Capitolo Ventisettesimo

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Non appena mi sdraiai, sentii di nuovo bussare alla porta.
Alzai gli occhi al cielo, era una congiura. « Miss Elizabeth? » annuii.
Questa volta si trattava di una donna. Sembrava essere nobile dal portamento, e dai gioielli, ovviamente.
Indossava un vestito di seta verde zaffiro, con uno scialle pregiato adagiato sulle spalle.
I capelli corvini erano raccolti in due bande, che si riunivano in uno chigon decorato con delle perline. Il viso era austero e, seppur non troppo giovane, molto bello. « Posso entrare? » La richiesta mi sembrò davvero strana, ma non mi sentii di rifiutare. La donna entrò, ed io chiusi la porta. Scrutò la stanza, toccando mobili, oggetti, vestiti. Poi, si sedette su una delle poltrone, e nella mia camera, mi invitò a fare lo stesso.
Nelle mani recava una busta. « Vi starete chiedendo il perchè di questa visita. » « In realtà mi sto chiedendo per primo chi siate voi. » La donna rise, e poi annuì. « Avete proprio ragione, vi chiedo scusa. Sono Diane de Poitiers, la madre di Sebastian. »
Spalancai gli occhi, e una sorta di timore riverenziale nacque in me alla vista di quella donna. Non solo Diane era la madre dell'uomo che amavo, ma era anche l'amante storica del Re, riuscita a mantenere il suo posto per interi decenni. « Oh, io non immaginavo che.. » Con una mano mi chiese di stare zitta, ed il mutismo non tardò ad impossessarsi di me. « Credo che abbiate sentito parlare di me. » Io annuii, certo che avevo sentito parlare di lei!
« Io ho sentito parlare di voi. » « Di me? » chiesi stupita. « Già, da mio figlio. »
Mi sentii vacillare.
E così Sebastian aveva parlato a sua madre di.. me? Ma per quale dannatissimo motivo?!
« Vostro figlio? » Diane annuì. « Questa è da parte sua. » disse, e mi porse la lettera che aveva stretto nelle mani fino ad allora, ed io la afferrai. « Qualcosa non va? » « Oh, no. A quanto pare Bash vi ha semplicemente scritta. » La busta però, era aperta. « Perchè è aperta? » « Perchè ho il diritto di sapere quello che mio figlio sta combinando. » Mi alzai, furibonda. « Io non credo. Vostro figlio sta per diventare il futuro Re di Francia, perchè sua madre dovrebbe controllargli addirittura le lettere? » Sbottai. « Perchè sua madre ha il diritto di assicurarsi che suo figlio abbia il meglio per il suo futuro. » Disse con una calma glaciale. « Ebbene? Voi vi assicurate di ciò leggendo le lettere che spedisce? » « Beth, devo sapere Bash che intenzioni ha ..  Mio figlio ha perso totalmente il senno per voi, e questo potrebbe compromettere la sua legittimazione. » « Sciocchezze! - sbraitai - Bash è andato in Vaticano per sistemare proprio le pratiche della legittimazione, perchè mai dovrebbe comprometterla? E poi, se state parlando di me e di lui, io non sono la sua amante! E se anche lo fossi, i Re hanno il privilegio di averle delle amanti, e voi ne siete la prova vivente. Ciò non comprometterebbe nulla. E detto questo, IO NON SONO LA SUA AMANTE.  » dissi, scandendo bene ogni parola. « Bash ufficialmente è andato in vaticano per sistemare la faccenda della legittimazione, è vero, ma potrebbe anche darsi che non sia così. Beth, non permetterò ne a voi, ne a lui di rovinare i piani. » « Quali piani? Vi preoccupate che se Bash non diventasse Re voi perdereste tutti i privilegi che potreste avere in quel caso, eh? Avete paura che se Francis salisse al potere, Catherine non perderebbe occasione di cacciarvi via? » « Come osate! » disse balzando in piedi. « Sì, vi preoccupate dei vostri privilegi.. non di quelli di Bash. » « Siete una stupida ragazzina impudente, con la lingua troppo lunga. Badate bene alle mie parole.. questa storia si è spinta troppo oltre. Non mettetevi contro di me, potreste pagarne le conseguenze. » « Fuori dalla mia stanza, immediatamente. » « Voi mi state cacciando? » « Fuori. » dissi puntando il dito verso la porta. Adesso la calma glaciale era mia alleata.
Diane, con un'espressione frustrata e denigrata si aggiustò lo scialle sulla spalle, e senza dire nemmeno una parola, si avviò nel corridoio. Mi lanciò un'ultima occhiata truce, poi sbattè violentemente la porta alle sue spalle.
Quel castello mi stava davvero mettendo alla prova. Ogni cosa era contro di me, avevo poche persone di cui fidarmi sul serio.
Sembrava che ognuno trovasse il modo e la scusa per attaccarmi.
Ma io mi ero da sempre ritenuta una persona forte, e non mi sarei fatta abbattere da nulla.
Non da loro.
La determinazione, quella doveva essere la mia guida.
Poi, ripensando alle parole di Diane, riflettei su dei passaggi che al momento non avevo considerato. In che senso Bash potrebbe essere andato in Vaticano per una questione differente? Estrassi dalla busta già aperta la lettera e iniziai a leggere:

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