Capitolo Quarantatreesimo

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Entrai in camera mia, e Bash non c'era più. Mancavano poche ore all'evento, quindi dovevo prepararmi. Non era per far ingelosire Bash, era soltanto per puro amor proprio che decisi di curare il mio aspetto più del solito.
Sì, forse un po' fu anche per farlo ingelosire, ma questo forse passava in secondo piano.
Mi lavai, dopodiché feci asciugare naturalmente i miei capelli arricciandoli, con dei ferretti che lasciavo scaldare, alle estremità. Poi mi truccai e mi vestii.
Indossai l'anello che mi aveva regalato Bash, perchè in qualche modo, dovevo sentirlo insieme a me.
Dopo un pò di tempo, sentii bussare alla porta. «  Bash, che c'è? » mormorai fredda, allontanandomi dalla porta. «  Voglio che vieni con me. » «  Che cosa? » dissi voltandomi, di scatto. «  Non mi importa di Mary, della mia posizione pubblica. Mi importa solo di te, e voglio che questo pomeriggio sia tu ad apparire al mio fianco. » «  Ma che dici Bash? Hai detto tu stesso di non poterlo fare. » «  Lo so, lo so, ma non mi importa. Vieni con me. » «  Non posso. » mormorai. «  Come non puoi? » «  Vado con Francis. » «  Cosa? » « Non voglio rovinarti l'immagine, Sebastian. Il tuo primo pensiero è stato quello di dirmi che non potevi apparire con me, hai cambiato idea soltanto quando io te l'ho fatto notare, e a me non va. A questo evento vado con qualcuno che ha pensato a me sin dall'inizio.  » « E questo qualcuno è mio fratello? » disse, rabbioso. « Sì! A quanto pare sì!  » dissi, al pari della sua rabbia. «  Il mio fratellino ti ha proprio stregata per bene. » «  Sei un idiota, Bash. Un vero idiota! Tuo fratello non ha fatto altro che spezzare lance al tuo favore e tu invece non fai altro che dargli colpe. Io ti amo, e mi sono innamorata di te prima di sapere che fossi un maledettissimo Re! » dissi furente, quando all'improvviso mi piegai su me stessa.
Una fitta dolorosissima mi aveva percosso il ventre.
Bash si precipitò immediatamente accanto a me, prendendomi la mano e facendomi stendere sul letto. «  Beth, Beth.. cos'hai? » disse in apprensione. «  Niente, niente. Sto bene. » Bash sospirò, baciandomi la mano. «  Tu sei tutto ciò che ho di più prezioso. Ti prego, non mandiamo tutto all'aria. Tu sei tutto quello che ho. » «  No, non è vero. - replicai - tu, sei tutto quello che ho. »
Mi diede un bacio sulle labbra, seguito da uno sulla punta del naso. «  Va bene. Questo pomeriggio sta con mio fratello, io sarò a poca distanza da te. Quando tutti saranno impegnati nella caccia io scenderò da cavallo e ce ne andremo. » disse sorridendo. «  Va bene? » mormorò. «  Va bene. » risposi. 
Bash andò via, lasciandomi in camera da sola, dopo che si fu assicurato che stessi bene. Rimasi ancora un po' sul letto, avevo la testa che mi girava, vedevo tutto sfocato, e chiusi gli occhi per qualche secondo.
Poi mi alzai, e finii di preparami.
Alla fine l'ora arrivò, e Francis bussò alla porta. Indossava degli stivali alti fino alle ginocchia, un completo blu e un cappotto uguale. «  Ciao Francis. » «  Ciao Beth. » disse, posandomi un bacio sulla guancia.
Mi porse un braccio ed io lo afferrai.
Entrambi scendemmo in giardino, dove gli altri stavano aspettando ancora Mary e Bash. Francis mi guardava, sorridendo, e il suo atteggiamento non passava inosservato ai presenti.
Avevo smesso però di interessarmi a ciò che tutti gli altri pensavano di noi.
Bash e Mary avevano il diritto di essere felici, osannati da tutti, mentre io e Francis vivevamo nell'oblio, con i cuori chiusi, ghiacciati, senza possibilità di passare la propria vita accanto alle persone che amavamo.
Quando anche Sebastian e la regina Stuart, insieme a Catherine e Re Henry arrivarono, montammo a cavallo.
In pratica, Francis mi aiutò a salire, perchè ero una vera incapace e mentre io non riuscivo a montare, Francis rideva. «  Cosa ridi? » sussurrai, cercando di non far sentire le mie parole a nessuno. «  Sei adorabile. » mormorò lui, mentre mi aiutava per l'ennesimo tentativo. Alzai gli occhi e vidi che Bash ci stava osservando, con un'espressione corrucciata sul volto.
Io e lui eravamo due anime in pena, che si muovevano sconsolate in un presente che non ci motivava.
Ero sicura che in quel momento, se avessimo potuto saremmo corsi l'uno nelle braccia dell'altro, abbandonando convenzioni e protocolli, e invece ci limitavamo a guardarci da lontano, indossando una maschera, camuffando i nostri sentimenti, presentandoci come ci volevano le persone.
Francis salì dopo di me, e mi strinse al suo petto, mentre teneva le redini di un bellissimo cavallo bianco e grigio.
Cercavo di non pensare all'imbarazzo che comportava quella situazione, e cercavo di tenere solo gli occhi puntati verso il sentiero di fronte a me.
Imbarazzo non per Francis, perché ormai di imbarazzo con lui non ne provavo più, ma per le persone che ci circondavano, per gli sguardi di Bash, Mary, Catherine e Henry.
Vedere Francis che mi sorrideva, mi parlava, mi indicava le cose da vedere, e con le braccia mi strigeva, era un po' una novità per tutti. Soprattutto per Mary, infatti la regina ogni tanto si girava verso di noi, e lanciava uno sguardo pensieroso prima a me e poi al principe, e leggevo nei suoi occhi che qualcosa non le andava a genio.
Avrei potuto dire lo stesso di lei.
Infatti, nella stessa situazione si trovavano Mary e Bash, e Sebastian teneva Mary nella stessa posizione in cui Francis teneva me. Quindi, alla fine, ci facevamo del male senza nemmeno saperlo.
Le loro occhiate parlavano.
Se io potevo accettare di lasciare Bash nelle braccia di un'altra donna, Mary doveva accettare che Francis fosse felice con qualcun'altra, ma dai suoi occhi trapelava che il suo desiderio non era quello.  «  Guarda Beth, quella è un'aquila. »
Disse Francis, puntando il dito verso il cielo. «  Dove? »
Mi afferrò il mento con la mano, e diresse il mio sguardo verso il cielo. «   Lì. » disse semplicemente. «  Francis! » urlò Bash, dal cavallo affianco. « Tieni gli occhi sul sentiero, fratellino.  » «  Anche tu, Bash. »
Io e Mary ci guardammo, consce che la situazione stava diventanto rovente.

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Bash non riusciva proprio ad accettare il concetto di "finzione", ma lui invece pretendeva che io non dicessi nulla delle occhiatine e delle risate che si rivolgevano tra di loro

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Bash non riusciva proprio ad accettare il concetto di "finzione", ma lui invece pretendeva che io non dicessi nulla delle occhiatine e delle risate che si rivolgevano tra di loro.
In quel momento ebbi voglia di scendere, prendere Bash, scaraventarlo giù da cavallo, e prenderlo a botte.
Gli lanciai un'occhiata glaciale, per intimarlo a stare zitto, dato che non era proprio nella situazione per poter parlare.
Francis si zittì, poi sussurrò « Mi dispiace.  » «  Non dispiacerti - risposi - non è colpa tua. Bash dovrebbe imparare a non parlare, quando non è nella situazione corretta per farlo.  » « Sei arrabbiata?  » «  Da qualche settimana a questa parte, sono sempre arrabbiata. »
Finalmente arrivammo in un piccolo boschetto, dove c'erano abeti, pini, arbusti, alberelli e fiori di tutti i tipi.
Un paggio conficcò una bandierina nel terreno, e Francis mi prese in braccio per aiutarmi a scendere.
Una volta scesa da cavallo, feci qualche passo per esplorare il circondario, e scoprii un fiume che scorreva poco lontano. « Signori, che la caccia abbia inizio.  » 
Improvvisamente tutti partirono a razzo sui cavalli, con archi e frecce, che cercavano di contendersi quante più prede possibili.
Cercai con gli occhi Sebastian ma non lo vidi, così mi appoggiai a un albero, in attesa che facessero il giro di ritorno.

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