Capitolo Settantunesimo

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BASH.

Per tutto il tempo del viaggio che mi riportava a corte, non facevo altro che pensare a Beth e a mio figlio.
Avevo dentro di me una frustrazione tale che mi impediva di pensare lucidamente.
Avevo stretto tra le braccia quella piccola creaturina, che era stata il frutto del nostro amore incondizionato, e avevo visto i suoi occhi vedere la luce per la prima volta.
Avevo baciato la sua manina, e la sua fronte, e il mio cuore aveva iniziato a battere, sincronizzandosi allo stesso ritmo del suo.
Realizzai che non avrei mai potuto più vivere senza che il piccolo Francis e la sua mamma affollassero i miei pensieri ogni singolo momento della mia vita.
Frenai bruscamente il cavallo, perché sentivo che qualcosa dentro di me stava per scoppiare. Mi portai le mani al volto, e per la prima volta dopo anni, piansi.
Piansi perché non avevo mai voluto quello che era stato programmato alle mie spalle.
Avrei voluto vivere insieme a Beth e a mio figlio, avrei voluto sposarla, e passare il resto della mia vita insieme a lei, e vedere Francis che cresceva.
Avrei voluto insegnargli a cavalcare, e a cacciare, a tirare con l'arco.
Avrei voluto esserci ogni volta che arrivava ad una tappa importante della sua vita.
Avrei voluto essere un vero padre per quel piccolo, e avrei voluto essere un marito per la mia dolce Beth.
Ma per colpa di quella maledettissima Inghilterra, per il mio dannato padre e per Mary, tutto ciò non mi era stato concesso.
Tutto ciò che sarebbe stato compito mio fare, lo stava facendo Francis, e questo mi rendeva ancora più frustrato.
Premetti la testa sulle mie braccia, e sfogai tutta la mia rabbia.
Beth forse mi odiava, Francis mi biasimava, e mio figlio non sapeva neppure che esistessi.
Per quanto altro tempo Beth avrebbe ritardato il matrimonio con Francis?
Erano passati due mesi e mezzo, e la lettera non era ancora arrivata.
Dovevo agire.
Mi rimisi in sella al mio destriero e corsi verso il castello.« Dove diavolo sei stato?! »
Mary mi stava aspettando furiosa nella sala del trono.
Non le risposi, e mi andai a chiudere direttamente nel mio studio.
Lei mi seguii, indispettita dal fatto che io l'avessi ignorata.
Aprì la porta con violenza, e la richiuse altrettanto violentemente alle sue spalle.
« Devi rispondermi! » disse, con tono alterato.
Alzai un po' lo sguardo, giusto il tempo di comunicarle qualcosa.
Lei lasciò sul volto spazio allo sbigottimento. «E' nato » disse, capendo improvvisamente tutto.« E tra una settimana lo battezzeremo » mormorai.« Lo farai davvero? » disse lei, e la rabbia sembrava aver lasciato il posto all'ansia.« E' un maschio? » mormorò, e mi sembrò di scorgere nelle sue parole un velo di paura.« Sì. »
I suoi occhi si sgranarono, e vidi tutta la sua vulnerabilità.« Per i prossimi tre giorni mi assenterò da corte, d'accordo? Non prendere decisioni senza avermi prima consultato Mary, per favore » dissi.« Dove vai? » sembrava una bestiola impaurita. « Affari esteri » commentai, vagamente. « Non ho nemmeno più il diritto di sapere la verità? Sono tua moglie, non dimenticarlo ».
Per un momento sembrò riacquistare tutto l'orgoglio e la determinazione per cui era conosciuta e amata.

Per un momento sembrò riacquistare tutto l'orgoglio e la determinazione per cui era conosciuta e amata

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Quelli di cui io mi ero innamorato.
Mi sembravano un ricordo così lontano i giorni in cui avevo amato Mary.
E pensavo con ironia che se fossi stato il Bash di una volta, era quello ciò che avevo sempre desiderato, ed ora mi rifiutavo addirittura di consumare il matrimonio.« Va' Mary. Io ti raggiungo più tardi ».
Lei strinse i pugni, e chiuse per qualche secondo gli occhi scuri.
Stava per dire qualcosa, ma poi si trattenne. Girò i tacchi e chiuse la porta alle sue spalle.
Mi dispiaceva trattarla così, e mi dispiaceva mentirle, ma non avrei potuto certamente dirle cosa stavo per fare.
Stavo per recarmi in Vaticano a sollecitare la concessione dell'annullamento delle mie nozze.

Once Upon a Time, a Reign | Completa, in revisione |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora