« Vostra Maestà, ho consultato le carte del Portogallo insieme alla regina, e lei sembra essere soddisfatta. » « Bene. Dove siete stata, Lady Beth? » disse Bash, rivolgendosi a me. «In giro con Narcisse, Vostra Grazia. » risposi. « Una piccola passeggiata, vostra maestà. » disse Narcisse, a sua volta. « Uhm, fortuna che doveva essere una piccola passeggiata. Sono quasi cinque ore che mancate da corte. » « Una piccola défaillance, vostra grazia, ma quando si è in buona compagnia il tempo sembra volare. » disse Narcisse, enigmatico. « Piuttosto, la Regina Mary mi ha chiesto di dirvi se avete aperto quella lettera o meno. Ne vuole sapere gli esiti. »
Vidi Bash impallidire, e strofinarsi la lingua sulle labbra. « No. » disse semplicemente. «No, non l'ho aperta. » « Va bene, ma Mary insiste perché lo facciate. Vostra Grazia. » disse Narcisse, inchinandosi.
Ci allontanammo, e Narcisse mi accompagnò nella mia camera.
« Di che lettera parlavate, Narcisse? »
Lui scosse la testa. « Niente di importante, state tranquilla. Ora riposate, e mangiate qualcosa. Ci vediamo domattina, cara Beth. » disse, facendomi un baciamano.
Io sorrisi, poi chiusi la porta e feci un lungo sospiro.
Solo quattro giorni mi separavano dal rivedere i miei genitori, ed ero felice per questo.
Non avevo ancora parlato con Bash che per dir loro del nostro bambino, avevo bisogno del suo appoggio.
Sapevo che forse era una cosa troppo grande che gli stavo chiedendo, riconoscere un figlio fuori dal matrimonio, in più quando il suo vincolo era già stretto con un'altra donna che non ero io.
Ma mi bastava soltanto presentarlo ai miei genitori, i tempi erano molto duri e se una ragazza si presentava incinta a casa dei propri genitori, senza un compagno, portava il disonore nella famiglia e poteva anche essere allontanata per sempre.
Non potevo correre il rischio di far precipitare anche le loro convinzioni.
Se anche Bash non avesse potuto crescere nostro figlio insieme, lo avrei capito.
Mi bastava semplicemente che lui rassicurasse i miei genitori.
Avevo sempre badato a me stessa da sola, e me la sarei cavata anche quella volta.
Mi lavai, e dopo essermi infilata anche la camicia da notte, iniziai a mangiare qualcosina. Iniziai a pensare a tante cose insieme, la mia vita stava cambiando giorno per giorno e mi riservava sorprese incessanti.
A un certo punto sentii bussare alla porta. Aggrottai le sopracciglia, chi mai poteva essere a quell'ora?
Mi alzai dal letto e andai ad aprire. « Condé. » dissi, sorpresa. « Cosa ci fate voi qui? E' molto tardi. » dissi, rimanendo aperto un piccolo spiraglio.
Lui aveva in mano un piccolo vassoio, con due tazze di thé. « Ci tenevo ad iniziare il più presto possibile quel ritratto che mi avevate promesso qualche giorno fa in giardino. Ricordate? E, inoltre, visto che non riusciamo mai ad incontrarci per un thé, che ne dite se lo prendessimo adesso? »
La questione mi sembrò davvero strana.
Condé era in piedi sulla porta, con le mani che sorreggevano il vassoio, e il suo solito sorriso enigmatico. « Non mi sembra l'ora per discutere di questo, Condé. Sicuramente potremmo trovare un accordo più tranquillo domani mattina, a mente lucida. E magari, domattina, prederemo anche il thé. »
Feci per inchinarmi e chiudere la porta, ma Condé, sorresse il vassoio con una sola mano e con l'altra mi afferrò per la vita, appoggiando una mano sulla mia pancia.
Mi sentii come molestata nell'intimo, e inoltre un gesto simile non poteva non essere fatto apposta.
Aveva toccato la mia pancia per qualche motivo in particolare?
Mi spostai immediatamente dalla sua presa, e lui ritrasse la mano. « Perdonatemi, non volevo trattenervi così. » mormorò lui, mettendosi una mano dietro alla testa. « Non è modo di agire, lord Condé. » dissi, acida. « Lo so, vi chiedo scusa. Allora, per il ritratto potremmo discutere domani mattina? » io annuii, e non dissi altro. « Va bene. E per il thé? » disse lui. « Farvi entrare nella mia camera a quest'ora sarebbe davvero sconveniente, Condé. Ma il thé lo gradisco volentieri. »
Lui sorrise, e mi porse una tazzina. « Sono felice di avervi fatto almeno una cosa gradita. A domani allora, buonanotte lady Beth. » «Buonanotte, lord Condé. » dissi, in maniera sostenuta.
Chiusi la porta, e mi toccai la pancia.
Era turgida, e un po' di sporgenza aveva iniziato ad esserci.
Mi portai una mano alla fronte.
Che Condé avesse davvero capito che aspettassi un bambino? E se la Regina mi avesse accusato di qualcosa, cosa avrei detto?
Mi sedetti sul letto, e iniziai a riflettere.
Ma ormai, cosa avevo da riflettere?
L'azione c'era stata e se Condé lo avesse capito o meno, lo avrei saputo nei giorni successivi. Mi sdraiai nel letto, mi coprii quasi fino al collo e iniziai a guardare fuori dalla finestra.
Quella notte il cielo era senza stelle.
Una brutta sensazione, di inquietudine, iniziò a farsi strada nel mio cuore.
Non potevo contare sulla presenza di Bash, perché quella notte lui non sarebbe potuto venire a farmi compagnia.
Scesi dal letto e chiusi le tende, così l'oscurità mi avrebbe fatto meno paura.
L'Oscurità.
Mi ero quasi dimenticata del tempo che mi aveva concesso. E poi, scaduto quel tempo, cosa sarebbe accaduto?
Presi la tazza di thé, ed iniziai a sorseggiarlo prima che si facesse troppo freddo.
In effetti, era davvero buono.
Tra i mille pensieri che affollavano la mia mente quella notte, mentre le palpebre iniziavano a diventare sempre più pesanti, caddi in un sonno profondo.
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Once Upon a Time, a Reign | Completa, in revisione |
FanfictionLa dolce e innocente Elizabeth, figlia di contadini è cresciuta lontana dalla città e dagli sfarzi della corte francese, e il suo unico diletto nella vita è quello di fermarsi ad osservare i paesaggi dalla collinetta della campagna, e delinearne i p...