Capitolo Decimo

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L'alba giunse troppo in fretta. Cercai di vestirmi e lavarmi in fretta e furia e corsi in cucina. Le mie collaboratrici mi stavano aspettando. Preparammo la colazione per circa una ventina di persone. Gli occhi mi si chiudevano, sembravo ubriaca. « Beth va tutto bene? » Leith mi aveva dato una piccola scrollata, quando si era accorto che mi ero quasi addormentata mentre impastavo le brioches. « Si, Leith, va tutto bene. Ho avuto solo un piccolo problemino di fantasmi. » « Fantasmi? » scoppiò a ridere. Mimai di andarsene con la mano, e lui dopo avermi lanciato un'ultima occhiata divertita si allontanò. Fu tutto pronto in circa due ore e mezzo, e la colazione fu servita in orario. Stavamo chiacchierando insieme alle altre ragazze quando Leith entrò e mi disse che ero stata convocata nella sala del trono.. Da Re Henry. Le mie colleghe mi guardarono, dovevo avere proprio un'espressione stranita. Una nuova convocazione prima del pomeriggio. Credo fosse davvero un record. Ci fu la solita procedura, ovvero Leith mi fece annunciare ed entrai. Quando alzai lo sguardo c'era anche Bash, e di nuovo avvertii quel vuoto d'aria nello stomaco. Non sapevo spiegarmi il motivo di tanta agitazione solo alla sua vista. Bash quando mi vide aggrottò le sopracciglia. Non aspettava di vedermi. « Beth, perché siete qui? » mi chiese aggiustandosi sul trono. Mi guardai intorno e vidi che Mary non c'era. Solo lui e Re Henry. « L'ho mandata a chiamare io, figliolo. » Bash guardò suo padre, con uno sguardo interrogativo. Henry si alzò dal trono e si avvicinò a me. Mi inchinai e lui mi sorrise. Sentivo lo sguardo di Sebastian dritto sopra noi due. Aveva lo sguardo corrucciato. « Siete stata impeccabile nel preparare la colazione, questa mattina. » disse con un tono di voce estremamente cordiale, e non sapevo il perché, ma a me faceva rabbrividire. « Vostra maestà così mi lusingate. » dissi sforzandomi di sorridere. Guardai per un istante Bash, che non ci toglieva gli occhi di dosso. « Oh, un po' di rossore su questo faccino non potrebbe starci che bene.. » e detto questo, mi passò il dorso della mano su tutta la zona che delineava la guancia e lo zigomo. Spalancai gli occhi a quel contatto così sfacciatamente intimo e cercai di spostarmi. Nel momento in cui Re Henry si fece colpevole di quel gesto così azzardato, Sebastian balzò dal trono, come se fosse stato spinto da una molla invisibile. « Padre! » disse con un tono di voce alterato. Henry non si scompose. Continuava a guardarmi con degli occhi ardenti e un sorriso predatorio che mi faceva ancora una volta accapponare la pelle. « Si, figliolo? » « È abbastanza! » Henry rise, cosa che fece innervosire maggiormente Bash. « Non hai una fidanzata da accudire? » disse voltandosi appena. « E voi avete una moglie da tenere d'occhio, mi pare. » replicò Bash a bruciapelo. « La Regina Catherine non avrà nulla in contrario. » disse maliziosamente. Io ero sempre più agitata. In un gesto improvviso Henry poggiò la bocca verso il mio orecchio, ed io spalancai la mia per il disgusto. Se fossi stata in una posizione diversa lo avrei schiaffeggiato a sangue. « Venite in camera mia, nel primo pomeriggio. Potremmo discutere meglio delle mani che hanno cucinato quelle buonissime brioches. » Mi sussurrò queste parole all'orecchio, parole che mi fecero venire il voltastomaco. Bash si stava scagliando verso suo padre ma con un gesto della mano gli impedii di farlo e lui si fermò di scatto. Aveva gli occhi lucidi, colmi di rabbia. Io avevo gli occhi lucidi, colmi di odio. Henry si allontanò da me e fece per sedersi sul trono. « Oh, mia cara.. Non