Capitolo Diciottesimo

2K 124 3
                                    

Io iniziai a camminare a passo spedito verso le cucine, furente e imbarazzata per quello che era appena accaduto, e Bash cominciò a seguirmi. Nessuno disse una parola per tutto il tragitto, fin quando Bash allungò il passo e mi attirò verso di se, facendo aderire la mia schiena al suo petto. Teneva premuta una mano sulla mia pancia e con l'altra faceva su e giù sul mio braccio. Io cercai di divincolarmi, ma la sua presa era troppo forte. « Bash, siamo in un corridoio, potrebbero vederci, lasciami! » urlai, scrollandomi dalla sua stretta. Andammo in cucina e mi chinai sotto uno scaffale, quando sentii Bash che chiudeva la porta, e girava la chiave nella toppa. « Bash, ma che fai? » dissi seccata. « Nessuno dei due si muove da qui, finché tu non mi dici cosa ti prende. » Lasciai sbattere violentemente lo sportello del mobile, e misi le mani sui fianchi, frustrata. « Come fai a non capire? » Lui mi guardò, con aria interrogativa. « Quella lì, quella affianco a te, ha fatto la civetta per tutto tempo! Ma credo tu te ne sia accorto, non facevi altro che sorridere alle sue battute.. » dissi mimando platealmente i suoi gesti. « Aspetta, quindi fammi capire, sei gelosa? » disse Bash, sorridendo leggermente. « Stai sorridendo?! » dissi incredula, e ancora più esasperata. « Bash, io ti ammazzo! » dissi, lanciandogli dietro uno strofinaccio. « Bash, se lo trovi così divertente io me ne vado. Aprimi. » Lui si mise davanti alla porta, e mi mostrò la chiave, ben stretta nella sua mano. « Da qui non te ne vai. Dovevi smacchiarmi il pantalone, no? » Sbuffai, e gli indicai una sedia. Bash si sedette ed io iniziai a spruzzargli sopra del limone, e a strofinare con un panno umido. « Che ti prende? » mi disse. « Penso di avertelo già spiegato. » dissi, continuando a strofinare. « Guardami. » mi alzò il mento, costringendomi a guardarlo. « Che vuoi? » « Non trattarmi così. » disse con lo sguardo da cucciolo ferito. Continuai a strofinare, e nello strofinare gli diedi un pizzico così forte da farlo urlare. « Ora ti senti meglio? » disse lui. « Forse. » replicai. « Allora baciami. » Con poche semplici parole, quell'uomo era capace di stravolgere tutto il mio equilibrio interno. Sbattei le palpebre, e balbettai. « Te lo scordi. Io qui ho finito, possiamo andare. » Dissi alzandomi. Aprii l'acqua ed iniziai a lavarmi le mani. « Non le sai lavare le mani. » disse Bash, quando poggiò il petto sulla mia schiena. Mi avvolse in un abbraccio, e appoggiò la sua guancia contro la mia. Prese il sapone e delicatamente, mi avvolse le mani nelle sue, creando schiuma e lavandomi le mani. Il suo tocco era così delicato e dolce. Ero completamente in balia delle emozioni, mentre lui mi accarezzava le mani sotto al getto dell'acqua calda, e mi dava leggeri baci sul collo. Sapendo che di questo passo presto avrei ceduto, mi spostai, asciugandomi le mani sul grembiule e mi poggiai alla porta. « Apri. » Bash sbuffò. « Beth, ma lo capisci che non mi interessa niente di quella li? » Lo guardai, intimandolo a continuare. « Sono semplicemente gesti di circostanza, devo salvare le apparenze, Beth. Non me ne importa niente di lei. » « Adesso dobbiamo andare, si chiederanno che fine abbiamo fatto e inizieranno a insospettirsi. » « Beh, allora che si insospettiscano. Domani parto, e tu che fai? Mi tratti così? » disse Bash, in maniera concitata. « Ah, adesso la colpa sarebbe mia? Ne ho abbastanza, dammi la chiave. » « Devi venire a prendertela. » « Bash, non siamo bambini, avanti. » incrociò le braccia, non aveva intenzione di cedere.

Feci un lungo sospiro e mi avvicinai a lui, mostrandogli il palmo. « La devi prendere. » Teneva le mani nascoste dietro la schiena, per costringermi ad abbracciarlo e avvicinarmi al suo viso, per poterle prendere. Assecondai il suo gioco, e mi protesi verso di lui per afferrarle. « Quando mi sei così vicina mi mandi in confusione. » sussurrò. « Baciami. » « No, Bash. » « Allora lo faccio io. » Lentamente avvicinò il suo viso al mio, ed intrappolò le mie labbra nella sua morsa. Io sapevo, che in fondo, non desideravo altro. Lentamente iniziò a spingermi verso la porta, fino a farmi aderire completamente con la schiena alla massiccia superficie di legno. « Bash.. » dicevo, ma lui sembrava non sentirmi. « Non qui! » Lo spinsi, mentre respirava ancora affannosamente. « Usciamo, dai. » Lui sembrò convincersi, prese la chiave e finalmente aprì la serratura.

Once Upon a Time, a Reign | Completa, in revisione |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora