sul bordo del trono, quasi pronto per alzarsi. Sospirai pesantemente, poi riprendendo il controllo di me stessa, feci un lungo inchino verso di lui. Mi voltai verso Mary. « Vostra Grazia, è un onore per me fare la vostra conoscenza. Siete ancora più bella di quanto si dica in giro. » lei sorrise arrossendo un pochino. Doveva essere una ragazza adorabile. « Regina Catherine, anche su di voi le voci sono state inclementi. Non siete soltanto fiera ed intelligente, siete anche molto affascinante. La Francia può dirsi davvero fortunata ad avere una regina del genere. » mi stavo sbalordendo della mia stessa tenacia, forse era la rabbia e la frustrazione a farmi parlare. « Re Henry, di voi si dice che siate in più grande conquistatore di tutti i tempi! E se già vi reputano tale, credo che rimarranno sbalorditi dal resto del vostro potere visto che regnerete ancora a lungo. » mi voltai verso Bash, o meglio, Sebastian. « voi, futuro Re di Francia.. » dissi con un nodo in gola « Saprete bene che i Re diventano grandi grazie alla loro bontà, alla loro potenza e alle loro conquiste. Sono queste le cose che rendono grande un Re, principe Sebastian, queste.. Ma non le bugie! » Mary si voltò verso Bash, che mi stava guardando accigliato, con i suoi occhi che sembravano due diamanti. « Lunga vita al re! » dissi e prima di scoppiare in lacrime mi inchinai, poi mi girai per andare via. Sentii qualcosa provenire dalla bocca di uno dei reali, ma in quel momento avevo solo voglia di scomparire per sempre, senza lasciare traccia della ragazza ferita che aveva fatto la sua comparsa davanti ad una corte di avvoltoi. Leith aveva ascoltato tutto da dietro la grande colonna e quando sparii dalla vista dei reali mi afferrò per un braccio. « Beth, cosa è successo? » « Lasciatemi andare, Leith, vi supplico. » dissi tra le lacrime e corsi via, andando a chiudermi nella mia camera.

POV BASH.
« Bash, conoscete quella ragazza? » il comportamento strano di Elizabeth nei miei confronti aveva destato sospetti in tutti i presenti. Mi riuscii davvero difficile mentire, in quando la mia espressione tradiva che non era la verità quella che stavo per dire. « No, non l'ho mai vista. » mi sentii malissimo per ciò che avevo detto. Avevo rinnegato la donna che mi aveva accudito e mi aveva impedito di morire e l'avevo fatta passare per una pazza mitomane. « Non ci interessa se ha qualche problema nei tuoi confronti, Sebastian, a me basta che sappia cucinare bene. Guardie, mandatela a chiamare! È andata via senza nemmeno chiederci le nostre preferenze. » disse la regina Catherine, cinica come sempre. Sapevo che quello che stavo per dire non avrei dovuto dirlo, ma avevo bisogno di chiederle scusa e di vedere come stava. Forse mi stavo rovinando con le mie stesse mani. « No, guardie. Non ce n'è bisogno. Scendo io. » Mi alzai velocemente dal trono, sotto lo sguardo attonito di Mary, Catherine e mio padre e corsi verso le cucine.

POV BETH.
Mi chiusi nelle mie stanze, furente. Le lacrime avevano lasciato il posto alla rabbia. La cosa che mi faceva stare più male era che ero stata presa in giro dal futuro re di Francia, dall'uomo cui tutti noi dovremmo trarre ispirazione e portare rispetto verso il suo nome! Ero stata presa in giro dal bastardo del Re! Ero stata ingannata anche sul suo nome. Si chiamava davvero Bash, o mi aveva mentito anche su quello? Poi ripensai a quanto ero stata audace nei confronti della corte e mi resi conto della sciocchezza che avevo commesso dicendo quelle parole a Bash. Ci sarebbero state delle conseguenze per quel mio parlare così ardito? Mi sedetti sul bordo del letto e mi misi le mani fra i capelli, sciogliendo quello chignon disordinato. All'improvviso bussarono alla porta ed io sobbalzai. « Chi è? » « Beth, sono Leith. Il Principe Sebastian è qui per voi. » oh, come avrei affrontato quella situazione, adesso? Se avessi rifiutato di vederlo avrei potuto scatenare una questione reale, e se lo avessi visto chi mi avrebbe assicurato di riuscire a trattarlo come se fossimo estranei? Mi ricomposi al meglio, mi avvicinai alla porta e la aprii. Leith mi sorrise e dietro di lui, a poca distanza, Bash era in piedi. « Grazie Leith, puoi andare. » « Vostra Maestà. » disse il ragazzo ossequioso. « Beth.. » esordì Bash. Io non osavo alzare la testa. Mi limitavo a fissare il pavimento, e i suoi grossi stivali marroni. « Beth, guardami. » alzai la testa ed incontrai i suoi occhi da felino ferito. « se vostra maestà così comanda. » dissi acida. Lui sospirò. « Beth, per favore, non trattarmi così. » « Io tratto vostra Maestà secondo il codice reale. » « Beth, smettila! » disse alzandomi improvvisamente il viso. « sono Bash, solo Bash! Ricordi? Niente vostra maestà o re, o principe. Solo Bash. » « Eravate solo Bash, tanto tempo fa, vostra grazia. Quando mi era permesso crederlo. Oserei dire.. quasi in un'altra vita. Ora non mi è permesso, vostra Maestà. Sono desolata. » Bash sembrava esasperato dal mio comportamento, ma io non avrei assolutamente indietreggiato. « Non te l'ho detto per non metterti nei guai, Beth. Era pericoloso per te..» lo interruppi, facendo qualche passo indietro. « non mi dovete alcuna spiegazione, vostra maestà. Siete venuto per dirmi qualcosa? » lo osservai, mentre lo sconforto iniziava a farsi strada nel suo volto. « si, la regina Catherine ti reclama. Ha detto che non hai segnato le nostre preferenze. Le mie le sai già, quindi ti risparmio il lavoro. Sarò li, nella stanza con te e se lei diventerà troppo severa nei tuoi confronti io la fermerò. Chiaro?» « Vi ringrazio vostra maestà, non merito tutto questo riserbo. » « Beth, smettila per favore. É abbastanza. Tu credi di star difendendo te stessa utilizzando questa barriera verso di me? L'unica cosa che stai facendo è ferire me. » Stava per andarsene quando decisi di parlare. « Credete che l'unico ferito, qui, siate voi.. Vostra maestà? » Sebastian arrestò il passo e rimase di spalle. « Qui, l'unica ferita sono io. Mi dispiace di avervi arrecato sconforto, vostra maestà. Vi prometto che il mio comportamento sarà più diligente la prossima volta. » chiusi la porta alle mie spalle e mi avviai verso il grande scalone. Sentivo gli occhi di Bash puntanti addosso, e dovetti fare un grande sforzo per non cadere o inciampare. Cercai di tirar fuori la grazia che era insita in qualche posto da me dimenticato, per cercare di salire le scale senza fare figuracce. Sentii che Bash aveva accelerato il passo ed ora incedeva lento verso di me, tenendosi a distanza. Salimmo le scale insieme, in silenzio. Quando arrivammo all'ingresso Bash si fermò e non avanzò oltre. Era evidente che non voleva farsi vedere insieme a me. Io mi sentii come se per la milionesima volta in quella giornata mi avessero piantato una coltellata dritto allo stomaco. Lo guardai e lui scosse la testa. Chinai il capo e chiesi di essere ricevuta. « Chiedo umilmente scusa per la mia condotta di poco fa, ma ho avuto un mancamento a causa del viaggio e delle cose che mi sono capitate nei giorni precedenti. Prometto che non capiterà più. » « Come ti chiami? » disse la regina Catherine. « Elizabeth, vostra maestà. » « molto bene. Elizabeth, se vorrai rimanere per molto tempo in questa