dire nulla a mio figlio, potrebbe interrompere la festa. » pronunció quell'ultima frase provocatoria sapendo che Bash era lì insieme a noi, e se ne andò ridendo di una risata sguaiata. Bash corse immediatamente verso di me, che intanto avevo girato le spalle e me ne stavo andando indignata e spaventata. « Beth, Beth.. Fermati! » mi afferrò per una mano e mi fermò. Mi girai verso di lui, con gli occhi dilatati. « Che cosa ti ha detto? Voglio i particolari. » Nella sua richiesta era serio. Non il Bash che avevo conosciuto qualche settimana fa, ma il Sebastian futuro re di Francia. « Mi è stato ordinato di non dirvi nulla. » dissi senza fiato. « Beth, devi dirmelo. » « Non posso. » « Te lo ordino come futuro Re di Francia! - urlò - dimmelo immediatamente. » Non potevo rifiutarmi. « Mi ha detto di andare in camera sua nel primo pomeriggio, vostra maestà. » con una mano mi invitò a continuare. Mi imbarazzava enormemente dirgli il prosieguo della conversazione. « Cos'altro ti ha detto, Beth? » fissai il pavimento mentre le mie guance diventavano del colore di un lampone maturo. « Mi ha detto che discuteremo delle mani che hanno preparato le brioches. » dissi quest'ultima frase con voce rotta, come se in essa ci fossero frammenti di vetro e fosse difficile parlare con le lame che ti ferivano la lingua. « Quel porco schifoso. » mormorò Bash a denti stretti. Io continuavo a guardarlo, e vedevo i suoi occhi normalmente color smeraldo diventare torbidi, colmi di rabbia. « Non andare. » « Sapete che non posso rifiutarmi, vostra maestà. » chiuse gli occhi, inspirando. Era furente. « Con lui che te lo impone non puoi rifiutarti, vero? Mentre io che te lo chiedo con gentilezza vengo ripagato con un due di picche? Non sei venuta stanotte. Allora vuol dire che da oggi in poi qualsiasi cosa che ti chiederò, lo farò non più come Bash, ma come il futuro re di Francia. Solo così mi darai ascolto. » mi voltò le spalle e andò via, lasciandomi con i sensi di colpa e un dolore che mi lacerava il petto. Corsi in camera mia e iniziai a piangere a singhiozzi. Stavo passando io dalla parte del torto. In effetti Bash aveva ragione, però non sapeva nemmeno tutto quello che era successo. La mia vita si stava trasformando in un circolo confuso di azioni e reazioni, che si susseguivano senza nemmeno darmi il tempo di respirare. Aprii le tende giusto per distrarmi e vedere com'era il tempo li fuori. Il sole era alto e splendeva fiero sulla corte francese. Mary e Bash stavano passeggiando. Bash era pensieroso. Non ascoltava nemmeno ciò che Mary diceva. Vidi che Mary cercò  di attirare la sua attenzione, ma Bash scosse la testa e si allontanò, lasciando la regina da sola. Lola si avvicinò a Mary e le due parlarono di qualcosa. Sebbene cercai di interpretare il labiale, non capii cosa si stessero dicendo. La regina diventò pensierosa ed entrambe si allontanarono insieme. Il resto della mattinata trascorse nella norma. Preparai il pranzo ai reali, poi scappai in camera mia, a darmi una rinfrescata. Non avevo visto ne Bash e ne Francis. Pettinai i miei capelli castani e cercai di acconciarli in qualche pettinatura ordinata. Misi il vestito verde che mi era stato regalato e cercai di darmi un po' di coraggio. Salii il lungo scalone e una volta fuori la camera del Re dovetti farmi forza a farmi annunciare. « Ben trovata mia cara. » io feci un inchino, senza dire una parola. Mi guardai attorno. Al centro della stanza era stata portata una vasca, dalla quale uscivano scie di vapori bollenti. All'interno c'erano alcuni petali di rosa e altri di piante che non conoscevo. Un intenso odore di ciclamino invadeva prepotentemente l'ambiente. Accanto alla vasca c'era un carrellino e al di sopra vi erano delle pietanze che io stessa avevo cucinato. Spostai la mia attenzione sul Re e mi resi conto che addosso aveva soltanto una vestaglia rossa e oro, chiusa da una cordicella amaranto. « Stavo per fare un bagno, ma prima avevo pensato di mangiare qualcosa. Favorite con me. » « Oh, vostra maestà non posso. Sono in servizio. » lui fece spallucce. « Come volete. » senza fare il minimo complimento, si sedette su un cuscino e iniziò a mangiare, quasi come se io fossi del tutto assente. « Siediti, mia cara, non fare complimenti. » disse, mosso forse a compassione. « Oh, no vostra grazia. Sto bene così. » Quella situazione non mi preoccupava, fino a che fosse rimasta così. Quello che mi preoccupava sarebbe stato quando avrebbe terminato il suo spuntino. E come temevo, il momento, giunse presto. « Sai, Beth, come ti ho detto prima, avevo intenzione di fare un bagno.. » iniziò ad avvicinarsi a me con passo felpato, lentamente, senza mai perdere il contatto visivo. « Vi lascio in pace,allora vostra maestà. » « Oh, no, no, no. Non hai capito la mia intenzione. » mi bloccai quando mi prese le mani. Lentamente le portò verso il suo petto. Stavo andando in confusione. Non capivo se fosse davvero quello il punto dove sarebbe andato a parare. « Vostra Maestà, io.. » « Sshhh.. Lasciati guidare dalle mie mani. » il mio cuore stava accelerando i battiti. Non sapevo come districarmi da quella situazione. « Potresti farmi un bagno. » « Vostra Maestà.. » provai a replicare. « Sta zitta. » con le mani iniziò a guidarmi sempre più giù, e man mano che le mie mani scendevano il suo respiro iniziava a farsi più accelerato. Scese dal petto, all'addome, fino ad arrivare sulla cordicella. « Scioglila. » « Come? » « Fa come ti ho detto. » esitai. Non volevo farlo. « Fallo. » il suo ordine mi fece sobbalzare e mi accinsi a posare le mani su di essa. Non poteva accadere. Non davvero. Mentre stavo per compiere quel gesto così depravato sentii la porta che si spalancava. « Padre! » tolsi immediatamente le mani da quella vestaglia maledetta e mi voltai. La mia salvezza. La mia ancora. Il mio angelo custode. Sebastian. « Padre, un missionario del Vaticano è appena arrivato a corte. Vuole parlare della legittimazione ed ha bisogno di parlare con voi. » Henry sospirò, snervato. « Uscite, datemi il tempo di cambiarmi. La nostra questione è solo rimandata, mia cara. » « Padre, sbrigatevi. » Bash mi portò fuori dalla camera e chiuse la porta. Mi sorrise. Il mio sorriso preferito. I suoi occhi da felino. I miei occhi da felino. « Grazie vostra maestà. Siete stato la mia salvezza. » prese la mia mano e la baciò. Le gambe mi iniziarono a tremare. Lui era così dolce, ma così lontano. « Non gli permetterò mai di toccarti. » io sorrisi. « Oggi ci è mancato poco. » il suo sguardo divenne sofferente. « Sono felice di essere arrivato in tempo. » « Lo sono anche io, Bash. » dissi, e pronunciai involontariamente il suo nome, facendogli spuntare sul volto l'accenno di un sorriso. « Verrai stasera? » « Elizabeth! » ci voltammo contemporaneamente verso Francis, che stava avanzando verso di noi. « Ciao, Beth. Ciao Bash. Come va stamattina? » disse Francis rivolgendomi un sorriso caloroso. « Un po' meglio, principe Francis. Vi ringrazio. » Bash ci guardò con aria interrogativa. « Molto meglio su cosa? Cosa è successo, Beth? » « stanotte ho avuto dei problemi. » confessai. « Problemi di che tipo? » mi chiese Bash, preoccupato. « Beth stanotte ha avuto dei problemi con Clarissa. » disse Francis anticipandomi. « Clarissa? Ti ha fatto del male Beth? » « Fortunatamente no. » Francis annuì. « Quando l'ho incontrata nel corridoio era sconvolta. Poi