Ara era in Argentina? Mi alzai dal divano e guardai i miei due fratelli. "Ho parlato io con lei ieri" Ammise mia madre "Mamma parli di Ara?" Domandai con i battiti del cuore che al solo pronunciare quel nome acceleravano. "Si, quella da cui aspettavi un figlio" Ammise mia madre per chiarirmi le idee e forse quello non era il modo adeguato di chiarirmele. Entrambi i miei fratelli sobbalzarono di fianco a me e mi guardarono straniti. "Paulo stavi per diventare padre?" Ammise il più piccolo, Mariano. "Si, l' ha perso" Ammisi. Sia i miei occhi che quelli di mia made non smisero di guardarci. "Dov' è?" Domandai "Non lo so Paulo" Ammise mia madre. "Dove vi siete incontrati?" Domandai. "Al bar in piazza" Ammise e dopo quelle parole mi diressi lì. Rimasi in macchina ad osservarmi intorno. Presi il cellulare e composi il suo numero. "Pronto?" Rispose. La sua voce sembra spenta, triste e in quel momento pensai che era con Matt."Ara sono Paulo" Ammisi preoccupato. "Lo so chi sei" Sbottò lei. "Devo vederti" Ammisi. "Paulo non sono a Torino, è successo qualcosa?" Domandò. "Sono in Argentina e so che sei qui. Devo parlarti di Simone" Sbottai mentendo. "Dove ci vediamo?" Domandò sbuffando. "Al bar dove hai incontrato mia madre" Ammisi. La chiamata venne chiusa e scesi dalla macchina aspettando solo che lei arrivasse. Dopo alcuni minuti la vidi correre verso la mia direzione. Strinsi tra le mie braccia il suo corpo e il suo odore mi fece capire che la persona che mi mancava più di tutte era lei. "Simone come sta?" Domandò preoccupata. " Vi siete lasciati?" Domandai con la speranza che fosse un si, non solo per me, ma anche perchè non volevo che stesse male. " No" Ammise lei e un pezzo di mondo mi cadde addosso, speravo solo di buttare un sospiro di sollievo, ma non accadde. "E' successo qualcosa?" Domandò "No Ara" Sbottai arrabbiato. "Lo ami?" Dissi alzando lo sguardo "Si, Paulo" Ammise lei. Annuii con la testa e mi alzai. "Te ne vai?" Domandò afferrandomi la mano. "Si, vuoi essere accompagnata?" Domandai con la speranza di un si. "Si" Ammise. Mantenendo le distanze entrammo in macchina e mi indicò la strada dell' hotel. Una volta arrivati lì mi diede un bacio in guancia. "Grazie" Disse per poi scendere. La vidi entrare e una voglia di spaccare tutto si impossessò di me, ma l' unica cosa a cui diedi pugni fu il volante.
"La situazione è difficile e non riesco a sopportarlo non sei più la stessa non voglio lasciarti andare.Come spiego al mio cuore che oggi te ne vai.Come dirgli che può continuare senza di te.Come fingere per non fargli notare, che da oggi non sarai più insieme a me.."
ARA
Erano le 22:00 e da quella mattinata non smisi di pensarlo. Risentire il suo profumo così vicino mi fece risentire a casa, ma di casa non c' era un bel niente perchè la mia casa doveva essere sentire il profumo di Simone e non quello di Paulo. Mangiai con i miei compagni e ora ci stavamo dirigendo verso un pub e neanche il tempo di arrivare al pub già ero alla seconda bottiglia di birra e ridevo per non piangere. Mi mancava. I miei compagni continuarono ad andare avanti, mentre io rimasi indietro.
Avevo voglia di spaccare tutto, misi le cuffie alle orecchie e feci partire una canzone a caso, dovevo distrarmi, ma la canzone che partì non mi fece distrarre per nulla.
"Sto vagando per le strade, non so dove andareDisorientato, confuso, non so che farePerché l'unica cosa che faccio è pensare a teE questo cuore ti chiama gridandoNella mia mente è chiaro che oggi te ne vaiÈ il mio cuore che non lo vuole accettarePerché ha bisogno del tuo amore e del tuo caloreDimmi come alleviare il dolore.."
Incominciai a tornare indietro, acquistai velocità con le lacrime che scorrevano lungo le mie guance e il dolore che si impossessò di me. Attraversai la strada e presi per una stradina ritrovandomi faccia a faccia con un ragazzo.
"Scusa" Dissi allontanandomi e staccando il cellulare che indicava la batteria scarica. "Scusa?" Ripetè con un accetto spagnolo. "Perdoname" Ripetei scusandomi ricordandomi di essere in Argentina e che parlavano spagnolo. "Perdoname" Ripetè ridendo. "no le parece que hay caliente?" Non pensi ci sia caldo mi disse allungando la mano sul mio sedere. "Como?" Ripetei allontanandomi. Lui mi prese per il polso facendo presa e appoggiò le sue labbra sul mio collo ed io cercavo di allontanarlo. "Lo que està pasando aquì?" Domandò una voce arrabbiata facendo allontanare il ragazzo da sopra di me. Era buio, ma lo riconobbi.
DAL CAPITOLO II
"Perfetto sono a piedi" dissi a me stessa ad alta voce. Sbuffai per poi chiudermi la porta di casa alle spalle. Erano le 22:00 e c' era già buio. Camminai a lungo con le mani nelle tasche dei miei short, quando dei rumori mi fecero accelerare il passo. Svoltai, girai l' angolo e mi trovai un ragazzo davanti. Mi spaventai e feci dei passi indietro. Mancava davvero poco a casa Juve, era nell' altro marciapiede, forse se correvo ce la facevo.
"Scusa" Dissi col cuore a mille, che a poco temevo che lo sentisse
"Scusa?" Disse ripetendo il ragazzo
"Non pensi ci sia un pò troppo caldo?" Riprese il ragazzo
" Devo andare" Dissi fredda attraversando e andando nell' altro marciapiede. Mi prese per il polso stringendolo, mi girai lasciandogli uno schiaffo, ma il braccio venne bloccato prima del previsto.
"Che succede qua?" Un accento argentino, ma non era la voce di Alvaro. Era quella di Paulo.
...
Rimasi a pensare alla prima volta che accade. " Stai bene?" Domandò dopo aver mandato via quel ragazzo. Annuii e continuai a camminare senza dargli conto. Mi afferrò per il polso e mi fece girare. "Ara" Mi disse con la sua voce. "Che vuoi?" Sbottai. "Te e non ho mai smesso di volerti" Ammise unendo le sue labbra alle mie.
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•La mi joya•
RandomMio padre è il responsabile dell' area medica della Juve. Inutile dire che ho l' accesso ovunque, grazie alla grande amicizia di mio padre con Massimiliano Allegri, allenatore della Juve. Con tutti i giocatori della Juventus ho un buonissimo rapport...