corte fai in modo di non assumere più un atteggiamento simile. In questa corte, e al cospetto di regnanti, non è un comportamento ben accetto. » « Si, vostra grazia. » dissi in segno di sottomissione. « La regina Catherine esagera sempre, non è vero? » disse una voce alle mie spalle. Non mi girai. Conoscevo troppo bene il proprietario di quella voce. « Regina Catherine, la ragazza è stanca. Siate meno severa con lei. Che ne dite? » disse Bash con un sorriso ironico, andandosi ad accomodare accanto alla sua futura moglie, Mary. « Sono d'accordo con Bash. La nostra Elizabeth sarà molto stanca, non c'è bisogno di torturarla di più. » La regina Mary si alzò e con il suo incedere pieno di eleganza mi venne accanto. « Qui sei la benvenuta. Non farti spaventare dalla Regina Catherine, qui non siamo tutti come lei. » Mi strappò un sorriso, e di rimando sorrise anche lei. « Ebbene, Catherine, questa ragazza è qui da molto tempo e vorrebbe riposare. Che ne dite di dirle le nostre preferenze e lasciarla andare? » in quel momento avrei voluto abbracciare Mary, e dirle che era una ragazza meravigliosa, ma dovetti starmene zitta e stare al mio posto. Fu una specie di noiosa routine, fatta di domande e risposte a bruciapelo, ma andò tutto bene. Persino la temibile Catherine sembrò soddisfatta delle mie risposte. « Vieni, Elizabeth, ti porto a conoscere le mie dame. » « Vostra maestà, chiamatemi Beth. » « Perfetto, Beth. » Entrai negli appartamenti reali, e mai avrei immaginato una fastosità simile. La camera di Mary era una meraviglia. Ovviamente rispecchiava la sua semplicità, ma era comunque una delle stanze più belle che avessi mai visto. Le dame di Mary erano tutte sedute, chi leggeva un libro, chi acconciava i capelli all'altra. Quando Mary entrò venne accolta dai sorrisi di tutte. « Ragazze, lei è la nuova cuoca, Beth. - poi si rivolse a me, sorridendo - Beth, loro sono Lola, Greer e Kenna, le mie dame e le mie migliori amiche. » Feci un piccolo inchino verso tutte e tre, che sorrisero. « E' un onore fate la vostra conoscenza, ladies. » « Il piacere è tutto nostro Beth. » disse una delle ragazze, quella con i capelli biondi e ondulati. Guardai attentamente il loro viso. Erano così naturalmente belle, di quella bellezza aristocratica che nemmeno se avessi impiegato dieci anni sarei riuscita ad avere. « Vostra Grazia, devo tornare a lavoro. Leith mi ha detto che tra un po' sarebbero arrivate le mie collaboratrici e dovrei andare a conoscerle. » « Conoscete Leith? » mi chiese sempre la stessa ragazza, quella con i capelli biondi e dei dolcissimi occhi marroni. « Si, lady Greer. Lui mi ha accolta nel castello. » dissi sorridendo. « Bene, non voglio farti tardare oltre, ti lascio andare. Va pure, Beth. » « Grazie vostra Maestà. Ladies. » Feci un piccolo inchino e mi diressi verso la porta. Scesi rapidamente le scale e corsi in cucina, sapendo che Leith mi stava aspettando. In effetti era lì, insieme alle mie due collaboratrici. « Beth, vi stavamo aspettando. Loro due sono le vostre nuove collaboratrici, Penelope e Miranda. » « Leith, visto che dovremmo lavorare insieme per molto tempo, o almeno così spero, non potremmo abbattere queste barriere puramente formali? Almeno tra di noi, i nobili bastano e avanzano. » Leith sorrise. « Come preferisci, Beth. » « Salve ragazze, io sono Beth. » dissi con un sorriso caloroso. Iniziai a chiedergli quali fossero le loro specialità e cosa proprio non sapevano fare, giusto per capire come dovevo iniziare a muovermi. Ci mettemmo a lavoro, per preparare il pranzo. Giusto io, Penelope, Miranda e altre venticinque persone, tra servitori e altre persone la cui professione mi era ignota. Non avevo mai preparato del cibo per così tante persone, ma fortunatamente il lavoro non fu proprio pesante visto che avevo il sostegno di molte altre persone, e l'onere non pesava tutto sulle mie spalle. « Ottimo lavoro, Beth. I reali sono rimasti molto soddisfatti. » disse Leith fregandosi le mani. « Il Re ti ha mandata a chiamare. » io lo guardai con aria interrogativa. « Sebastian? » chiesi. « No, il Re in carica, Henry. » Annuii, anche se la cosa mi preoccupava. Perché mi aveva mandato a chiamare? Avevo sbagliato qualcosa? « Ah, Beth. Dopo la convocazione avrai tutto il pomeriggio