la nostra passeggiata è riuscita a calmarla. » disse il principe sorridendo. Io ricambiai il sorriso. « Hai passeggiato con Beth, fratello? » disse Bash, in un sorriso falso. Francis annuì. « Si, e devo dire che la nostra Elizabeth è di grande compagnia. » « Questo lo so. » rispose Bash. « Francis, Bash. Che ci fate tutti qui? » ovviamente, all'appello mancava solo Mary, che era appena arrivata. « Di cosa parlavate? Ciao, Beth. » mi inchinai, tanto per cambiare. « Francis mi stava raccontando di quanto fosse stata bella la sua passeggiata notturna con Beth. » io cambiai espressione. L'aria si stava facendo decisamente pesante. Bash sapeva che Mary provava ancora qualcosa per Francis, e viceversa. Voleva soltanto Vendicarsi, di cosa.. Non lo sapevo. Mary si ammutolì e i suoi occhi scrutarono il viso di Francis in cerca di spiegazioni che non ricevette. « Beth, volete seguirmi? » Francis mi indicò la strada ed io pensai che tutta quella situazione fosse al di la della mia comprensione. Feci un inchino ad entrambi i reali, e lanciai una lunga occhiata a Bash. Sembrava deluso. « Sai se tra quei due c'è qualcosa, Bash? » chiese Mary a Sebastian. « Non potrà mai esserci nulla tra di loro. » rispose acido Bash. « Dovrà riprendersi prima o poi.. Forse non con una cuoca. » Sebastian si girò verso Mary, aggrottando le sopracciglia. « Il problema non è Elizabeth, ma Francis, Mary. Dovrebbe smetterla di girarle attorno. » « Non credo che sia di Francis tutta la colpa. Lei mi pare presa almeno quanto lui, e dovrebbe essere lei ad allontanarla. » Bash, esasperato da quella conversazione andò via, lasciando Mary da sola. Per la seconda volta in una giornata. Ed era un dato significativo. « Mi fate un ritratto? » La richiesta di Francis fu molto diretta, ma detta con la sua consueta dolcezza. « Siete proprio sicuro, vostra maestà? Non sono un granché. » dissi procedendo insieme a lui. « Non siate modesta, avanti. » preferii non parlare oltre. « Mio fratello sembra preso da voi. » Mi voltai a guardare Francis, mentre si sistemava sulla sedia per iniziare il dipinto. Io arrossii. « Ha una delle donne più belle e intelligenti di Francia accanto a sé. » Francis sospirò. « Lo so. » mi resi conto dopo della gaffe che avevo commesso. « Mi dispiace molto vostra maestà. Sono stata indelicata. » « Non vi scusate, Beth. La colpa non è vostra. » mi avvicinai a lui. « Posso? » gli stavo chiedendo il permesso per metterlo in posa e mostrare bene tutti i tratti del suo viso e del suo corpo, assieme al vestiario. « Certo. » Mi sentivo imbarazzata a compiere tutti quei gesti, ma era necessario. Ilprincipe Francis era un ragazzo di rara fattura. Di modi gentili, molto intelligente, bello. Non come suo fratello, però. Il pensiero mi fece arrossire ancora di più, e Francis sorrise. « Siete molto timida. » mi disse mentre gli alzavo il mento. Io annuii. « Siete anche molto bella. » Guardai i suoi occhi color cielo, sinceri e profondi. Passai una mano fra i suoi capelli mossi, e mi accorsi che erano morbidissimi. Mi sentivo quasi in difficoltà, perché mi rendevo conto che lui era un principe e ciò che facevo poteva sembrare sconveniente. Non smetteva di guardarmi. Mi inginocchiai e iniziai ad aggiustargli la camicia e la giacca. « Perfetto, cominciamo la prima parte. » quel giorno iniziai a disegnargli volto, capelli e un po' del busto. « Sapete cosa si prova ad essere traditi dal proprio fratello? » alzai lo sguardo dalla tela, e vidi che Francis aveva un'espressione sofferente sul volto. « No, vostra maestà. » lui sorrise, scrollando le spalle. « Sono stato tradito da Sebastian, sono stato spodestato da lui. Ma non solo io, Elizabeth, tutta la mia