IL GIORNO DOPO
Il viaggio era stato lungo e faticoso.
Ogni tanto avevo chiesto delle soste, per risposarmi e mangiare qualcosa, soste che Francis aveva obbligato a rispettare prima di partire. Quando arrivai, improvvisamente avevo il cuore in gola. La mia vecchia casa, e la vecchia casa dei miei genitori. Non sembrava cambiato niente.
Lì, dove tutto era cominciato... ora, era tutto finito.
Bussai alla porta, e dopo qualche minuto, una donna distratta venne ad aprirmi.
La mia mamma.
Quando mi vide, il fiato le si bloccò il gola.
Le sembrava impossibile che io fossi davvero lì. « Piccola mia! » disse, buttandomi le braccia al collo. « Grazie, ora potete andare. » dissi, rivolgendomi alle guardie che mi avevano scortata.
Mia madre li fissò, con aria circospetta, e guardò me confusa. « Ti spiegherò tutto più tardi. » dissi, entrando dentro.
Il mio papà stava dormendo su una sedia, la testa appoggiata alla spalliera e le gambe distese sotto al tavolaccio.
Non era cambiato nulla, eccetto me.
« Siediti, Beth. Raccontaci tutto. Robert, Robert svegliati! C'è la nostra Beth! » mio padre si svegliò con un sussulto, e socchiuse gli occhi, strizzandoli, prima di mettermi a fuoco. « Dio Misericordioso, Beth! » Si alzò, barcollando, e venne ad abbracciarmi. « La mia Beth! » io ricambiai l'abbraccio, affettuosamente.
Ero così felice di essere a casa.
« Mamma, voglio riposare un po.' Ti racconterò tutto stasera. »
Lei annuì, tutta contenta.
Andò nella mia vecchia stanza, per prepararmi il letto.
Io sorrisi, e rimasi un po' insieme a mio padre, parlando con lui.
Prima di andare a letto, diedi un'occhiata ai mobili.
Era tutto diverso dalla corte.
Molto più umile, caldo e così familiare.
Andai a letto, e decisi di riposare qualche ora.
Quando mi svegliai, rimasi lì, con le mani appoggiate al materasso.
Era il momento? Forse era il momento.
Dovevo dire ai miei genitori di essere incinta.
Mi alzai, stiracchiandomi e mi stropicciai gli occhi.
Uscii fuori, e mia madre aveva preparato la cena. « Mamma, potevo darti una mano. » dissi, guardando la tavola piena di cose da mangiare. « Alla corte mi facevano mangiare - mormorai - sta tranquilla. »
Mi sedetti a tavola, circondata da mia madre, mio padre, e tanto calore. « Mi siete mancati. » mormorai. « Anche tu ci sei mancata tanto, Beth. Quanto rimani? »
Io scossi la testa. « Solo pochi giorni. Poi dovrò tornare a corte. »
Lei sorrise. « Non posso essere che felice, anche se mi dispiace vederti partire di nuovo. Allora, ci sono novità? »
Io deglutii.
"Oh, mamma, ci sono solo novità."
« In cucina? Ti ritengono brava? »
Io bevvi un sorso d'acqua, e poi iniziai a parlare. « Non lavoro più in cucina. » dissi. « Cosa? » « Mi hanno dato un posto come artista di corte. »
Mia madre e mio padre rimasero con la bocca spalancata. « Oh Santo Cielo, è fantastico! » mormorò mia madre entusiasta. « Sì, piccola mia. E' meraviglioso. » aggiunse mio padre. « Già. Lo è. » « E chi ti ha nominata artista? » Stavo per strozzarmi. « Il Delfino reale. » « Hai conosciuto i reali? Mi avevano detto che a malapena ti rivolgevano la parola. » Evidentemente si sbagliavano. « No, alcuni di loro sono molto... gentili. » dissi, cercando un termine adatto. « Come sono? Mary com'è? E Sebastian? Francis de Valois? » sentivo il cuore che mi batteva all'impazzata.
Come potevo spiegare la fisionomia dei reali e il loro comportamento trattenendo le mie personali sensazioni e emozioni?
« Mary... è bellissima. Intelligente, fiera. Molto gentile, con tutti. »
Una era andata.
E gli altri due?
« Sebastian? »
Ecco. « E' un buon sovrano. E' coraggioso, e... leale. » « Si dice sia bellissimo. » mormorò mia madre, beccandosi un'occhiataccia da mio padre.
Sorrisi. « Già. » dissi, semplicemente. « Lo è?» insisté mia madre. « Sì. » confessai. « Gli hai mai parlato? »
Talmente tanto che sono incinta di suo figlio. « Qualche volta. » « Però, sei diventata importante se ti hanno fatto parlare con tutti questi reali. » « Non molto importante, mamma. » dissi, continuando a mangiare i rimasugli del cibo, che ormai a furia di infilzare con la forchetta avevo fatto diventare una poltiglia.
