Capitolo Cinquantaseiesimo

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« Ciao, cucciolo. » dissi, accarezzandogli le orecchie. « Perché non ti ho mai visto, in giro? » dissi, continuando ad accarezzargli la testa. Lui ansimava, e si guardava attorno, seppur tranquillo. «  Sterling... Sterling! »
Dal piccolo viottolo, una voce che chiamava il cane.
Una voce a me molto familiare, quella di Francis. «  E così è questo il tuo nome, piccino. » dissi, alzandomi.
Il cane si rizzò in piedi, e iniziò ad abbaiare. Francis uscì dal tunnel, e prima di vedere il cane, i suoi occhi indugiarono su di me. Eravamo entrambi estremamente imbarazzati. Mi voltai dall'altro lato, continuando a fissare il lago. «  Ehi, eccoti qua. Mary ti ha cercato ovunque. »
Ah.
Il cane era di Mary, e Francis lo stava cercando. Però... in una sola mattina era addirittura andato a cercarle il cane.
«  Va, Sterling, torna da Mary. Corri! » disse Francis, lanciandogli un ramoscello. «  Lo aspetta una guardia, dall'altro lato. » disse, cercando di aprire una conversazione con me. «  Oh. » dissi, semplicemente. «  E' molto carino. » «  Sì, sì lo è. » rispose lui.
Ci fu silenzio, rotto soltanto dal rumore dell'acqua che si muoveva. «  E' il cane di Mary? » chiesi. «  Sì. Stamattina si era smarrito, e mentre camminavo l'ho visto sgusciare da questo lato del castello, così ho iniziato a chiamarlo. » «  Capisco. »
I nostri sforzi di sembrare normali, e di parlare, fallivano miseramente. «  Ti ho già importunata abbastanza. » mormorò Francis, chinando il capo verso il pavimento.
Combattei con tutte le mie forze per mostrarmi indifferente, ma purtroppo non ci riuscii e dovetti dirlo. « Lo sai che mi piace stare con te. »
Non lo guardavo, i miei occhi erano nella direzione opposta alla sua, ma potevo avvertire la sua presenza alle mie spalle. «  Perché, Beth... siamo così distanti? » disse, rompendo quella farsa. « Perché prima o poi sarebbe arrivato il momento. Speravo soltanto che non ci avesse portati a questo. » « Io non voglio allontanarmi da te, Beth. » disse Francis costernato. « E io non voglio che tu lo faccia. Ma da ciò che ho capito, non potrai più stare alle stesse condizioni di prima. »
Lui sospirò, pesantemente, tanto da indurmi a guardarlo. « Potrei farlo. » «  Non voglio più darti sofferenza, Francis. Vorrei che tu possa essere felice. » « Il mio cuore non ha pace, se non ha te. » « Ti siedi accanto a me? »
C'erano ancora i due divanetti, così mi sedetti. Francis fece qualche passo, e si adagiò accanto a me. «  Quella poesia, quella di Saffo... era meravigliosa. Ne sai altre? »
Lui annuì. «  Sì, ne conosco alcune. » « Fammene ascoltare una. » « Davvero vorresti ascoltarne qualcuna? » « Mi piace il tono della tua voce, mi piace come racconti. » « Ebbene... » disse, schiarendosi la voce.
Mi resi conto lì, in quel momento, che avrebbe fatto qualsiasi cosa per me.
Il che rendeva me e lui così dannatamente vulnerabili. « Cosa c'è in fondo ai tuoi occhi dietro il cristallino, oltre l'apparenza? Dove il tempo d'improvviso si ferma e la mia anima sulle tue labbra resta sospesa? Rapito nello specchio dei tuoi occhi, respiro il tuo respiro. E vivo. » disse, con la voce che gli tremava.
I suoi occhi si persero nei miei, la mia forza morì nel suono delle sue parole. «  Io non... »  «  Come è bella quest'ora... Potesse, fra le tue braccia, perdurare in eterno. Tu mi facesti rinascere il cuore,e ora, se gioisce o se piange, non andare mai via da me, mai... » « Non posso, Francis. Io non posso.  » dissi, voltandomi dall'altro lato.
Le sue parole, mi stregavano, trascinandomi in un mondo lontano, e potevo rivedere le calde isole greche, circondate dal mare e da palme rigogliose, spettatrici di eroi, amori tormentati, morti solitarie e spiagge deserte. « Me lo hai chiesto tu.  » disse, giustificandosi. « Non mi riferivo alla poesia. Perché non ne hai scelta qualcun'altra? » dissi, con la voce che mi si spezzava. « Perché quando ci sei tu non posso fare altro che decantare i versi più nobili che mai cuore osò imprimere su carta. » « Domani parto. Torno dai miei per qualche giorno prima di... » non continuai. «  Perché? » «  Perché ho bisogno di ritrovare me stessa, per capire se tutto ciò che sto facendo sia giusto. » «  Non ne sei ancora sicura? » mi chiese. «  No. » confessai. «  Beth... cos'è quello di cui hai bisogno? » disse, mentre mi alzavo per andare via. « Di essere felice. E di vedere chi mi sta a cuore essere felice. » « E come puoi assicurarti la felicità di qualcun altro, se proprio quella stessa felicità dipende da te? » mormorò lui. «  Si dice che il tempo sia il miglior alleato. » «  Non ti aiuta a dimenticare, Beth. Niente ti aiuta a dimenticare. Una volta che hai conosciuto l'amore, sei perso per sempre. Non puoi più tornare indietro. »  «  Ora devo andare. » dissi, percorrendo a passo spedito quel viottolo floreale. "Dio. Dio. Dio." dicevo, mentre continuavo a camminare.
Lasciai Francis sul posto. «  Beth! » «  Greer! » sotto a un albero, seduti su una bella coperta, c'erano Greer e Lord Julien. «  Beth, posso presentarti Lord Julien? Julien, lady Beth. » «  Molto piacere. » dissi, facendo un inchino. « Il piacere è tutto mio, Lady Greer mi ha molto parlato di voi. Dice che siete una ragazza fantastica. » «  Lady Greer è una delle persone più dolci che conosca, Lord Julien. Vede del buono in tutti, e questo è ammirevole. »  « Oh, sì. Lo è davvero. »

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