dinastia. » Io continuavo a dipingere, mentre ascoltavo le sue parole. « E non mi interessava della corona, sebbene fossi destinato a diventare re fin dalla nascita. Mi ha privato della donna che amavo. » « È innamorato di Mary anche lui.. » dissi continuando a dipingere. « Non come lo ero io. » il pennello si fermò a mezz'aria sui capelli e mi voltai a guardarlo. Stringeva i pugni, e li passava avanti e indietro sui suoi pantaloni di pelle nera. « vostra maestà.. » dissi guardandolo fisso. Non alzava la testa. Stava per piangere. Appoggiai il pennello sul tavolino e mi avvicinai, inginocchiandomi. Aveva gli occhi pieni di lacrime. Da quanto le aveva dentro? Da quanto non parlava con qualcuno? « So come vi sentite, vostra maestà. Vi siete sentito tradito e privato di qualcosa che apparteneva a voi sin dal principio.. E non parlo della corona. » gli sorrisi dolcemente e lui alzò appena lo sguardo, con gli occhi lucidi. Mi sembrava un bambino indifeso in quel momento. « Non posso dirvi che la dimenticherete vostra maestà. Sembra un'idea assurda persino a me. Posso dirvi che piano piano vi abituerete alla sua assenza. » pensai a Bash. « Le cose vi inizieranno a sembrare più normali, quando vi abituerete a pensare senza vederla in ogni cosa che fate. In ogni piccolo particolare, in ogni dettaglio, in ogni punto della vostra giornata. Posso solo dirvi che andrete avanti, vostra maestà. Siete intelligente, vi basterà poco per risollevarvi. » Francis mi guardò e scivolò pian piano anche lui sul pavimento, in ginocchio accanto a me. Mi attirò a se, poggiando la testa sul mio petto e iniziò a piangere. In quel momento dimenticai chi fosse. Dimenticai che il Delfino di Francia stava piangendo per amore. In quel momento vidi solo Francis, un ragazzo ferito che aveva bisogno di un'amica. Così lasciai che si sfogasse, mentre lo abbracciavo e con una mano gli accarezzavo i morbidi capelli biondi. « Non sarà Mary la vostra fine, vostra grazia. » gli sussurravo. « Il vostro inizio siete voi. » Francis mi stringeva, e potevo tastare il suo dolore. Quando si fu sfogato a sufficienza mi guardò con i suoi occhi, azzurri e gonfi. Piccoli e rossi. Come un mare al tramonto. « Bella impressione vi avrò fatto, scoppiando a piangere così. » disse ridendo. « Vi rende più umano degli altri tutto questo, vostra maestà. E vi fa un grande onore. Siete una persona meravigliosa. » mi alzai, aggiustandomi il vestito. « Vostra maestà, domani continuiamo per il ritratto. Adesso dovrei andare, ho la cena da preparare. » « Oh, si certo Beth. Andate pure.. E vi chiedo scusa. » « Siamo pari, vostra maestà. Per stanotte, intendo. » sorrise. Feci per andarmene, lui mi trattenne e, attiratomi a se, mi abbracciò. Abbraccio che ricambiai volentieri, poi me ne andai. Tornai in cucina, e insieme a Penelope e Miranda preparammo la cena. Dalla finestra notai Leith e Greer che ridevano, insieme. Sorrisi all'idea di quei due. Erano così dannatamente carini. Quella sera Penelope mi informò che avrei dovuto assistere anche io quando la cena veniva serviva. Una formalità che veniva preposta ad ogni nuova entrata. Non feci obiezioni, ci sarebbero stati tutti. Lasciai salire prima loro, ed io li seguii di buona lena. La sala era piena. Re Henry, le regine Catherine e Mary. Lady Lola, Kenna e Greer. Leith non riusciva a staccarle gli occhi di dosso e Greer sembrava fare lo stesso. Sebastian e Francis che mi sorrisero quando mi videro. Leith mi spostò verso Bash, lasciando pochissimo spazio tra la sua sedia e me. Penelope venne posizionata accanto Re Henry, Miranda accanto alla regina Catherine. Leith accanto a Mary. Tutto il resto attorno agli altri nobili. « Ciao. » sussurrò Sebastian senza farsi sentire. Sorrise e di rimando sorrisi anche io. La mia mano giaceva penzoloni lungo il mio fianco. Bash fece scivolare la sua e me la afferrò, senza farsi vedere da nessuno. Io arrossii per l'avventatezza di quel gesto. Sebastian sfregava le sue dita sulle mie nocche. Avrei tanto voluto fare lo stesso. Quando ci fu dato l'ordine di andare via, Sebastian faticò a lasciarmi la mano e quasi dovetti strattonarlo. Quella giornata mi aveva sfinita. Mi lasciai cadere esausta sul letto. Mentre stavo per spogliarmi un pensiero balenò fugace nella mia testa. Forse era folle. Bash mi aveva invitata per due volte nella sua camera. Valeva la pena dargli una chance? Mi cambiai. Mi lavai rapidamente per togliermi da dosso tutta la fatica del lavoro e indossai un vestito rosso. Aspettai che si facesse più tardi, per essere sicura di non essere vista. Mi batteva il cuore all'impazzata. Era una buona idea? Chiusi la porta alle mie spalle e mi guardai attorno. Tutto taceva. Affrettai il passo, sforzandomi di non far rumore. Arrivai al grande scalone e cercai di salirlo tutto d'un fiato. Quando arrivai su, ero affannata. Mancavano altri pochi metri, poi sarei arrivata. Corsi, quasi come se fossi rincorsa da qualcuno e finalmente arrivai alla sua stanza. Bussai. Senza neanche chiedere chi fosse Bash venne ad aprirmi. Quando mi vide, il suo volto assunse un sorriso che mai più dimenticherò per tutto il resto della mia vita. Io sorrisi alla pari, scioccamente. « Non ci speravo più.. Vieni dentro. » disse chiudendo la porta. Mi sentivo confusa, emozionata, impaurita e felice. « Sei venuta, finalmente. » disse Bash, sorridendo. «Si, vostra maestà. Sono qui. » « Possiamo abbandonare le formalità, almeno per adesso? Sono solo Bash , Beth, solo Bash. » si avvicinò un po' a me. I suoi bellissimi capelli castani erano proprio come me li ricordavo, lucidi e fluenti. La sua solita ciocca ribelle gli ricadeva sulla fronte. Il portamento fiero. Gli occhi da felino misti tra lo smeraldo e lo zaffiro. La sua bocca piena e solida. L'accenno di barba sulle sue guance. Era perfetto, come lo ricordavo. « Mi sei mancata, Beth.. » proprio mentre stavo per aprir bocca sentimmo bussare alla porta. « Chi è? » chiese Bash. « Bash, sono Mary. Posso entrare? » io spalancai gli occhi. Bash mi prese per mano e mi fece nascondere dietro un paravento. « Bash, se Mary mi trova qui è la fine per me. Voglio andare via. » sussurrai in preda al panico. Bash mi mise una mano sulla bocca, per farmi stare zitta. « Quando lei sarà entrata e sarà di spalle io ti farò un cenno e tu uscirai, ok? » io annuii. Bash corse verso la porta e andò ad aprirla. Da li avevo una magnifica visuale che avrei preferito non avere. Mary entrò ed iniziò a parlare di qualcosa a Bash. Lui fece qualche passo indietro e Mary fece lo stesso. Ad un certo punto si avvicinò al viso di Sebastian e lo baciò. Una pugnalata in pieno petto mi avrebbe fatto meno male, in quel momento. Bash mi fece segno con la mano, e sebbene le mie gambe fossero completamente inutili in quel momento scappai via. "Stupida. Stupida. Stupida." Mi ripetevo mentre scendevo quelle scale a tutta velocità. Percorsi altrettanto velocemente il lungo corridoio. Sbattei la porta della mia camera con una violenza inaudita e mi scaraventai sul letto. Mi misi un cuscino sul volto ed iniziai a mugugnare frasi incomprensibili. Dopo essermi sfogata mi addormentai, vestita. Era stato un errore, un terribile errore. Ad un certo punto bussarono alla porta. Mi svegliai di soprassalto. Mi alzai, cautamente e mi avvicinai alla porta. « Chi è? » « Beth, sono Bash. Aprimi. » non feci domande. Aprii la porta e lo lasciai