Quarantaquattresimo

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"Tuo marito non poteva ospitarti?" Disse una voce facendomi sobbalzare. Mi levai le scarpe col tacco che una volta sfilate mi fecero provare sollievo. Andai in cucina dove trovai Paulo con una bottiglia di birra in mano e due molto probabilmente già bevute. "Ciao" Dissi. "Non ti siamo serviti per quattro mesi nei quali non hai perso tempo per mettere al mondo un bambino e ora vieni da noi? Cosa credi che una volta nato lo culleremo noi?"Domandò guardandomi negli occhi. "Mentre tu sarai a farti la ragazzina di 18 anni?" Continuò riprendendo a finire il contenuto della bottiglia di vetro. Rimasi scioccata non sapevo cosa dire, non mi avrebbe mai detto delle cose del genere Paulo eppure l' aveva appena fatto. Era veramente arrabbiato. Mi sentii offesa. "Come ti permetti?" Sbottai urlando. "Come mi permetto di dirti la verità?" Ammise ridendo penso dal nervoso. Buttò la bottiglia sul tavolo facendola rotolare sul tavolo, pressò con entrambe le mani sul tavolo per alzarsi e quando si alzò barcollò. Si tenne al tavolo fino a quando non fù costretto a mollare la presa per passare dal salone alle scale, lasciò la presa e continuò a camminare fino a quando non stava per cadere a terra e le mie mani si appoggiarono sulle sue spalle. I suoi occhi incrociarono i miei "Sei sempre più bella" Mi sussurrò, le sue labbra si ritrovarono sulle mie e il bacio venne approfondito sempre di più. La sua mano mi alzò il vestito e incominciò ad accarezzarmi la gamba. "Non me ne fotte un cazzo se sei incinta" Ammise dopo essersi staccato dalle mie labbra e sfiorando il mio collo. Gemetti di piacere. "Paulo" Dissi. "Mi fai impazzire quando dici il mio nome così" Disse sorridendo. Mi staccai " Possono arrivare i ragazzi da un momento all' altro" Ammisi mettendo una ciocca di capelli dietro l' orecchio per poi salire le scale ed entrare in camera. La porta della stanza di Paulo era aperta e vidi Antonella dormire nel suo letto. Mi chiusi in camera e mi slacciai il vestito rimanendo solo in intimo, la porta si aprì e cercai di coprirmi con entrambe le mie mani quel che potevo. "Che fai? esci" sbottai. Andando verso Paulo che chiuse a chiave la porta. "Esci" sussurrai. "Sta zitta" Disse lui avvicinandosi. Mi prese dalle spalle facendomi sbattere le spalle alla porta e mise le sue mani all' altezza del mio viso bloccando il mio corpo con il suo. "Sei mia" mi sussurrò all' orecchio provocandomi dei brividi. Questo ragazzo era la mia debolezza e non penso che avrei restito per molto. "Mi ami' Ammise lui sicuro "Si, ti amo Paulo" ammisi io. "Ma non possiamo, tu stai con Antonella e lei sta dormendo nella camera accanto" Dissi con i sensi di colpa. "E tu aspetti un bambino da Ronaldo" Ammise lui girando la chiave e uscendo dalla mia stanza lasciandomi con quella voglia matta di averlo accanto.
Mi svegliai e la prima cosa che feci fu toccare la mia pancia che incominciò a brontolare provocandomi un sorriso. Scesi e trovai tutti i ragazzi a tavola a mangiare. "Buongiorno" Dissi stiracchiandomi. Alvaro teneva fisso il suo sguardo nella mia pancia. "Ho fame" Ammisi prendendo pane e nutella. "Avete, devi incominciare a parlare al plurare" Ammise Paul. Intanto Scesero Paulo e Antonella. "Buongiorno" Disse l' argentina. "Buongiorno" Dissi sorridendole. Mi sedetti e incomiciai a spalmare la nutella sul pane. "Qualcuno può accompagnarmi al centro?" Chiesi "Tuo marito ti ha dato buca?" Disse Paulo togliendomi al nutella dalle mani. "Non è mio marito" ammisi. "Domani si" mentii divertita facendomi guardare male da tutti i ragazzi. "Scherzo, non ho intenzione di sposarmi o almeno non per il momento" ammisi mordendo il pane. "Cosa speri che sia?" Ammise l' argentina avvicinandosi. Le sorrisi. "Non lo so" dissi posando il pane nel piatto. "Non ci ho mai pensato" ammisi toccandomi la pancia. "Qualcuno può accompagnarmi?" Domandai. "Spero sia maschio" ammise Paul "Lo speriamo tutti" Disse ridendo. "Vado a piedi" Ammisi. Salii le scale. Mi vestii e scesi. "Ciao" Dissi per poi uscire. Camminai, ma mi dovetti fermare per dei dolori al basso ventre. Tornai indietro ed entrai in casa. "Qualcuno deve accomagnarmi in clinica e subito" Sbottai contorcendomi dal dolore. I ragazzi si alzarono. "Che hai?" Chiese Alvaro. "Non lo so" Dissi "Sento qualcosa muoversi" Urlai. Paulo sorrise. "Che ridi?" Chiesi sedendomi nel divano con l' aiuto di Simone e Alvaro. " E' tuo figlio che si sta muovendo" Disse ridendo. "Scusa se non so nulla a riguardo e non ho una madre la quale possa spiegarmi tutte queste cose" Ammisi infastidita. Mi alzai la maglietta e vidi la pancia deformarsi dai calci del bimbo o della bimba. Mi voltai incominciando a piangere silenziosamente. "È una cosa bella" Disse Alvaro prendendo la mia mano e mettendola nel punto in cui il bambino stava scalciando. Scossi la testa e levai la mano rifiutando il contatto con il bambino. Simone si sedette accanto a me e mi asciugò le guance bagnate. Alzai il mio sguardo verso Paulo, perchè in fondo colui che volevo al mio fianco in quel momento era lui.

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