Capitolo Cinquantaquattresimo

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«  Ecco i vostri vestiti, Beth. » dalla porta, dopo qualche minuto spuntò Francis con un baule in mano. « Oh, grazie mille vostra maestà.  » dissi andandogli incontro.
Volevo aiutarlo a poggiare quel pesante baule a terra, ma non ne volle sapere così fece da solo. « Quindi momentaneamente resterete qui? » mormorò Francis. «  Si, vostra grazia. Ditemi che sui vestiti non c'era nulla. E c'era qualcosa mentite, per favore. Non riuscirei più a indossarli. »
Francis sorrise, poi rispose. «  No, non c'era nulla. Posso garantirvelo. »
Tirai un sospiro di sollievo. « Grazie mille. Non potrò entrare in quella stanza per i prossimi mille anni.  » «  Saremo tutti morti tra mille anni, quindi non ci sarà più pericolo. » disse Francis, sorridendo. « Bene, vedo che qui non avete più bisogno dei miei servigi. » «  Narcisse... grazie mille. Per... » «  Non c'è di che, Beth. Siete di ottima compagnia. » mormorò lui.
Francis guardò di sottecchi entrambi, forse non aveva capito cosa potesse essere cambiato in quel lasso di tempo.
Narcisse fece un piccolo inchino, poi uscì dalla stanza mentre entrava Bash. «  Ed ecco il tuo altro baule. » disse, poggiandolo accanto al primo. «  Per i prossimi tre giorni la tua camera non sarà accessibile, perchè dovranno controllare ogni singolo spazio e angolo. » «  E quindi? Mi darete un'altra camera? » domandai.
Bash guardò Francis, quasi sentendosi in colpa, per la prima volta. «  No, starai in camera con me. »
Guardai Francis immediatamente, che aveva iniziato a sentirsi a disagio.
Io deglutii, annuendo semplicemente. « Bene, allora io vado Beth. Ci vediamo questa sera al ballo. » disse, senza cercare alcun contatto fisico con me. «  Ah, Francis? » dissi, attirando la sua attenzione. «  Non ti ho nemmeno ringraziato per la tutina. E' stato un regalo bellissimo. Sei davvero dolce. » mormorai. Bash mi guardò, e Francis tenne gli occhi puntati sul mio volto.
Si sentiva a disagio, ma dai suoi occhi traspariva una certa felicità, felicità avuta dal fatto che avevo ammesso quanto fosse dolce davanti suo fratello. «  N-non c'è di che, Beth. E' il minimo. » commentò.
Ci fu una rapida occhiata tra di noi, piena di sentimenti, poi andò via. « Hai controllato quel baule? » dissi a Bash, ancora terrorizzata che potesse esserci qualcosa. «  Io e Francis lo abbiamo controllato tre volte. » «  Bene. » mormorai. «  A che ora inizia il ballo? » domandai. «  Sul tardi, Beth. » «  Uhm, va bene. Sempre nella solita sala? » «  Sì. Perchè non vuoi venirci con me? » «  E cosa, dire che sono tua sorella per giustificarmi? »
Bash sbuffò. «  Sei impossibile. » si avvicinò a me, dandomi un bacio sulle labbra. « Ricordi quando eravamo a casa mia, e potevi dormire accanto a me, abbracciarmi ogni volta che volevi? Non era tutto più semplice? » domandai. «  Sì lo era. Credo che quelli siano stati i giorni più belli della mia vita. » «  No, non lo erano Bash. Il tuo cuore apparteneva a Mary. »
Bash si allontanò, prendendomi per mano e accompagnandomi sul letto. «  Tu mi hai aiutato a guarire. » «  Sì, ma ho soltanto fatto il minimo... quello che la mia fede cristiana mi imponeva. » «   Non in quel senso. A guarire da un amore che non faceva per me. » «  Ma tu avresti potuto vivere con Mary, felicemente, senza di me. Non ti avrei dato alcun problema, l'avresti amata senza limiti. E' stato uno strano scherzo del destino. » «  No, ma che dici? Tu sei stato il più bel regalo che il destino potesse farmi. Io non posso più immaginare la mia vita senza di te. » «  Nemmeno io, Bash. E credo di essermi innamorata di te la prima notte in cui hai dormito insieme a me. » «  Io ti ho amata quella stessa notte, credo. Ma quando ti sei alzata e mi hai detto quelle parole alla finestra... Il mio cuore era dilaniato per i tormenti che mi dava l'amore per Mary. Io ancora non sapevo il destino che si stava progettando alle mie spalle, sapevo solo che Mary era ancora di mio fratello e sapevo che niente avrebbe cambiato la situazione. Quella fu la notte in cui capii che il mio cuore avrebbe potuto tornare ad amare. Avrebbe potuto liberarsi dalle lamiere e amare di un amore semplice, reale. Non sapevo se tu mi avessi corrisposto o meno, perché eri così silenziosa, tranquilla. Innocente. Non mi lasciavi entrare nel tuo cuore, ed io non riuscivo a capire se ci potesse essere un piccolo posto anche per me. Un posto nel cuore di una ragazza così imbranata, inconsapevole della sua bellezza, intelligente, dolce. Ti ho amata, e ti amo... e non c'è un perchè. » «  Oh, vorrei che potessimo tornare a qualche mese fa con la consapevolezza di oggi. » dissi, abbracciandolo. «  Anche io, piccola mia, anche io. Ma non temere, arriverà la felicità anche per noi due. » Lo guardai negli occhi, leggendo la speranza nel suo verdazzurro. «  Dici sul serio? » mi baciò sui capelli, ma non mi rispose. «  Ora devo andare... » mi intristii, non volevo staccarmi da lui. «  Dove vai? Devi proprio? » dissi, riluttante.