libero. Ricorda di tornare prima di sera, devi cucinare per la cena. » Mi avvisò Leith con gentilezza. « Si, certo grazie mille, Leith. » Lui fece per andarsene, ma io lo fermai. « Ah, Leith, volevo chiederti una cosa. » « Si, certo dimmi. » « Conosci per caso Lady Greer? » Sul sul viso comparse un sorriso spontaneo non appena pronunciai il nome della lady di Mary. Si passò le mani fra i capelli, assumendo un atteggiamento imbarazzato. « Si, ma conoscere è una parola grossa. Viene a prendere le ordinazioni delle cose da comprare, null'altro. » Io sorrisi maliziosa e lo lasciai andare. Avevo capito che a Leith, lady Greer non era indifferente. « Va bene ragazze, io vado. Ci vediamo questa sera, non fate tardi. » Prima di andare dal Re entrai in camera mia, per cambiarmi i vestiti che avevo usato per lavorare. Indossai il vestito blu che mi piaceva tanto, cambiai scarpe e acconciai i capelli. Salii le scale e trovai una guardia a sorvegliare

l'entrata. « Scusatemi, sono stata convocata da Re Henry. E' nella sala del trono? » « No, siete stata convocata nelle stanze personali del Re. Venite. » La questione mi sembrò molto strana, ma senza farmi ulteriori paranoie seguii la guardia che sembrava un manichino mosso da fili invisibili. Si fermò e bussò tre volte alla porta del Re. « Vostra Maestà, la ragazza che avete convocato è qui. » Io aspettai fuori, tenendomi a distanza dalla grande porta su cui erano incise le iniziali del Re. Vidi che frettolosamente dalla stanza sgusciò una ragazza, più o meno della mia età, con abiti molto umili che mi lanciò un'occhiata imbarazzata e corse via. La guardia reale mi fece cenno di entrare, ed io timidamente mi feci avanti. La porta si chiuse pesantemente alle mie spalle. Da una specie di paravento venne fuori Re Henry, con addosso solo dei pantaloni in pelle che, poco finemente, stava finendo di abbottonare e completamente a torso nudo. "Oh Dio Onnipotente!" dissi tra me e me, e distolsi immediatamente lo sguardo arrossendo molto vistosamente. Iniziai a fissare con molta attenzione il pavimento, e mi saltarono all'occhio delle piastrelle su cui erano incise due lettere "D&H". Ed era così quasi per tutto il pavimento dell'enorme stanza. « Così tu sei la nuova cuoca. » mi disse il Re, con una voce simile ad un sibilo. « Si, Vostra Maestà. » risposi tenendo ancora lo sguardo sul pavimento. « Perché non mi guardi? » Cosa avrei risposto a quella domanda? Mi aveva preso alla sprovvista, non mi sarei mai aspettata una domanda così diretta. Alzai lo sguardo verso di lui, piantandolo dritto verso i suoi occhi. « Così va meglio. » disse in un sorriso molto più simile a una smorfia. Con molta calma si infilò la camicia, rendendo tutto molto meno complicato per me. « Quanti anni hai? » « Ventidue, vostra grazia. » Sentii una specie di mugugno, provenire dalla sua bocca. « E quindi pensi che io sia un conquistatore? » Faceva riferimento alle maledette parole che avevo pronunciato prima al cospetto dell'intera corte reale. Che mi si fossero strozzate in gola. « Non sono solo io a pensarlo, vostra Maestà, è il pensiero dell'intera Francia. » Con un lento incedere e le mani salde sui fianchi iniziò ad avvicinarsi a me. La sua camminata e la sua espressione mi mettevano in una soggezione assurda, e non potevo fare a meno di esserne quasi spaventata. « Il Re vuole sapere cosa ne pensa la sua suddita. » disse fino a farmi sentire il suo respiro sul mio viso. « Penso che la Francia abbia ragione, vostra Maestà. » Lui sorrise compiaciuto. « Quindi quello che hai detto prima a cospetto di tutti lo pensi davvero? » « Assolutamente si. » « Bene. » disse. Il suo sguardo scivolò pian piano verso la scollatura del mio vestito ed io non potei fare altro che provare una sorta di ribrezzo nei confronti del suo gesto fatto in modo così aperto. Dopo qualche secondo fece un lungo sospiro, poi si voltò e si allontanò di qualche passo. « Va bene, per oggi puoi andare. » si voltò nuovamente verso di me. « Ma non dimenticare di essere sempre a disposizione del tuo Re. Ti manderò a chiamare molto presto. » « Come comandate, vostra grazia. » feci un lungo inchino, e quando lasciai quella stanza non potei sentirmi più sollevata.

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