« Non ho più fame. » dissi a un certo punto. « Perché? » « Sono sazia. » mormorai. « E il primogenito del Re? » chiese mio padre. « Francis? » dissi.
Loro annuirono
. Io sorrisi, perché il pensiero di lui mi rendeva felice.
« E' dolce. » dissi, più a me che a loro. « Dolce? » disse mia madre, confusa.
Io alzai gli occhi, mi avevano sentita. « No, io cioè è... diverso. Disponibile. » « Hai parlato anche con lui? » Io annuii.
A un certo punto, mentre continuavamo a parlare, sentimmo dall'esterno un rumore di zoccoli che picchiavano sul terreno, e voci. Aggrottai le sopracciglia e guardai mia madre insospettita. « Aspettavate qualcuno? » chiesi. « No. Non aspettavamo nemmeno te, pensa un po'. » disse, e guardò mio padre. « Non guardarmi, nemmeno io aspettavo nessuno. » Rimanemmo seduti intorno al tavolo, in attesa che succedesse qualcosa.
I cavalli si fermarono proprio fuori dalla nostra casa, e mio padre si alzò in piedi.
Si mise una mano davanti alla bocca, e si avvicinò al piccolo divanetto accanto al braciere. « Non dite una parola. »
Mi alzai anche io, mettendomi accanto a lui, iniziando a fissare la porta.
Bussarono.
Mio padre ci guardò, e mia madre lo intimò ad aprire.
Mio padre rimosse tutti i lucchetti, e tolse il paletto che serviva a protezione della vecchia porta di legno. Aprì e un paio di guardie reali si pararono davanti a mio padre. « Abita qui Elizabeth Duval? » chiese la guardia più anziana. « Sono io. » mormorai, facendomi avanti.
Annuirono, e si divisero, creando un varco tra di loro.
Alle loro spalle c'era qualcuno, con un cappuccio.
Si fermò sulla porta, e lo tolse.
Il mio cuore perse un battito, e forse anche due. « Francis. » mormorai, allibita.
Il principe indugiava sull'uscio, come un ragazzo intimidito dagli estranei.
Visto così, sembrava un ragazzo comunissimo. Con i capelli biondi scarmigliati, un sorriso timido e brillanti occhi azzurri.
Mio padre si girò verso di me, in cerca di spiegazioni, e fu mia madre a parlare. « Ma chi è? » disse, non capendo assolutamente nulla di ciò che stava accadendo. « Madre... lui è Francis di Valois... E' il Delfino reale. »
Mia madre impallidì, e per poco non cadde al suolo svenuta. « Oh, Madre Misericordiosa! » disse a un certo punto. « Vostra Grazia, entrate prego, non rimanete lì sulla porta! » disse mia madre, prostrandosi fin quasi al pavimento.
Mio padre aveva perso la facoltà di parola, rimaneva in piedi accanto alla porta a fissare il principe con uno sguardo inquietante. « Potete andare. Lasciate solo Fiona. » ordinò alle guardie, e queste dopo aver fatto un inchino con la testa, partirono alla volta del castello. « Buonasera, potreste dirmi dove potrei lasciare il mio cavallo per stanotte? » chiese Francis a mio padre. « Ma certo, se mi permettete lo condurrò io stesso nelle nostre stalle. Sarebbe un onore per me. » « Grazie, ve ne sarei grato. » mormorò Francis, con un sorriso.
Mio padre indossò la mantella che teneva appesa, e uscì fuori, prendendo la docile Fiona per le briglie e conducendola fino alle nostre stalle.
Lo sguardo del principe indugiò su di me, e i miei occhi fecero lo stesso con lui, diventando lucidi. « Beth. » mormorò Francis, sottovoce. « Ciao, Francis. » dissi io.
Il principe si avvicinò a me, con passo rapido e sebbene fossimo stati lontani soltanto due giorni, mi abbracciò come se fossi la cosa più preziosa che avesse.
Mia madre non aveva capito assolutamente nulla, e ci guardava con un'espressione di confusione totale.
Io ricambiai l'abbraccio, e rimanemmo così non ricordo per quanto tempo. « Mi sei mancata, dolce Beth. » mi sussurrò all'orecchio. « Anche tu. » risposi di rimando. « Salve, signora. » disse rivolgendosi a mia madre.
Lei si inchinò di nuovo, facendomi alzare gli occhi al cielo. « Non ce n'è alcun bisogno, davvero. » mormorò Francis. « Posso prepararvi qualcosa da mangiare, vostra grazia? Il viaggio sarà stato lungo. » « No, non vi disturbate. » rispose lui. « Dai, Francis. Sarai stanco, avrai bisogno di mangiare. Ti preparo qualcosa io. » dissi sorridendo. «Madre, non preoccuparti. Ci penso io a lui. »
Mi avviai verso la cucina, e iniziai a preparare qualcosa per il principe.