Lui sorrise «  Purtroppo sì. » Mi alzò il mento, chiuse gli occhi e posò un bacio sulle labbra, che quasi mi stordì. «  Ogni volta che mi baci il mio cervello si spegne per qualche secondo. » ammisi.
All'improvviso mi prese in braccio, facendomi sedere sulle sue gambe. «  Davvero? » disse, con un sorriso trionfante.
Gli piaceva sapere che mi faceva tutte le volte quell'effetto. «  L'effetto che fai a me è leggermente diverso... » disse, mordendomi il labbro inferiore.
Avevo capito di cosa stava parlando, lo sentivo sotto al vestito. «  Mi piace il tuo profumo. » disse, affondando il naso nei capelli. «  Devo andare proprio... » «  Posso sapere dove vai? » si incupì, e non disse nulla.
Mi alzai, delusa «  Ho capito, non posso saperlo. » «  Beth io... » «  Va tutto bene, non mi devi spiegazioni. Vá, ci vediamo stasera. » «  Lo sai che ti amo? » disse lui. «  Lo so. »
Non dissi "anche io."
Non dissi nulla.
Lui sospirò, mi accarezzò una guancia, mentre io tenevo gli occhi fissi sul pavimento poi andò via.
Mi fidavo di lui, solo che il sospetto mi stava divorando.
Non sapere dov'era, cosa stava facendo e con chi era, era frustrante.
Lui sapeva tutto di me, mentre io ero ancora all'oscuro di alcune parti della sua vita, e questo mi feriva.
Iniziai a gironzolare per la stanza, perché al ballo mancava ancora qualche ora.
Non mi davo pace, non riuscivo a capire il motivo per il quale Bash non mi diceva quello che stava facendo.
Mi alzai dal letto, non ce la facevo a rimanermene inerme.
Uscii dalla mia camera e andai da Francis. Provai a bussare, ma lui non c'era.  « Uffa.  » scesi le scale, e mi recai in giardino.
Francis era alle prese con sua madre, su qualcosa che riguardava sicuramente il ballo. Mi tenni a distanza, senza disturbare nessuno dei due.
Catherine fece un cenno verso di me, disse qualcosa a suo figlio e Francis si voltò.
Mi sorrise ed io mi inchinai.
Catherine si allontanò e Francis venne verso di me. «  Adesso mi tocca anche occuparmi di dove sederanno gli ospiti questa sera. »
Io sorrisi. « Sembri preoccupata, Beth. Qualcosa non va?  » «  Sì, Francis. Ho bussato alla porta della tua camera perchè avevo bisogno di te. » « Tu che mi vieni a cercare? Deve essere una questione davvero importante. Di che si tratta? » « Di Bash. » diss senza giri di parole. « Bash? » disse Francis, aggrottando le sopracciglia. « Lui. Per caso ti ha detto che diamine sta combinando? » «  Perché, sta combinando qualcosa? » «  Ho paura di sì. Più volte gli ho chiesto di cosa si trattasse ma non ha mai voluto parlarmene.
Ha addirittura dato ordini di non dirmi dove si trova. » «  Mi sembra un comportamento davvero insolito da parte di Bash, non ti nasconderebbe mai nulla. » «  Appunto, mi da modo di dubitare di lui così facendo. » « E tu vuoi che io ti aiuti a scoprire di cosa si tratta.  » Io annuii.
Sapevo che cosa gli stavo chiedendo, e sapevo che non sarebbe stato semplice per lui.
Ma mi fidavo di Francis, e sapevo che mi avrebbe aiutata. «  Va bene. Andiamo, Beth. » « Oh, grazie Francis. » dissi, sottovoce. «  Narcisse! » disse Francis, incrociando il lord che camminava pacatamente per i giardini. «  No, vostra Grazia. Meglio non chiedere a lui. » dissi, lanciandogli una finta occhiataccia. «  Cosa sarebbe meglio non chiedermi? » disse, mostrandosi all'improvviso molto interessato. «  La stessa cosa che vi ho già chiesto. » «  Sebastian? » momorò lui. «  Esattamente. » confermò Francis. « Mi dispiace, milady ma non posso dirvi né dove sia né quello che sta facendo. » « Ma perchè? » disse Francis, anticipandomi. «  Perché mi ha dato ordini di non rivelarlo a nessuno. E per nessuno intendo Beth. » disse Narcisse sorridendo. « Va bene, Narcisse... ora mi direte esattamente dove si trova mio fratello in questo momento. » disse Francis, mettendogli pressione. «  Se ve lo dico, finirò nei guai. » «  Oh, andiamo. Non siamo bambini, nessuno farebbe il vostro nome. » «  Voi no, ma lei si. Mi odia. » disse, facendo spallucce. 