entrare. « Che fate qui? » domandai. « Beth, mi dispiace.. Io.. » « Vostra Maestà, non fatemi dire cose di cui potrei pentirmi. » dissi sull'orlo di una crisi. « Beth, fallo. » mi implorò. « Bash, Misericordia! Sarà sempre così te ne rendi conto? » non lo chiamavo Bash da più di due settimane, a parte una sola volta involontaria. « Tu che diventerai il futuro Re, con i tuoi impegni, con la donna che ami. Con le nostre barriere, con me che dovrò sempre chiamarti vostra maestà ed inchinarmi quando vorrei solo correre ad abbracciarti. » mi passai una mano sulla fronte, mentre camminavo avanti e indietro nella stanza. « Mi sei mancato da morire nei giorni in cui sei andato via. Ma mi è mancato il Bash che ho conosciuto a casa mia, non il Sebastian Re che ho conosciuto qui. Perché hai voluto mentirmi, Bash? Per quale motivo? » dissi ormai in singhiozzi. « Perché mi manca la terra sotto ai piedi quando ti vedo con lei. » dissi ormai completamente fuori di me, e completamente .. Sincera. Bash mi ascoltava con un'espressione addolorata sul volto. « Ed io Bash? Io ti sono mancata almeno un po'? Scommetto che ti eri completamente dimenticato di me..» Non finii la mia sfuriata che Bash mi corse incontro e mi abbracciò. Mi strinse come se fossi l'unica cosa di cui avesse davvero bisogno. Era stato per tante volte la mia ancora, questa volta lo ero io. Mi aggrappai ai suoi vestiti, affondando il viso nel suo petto, bagnandoglielo di lacrime e rimpianti. « Mi mancheresti anche se non ti avessi conosciuta Beth. » rimasi tra le sue braccia per quanto tempo? Non lo so. Ma lui era li, insieme a me. Io ero tra le sue braccia e mi importava solo quello. Profumava di alcuni fiori orientali. La sua stretta era vigorosa, sicura e calda come me la ricordavo. Mi spostò una ciocca di capelli dal volto, per guardami meglio, al chiaro di una sola candela. « Stanotte dormo con te. » « Che cosa? » chiesi incredula. Lui mi sorrise, continuando ad accarezzare il mio volto. « Va a svestirti, voglio stare insieme a te stanotte. » Io risi e lo abbracciai di nuovo. Avevo già dimenticato tutto? Avevo già dimenticato che la notte è una grande bugiarda? Alla mattina tutto sarebbe tornato esattamente normale, lui Re ed io cuoca. Andai dietro al paravento e feci scivolare il vestito sul pavimento. Due mani allora mi afferrarono la vita. « Questo vestito che ti ho regalato ti sta benissimo. » risi. « Sapevo che l'anonimo benefattore eri tu. » le mani di Bash erano calde e morbide. Il suo respiro sul collo era inebriante. Con lo strato di barba che gli ricopriva le guance mi sfiorò la spalla, provocandomi brividi per tutto il corpo. Con le mani salì su, fino ad arrivare alle mie braccia e ad accarezzarmele. Poi mi posò un leggero bacio sulla nuca. Il cuore mi stava per scoppiare dal petto. Mi girai verso di lui e lo guardai negli occhi. « Andiamo a letto, Bash. » mi allontanai con la pelle che ancora bruciava per via del contatto con il suo tocco. Bash mi seguì. Non disse nulla. Mi misi a letto, con il viso rivolto verso la finestra. Poco dopo sentii Bash che posava i pesanti stivali a terra, toglieva la giacca e si veniva a sdraiare dietro di me. Mi abbracciò e mi strinse in un abbraccio, prendendomi le mani. Sentivo il suo naso schiacciato contro la mia schiena. Poi alzò la testa e mi diede un bacio su di essa. Tutto sembrava tornato a due settimane fa. « Buonanotte, piccola infermiera. » sorrisi. « Buonanotte, piccolo fuggiasco. » Ci addormentammo così, l'una nelle braccia dell'altro. Sembrava che tutto fosse ritornato come prima. Tra le sue braccia mi sembrava di non avere incubi. Mi sentivo al sicuro.

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