Mia madre a tavola non faceva altro che parlare, e Francis, con una santa pazienza, rispondeva gentilmente ad ogni sua domanda.
A un certo punto lui si alzò, raggiungendomi. «Le hai già detto qualcosa? » mi mormorò, a bassissima voce.
Io scossi la testa « No. » mormorai. « Bene. » disse lui, e si allontanò.
Io lo seguii con lo sguardo, senza capire, e continuai a cucinare.
Quando ebbi finito, portai in tavola il piatto, sedendomi accanto a lui. « Dicevano che solo Sebastian fosse bello, ma le voci erano inclementi. Voi siete molto bello, vostra grazia».
Francis sorrise, imbarazzato. « Madre. » dissi, a mo' di rimprovero.
« Va tutto bene. » rispose Francis.
Io scossi la testa.
Quando finimmo di mangiare, Francis iniziò a sembrare nervoso.
Lo guardai, per cercare di capire cosa si aggirasse nei suoi pensieri.
Spostò la sedia dal tavolo, e si posizionò con quella davanti a mia madre.
« Signora, io e Beth dobbiamo dirvi una cosa » Mi voltai verso di lui, spaventata. « Francis, di che stai parlando? » dissi, confusa.
Lui mi prese la mano, e la strinse forte nella sua.
Mia madre guardò quel contatto, e fissò i suoi occhi nei miei. « Sono innamorato di vostra figlia. » disse, tutt'a un tratto.
Mia madre spalancò gli occhi, le sembrava folle, come sembrava a me in quel momento. «Vostra Grazia... cosa dite? » mormorò lei, ancora stordita.
Intanto era rientrato anche mio padre, e Francis si sentì ancora più intimidito dalla sua presenza. « Francis, non devi se non vuoi. » mormorai, mortificata. « No... voglio. »
« Signore, come ho già detto a vostra moglie, sono venuto qui per dirvi che sono innamorato di vostra figlia. La amo con tutto me stesso, dal giorno in cui ha messo piede a corte. »
Mio padre si lasciò cadere sulla sedia, e poggiò i gomiti sulle ginocchia.
« Continuate, vostra grazia. » disse lui.
Francis annuì, deglutendo.
Dove voleva arrivare?
« Beth aspetta un bambino. » disse.
Mia madre si portò le mani alla bocca, e poi si voltò verso di me. « Beth, è vero? » mi chiese, agitata.
E così, Francis aveva evitato di farlo dire a me.
« Sì. » confessai, guardando la mano che era ancora stretta in quella di Francis. « Aspetta un bambino. » continuò Francis « E io sono venuto qui per rassicurarvi: lei non sarà mai sola. Ci sarò io al suo fianco. Cresceremo questo bambino, e lo educheremo, e non gli faremo mancare nulla. Io non le farò mancare mai nulla. Mi prenderò cura di vostra figlia. E di voi, se mai ne avrete bisogno. Lei non dovrà pensare a nulla, penserò a tutto io. Tutto quello che vi chiedo è di accettarmi, nella vostra famiglia, e di permettermi di prendermi cura di lei per il resto della mia vita. Non c'è niente che potrebbe rendermi più felice. » concluse, con lo sguardo rivolto verso il mio, le guance rosse e un debole sorriso.
Mia madre scoppiò a piangere e mio padre la abbracciò.
Cercai di sondare i loro pensieri, perché non riuscivo a capire i loro sentimenti a riguardo. «Mamma? » chiamai, piano. « Mamma, parlami. » le dissi, preoccupata.
Lei si asciugò le lacrime, poi prese le mani di Francis. « Sono le cose più belle che io abbia mai sentito. »
Io e lui tirammo all'unisono un sospiro di sollievo. « Cosa vorrebbero una madre e un padre di meglio per la loro bambina? Beth, lui ti ama più se stesso... è così chiaro. »
Francis mi osservò, ed io arrossii. « Lo so. » confessai. « Vostra grazia, vi siamo debitori. Se vorrete accettare, vi diamo il benvenuto nella nostra umile famiglia. » « Non potrei esservi più grato. » mormorò Francis, con un sorriso.
« Mamma, noi andiamo a casa mia. » « Sei sicura di non voler rimanere qui? Sarà fredda, non l'apriamo da tempo. »
Io annuii. « No, no tranquilla. Prendo solo un po' di legna. » Francis mi anticipò, e la prese lui.
Poi sorrise a mia madre, e lei sorrise di rimando.
Le piaceva Francis.
Ma d'altronde, era raro trovare qualcuno a cui non piacesse.
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Once Upon a Time, a Reign | Completa, in revisione |
FanfictionLa dolce e innocente Elizabeth, figlia di contadini è cresciuta lontana dalla città e dagli sfarzi della corte francese, e il suo unico diletto nella vita è quello di fermarsi ad osservare i paesaggi dalla collinetta della campagna, e delinearne i p...