Gli lanciai uno sguardo pietrificante, e lui fece finta di distogliere lo sguardo. «  Narcisse, è l'ultima volta che ve lo chiedo. » Lui sbuffò, poi indicò il muro di cinta, dove ero già stata. «  E' di nuovo lì? » domandai. «  Perché, ci sei già stata? » «  Sì, ma non sono riuscita a capire cosa stia facendo. » « Lady Beth, ma perchè vi interessa tanto? » mi girai, quasi ammutolita. Non sapevo assolutamente cosa rispondere. «  Interessa a me, lord Narcisse. Avete problemi su questa cosa? » disse Francis, salvandomi per l'ennesima volta da una situazione spiacevole. «  No, no, assolutamente vostra Grazia. Siete libero di fare ciò volete. Perdonatemi, vostra grazia... milady che mi odia. » fece un piccolo inchino, e per poco non gli rifilai uno schiaffo. Io non lo odiavo, credevo che l'avesse capito. Senza dire neanche una parola ci avviammo verso il muro di cinta, che distava un bel po' dal resto del castello. «  Ma che cosa c'è dietro questo muro di cinta? » «  Una parte del castello molto suggestiva. Ci andammo quando passeggiammo quella notte... la prima notte in cui mi parlasti di Clarissa. » «  Ah, davvero? Non la ricordo molto bene. Non la notte, quella me la ricordo. » dissi, sinceramente. «  Cosa credi che stia facendo? » mi chiese Francis. «  Non lo so... e ho paura di scoprirlo. Ma allo stesso tempo, sento di doverlo sapere. Credi che sia una mancanza di fiducia nei suoi confronti? » «  Io avrei fatto la stessa cosa. » mi disse.
Sospirai, sapevo che lo stava dicendo solo per non ferirmi ulteriormente.
Quando fummo quasi arrivati, Francis mi fermò. «  Vado prima io, d'accordo? Tu rimani qui, con una scusa cerco di parlargli e poi ti riferisco ciò che ho visto.
Così lui non ti vedrà e tu non ti sentirai più in colpa. » «  Promettimelo. » mormorai. « Cosa?  » «  Che mi dirai davvero tutto quello che vedrai. » «  Te lo prometto. »
Gli afferrai la mano, e gli misi la mia sul suo cuore. « Francis, per me è davvero importante.  » «  Lo so. Fidati di me. » «  Mi fido. » lui sorrise, poi si allontanò.
Mi avvicinai al muro, tendendo l'orecchio per sentire un'eventuale conversazione.
Sentii che Francis e Bash stavano parlando, ma non distinguevo bene le loro parole. Evidentemente erano più lontani di dove mi trovavo io.
Aspettai qualche minuto con le mani conserte, continuando ad udire i timbri delle loro voci, quando Francis fu di ritorno. « Allora?  » dissi in preda all'eccitazione. « Niente di importante. » «  Non è vero. » dissi, si vedeva che stava mentendo. «  Francis avevi promesso! Devi dirmi tutto... » «  Fratellino! Torna qui... ho dimenticato di dirti una cosa! » Dal muro di cinta sentii provenire una voce femminile, una voce che ultimamente avevo già sentito. «  Fratellino?! Ma questa è... questa è Claude. » dissi, mentre un macigno si posava in fondo al mio stomaco.
Francis sospirò, chiudendo gli occhi per qualche secondo. «  E così, Claude può sapere quello che sta facendo e io no?! » dissi ormai in preda alla rabbia. «  Beth, aspetta, calmati... » «  Lasciami, Francis! » mi divincolai dalla presa salda del principe e mi diressi verso il muro di cinta, giusto quel che bastò per mostrarmi Claude e Bash che ridevano, e lei che gli dava dei pizzichi sul braccio.
Francis mi raggiunse dopo un po', ed io rimasi in piedi, rossa di rabbia, nel vedere quegli atteggiamenti così intimi da parte di quella stupida viziata.
Tremavo, e avevo un sapore amaro in bocca. Quando Bash si girò, la sua espressione cambiò completamente.
Impallidì, e il sorriso scomparve del tutto. Claude ancora non capiva il suo comportamento, e puntò un dito verso di me. «  La piccola artista, giusto? Ti ha chiamata Bash per far decorare lo spazio dedicato a Mary?  » « Dedicato a chi? » dissi, mentre sentivo che le forze stavano per mancarmi. «  La regina Mary, quella bruna... ma sei stata a corte?! Ah, e mi sono appena ricordata che non sei più passata in camera mia per il mio ritratto. » disse, incrociando le braccia al petto.

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