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"Simo che ci fai sveglio?" Sbottai. "Ti ho aspettata, posso sapere dove cazzo sei stata?" Domandò "Sono le cinque del mattino" Disse alzandosi dal mio letto e venendo verso di me. Le sue bracia cinsero il mio corpo e una volta che il mio viso si trovò vicino al suo collo scoppiai a piangere. Mi spinse dentro delicatamente e chiuse la porta. "Hai dormito?" Mi domandò "Si" Ammisi sedendomi nel letto e asciugandomi le lacrime. "Mi spieghi dove sei tutte le sere?" Domandò. "Da nessuna parte, da nessuna parte di cui preoccuparsi" Ammisi alzandomi. La sua mano afferrò il mio polso. "So che è un momento difficile per te" Ammise tirandomi verso di se. "Ma non rovinarti". In quel momento capì che persona era Simone. Simone era in grado di capirti, di starti accanto nei momenti in cui sei più sola e non mi meraviglio se penso che lui e Alvaro sono molto amici. Sorrisi e gli accarezzai la nuca mentre il suo sguardo era fisso su di me. "Sono fortunata ad avere te" Ammisi piangendo. Quelle lacrime che stavano per scendere non le fermai, le lasciai scorrere lungo le mie guance perchè erano lacrime di liberazione. La porta della mia stanza si aprì. "Sei tornata" Sbottò Alvaro correndo verso di me ed abbracciandomi. " Si Alva" Dissi abbracciandolo. "Dov'è lui?" Domandai "Paulo non so dove sia, era arrabbiatissimo" Ammise. Sospirai e mi sedetti nel letto accanto a Simone. "Io non so cosa fare" Sbottai. Senza pensarci afferrai il mio cellulare e mandai un messaggio a Paulo con scritto dov' era e se stava bene, ma non ebbi nessuna risposta. Posai il cellulare nel letto e andai in bagno, lasciando Alvaro e Simone lì. Mi misi il pigiama e uscii dal bagno trovando Alvaro e Simone abbracciati. Sorrisi ero felice che almeno loro avessero fiducia l' uno nell' altro, tra l' altro sono amici non fidanzati. "Mi fate spazio oppure volete fare i piccioncini?" Domandai. "Simone saltò nel letto e sbattè la mano nel letto per dirmi di andare lì. Corsi e mi buttai di schiena. "Ahh" urlai dal dolore girandomi di pancia soffocando i miei gemiti di dolore tra le lenzuola e il materasso. "Stai bene?" Domandò preoccupato Simone. Annuii stabilizzando il mio respiro e girandomi e quando poggiai la schiena nel materasso strizzai i miei occhi dal dolore. "Vi voglio bene" Dissi abbracciando entrambi e senza rendermene conto ci addormentammo.

Aprii i miei occhi e vidi Simone dormire al mio fianco, mi voltai ma non vidi Alvaro e mi sedetti facendo svegliare Simone. "Buongiorno" Disse con voce assonnata. "Hai visto Alva?" Domandai e Simone si mise nella mia stessa posizione. Mi sporsi leggermente e vidi Alvaro dormire a terra. "Mi sa che ti ha dato buca Simò" Dissi ridendo "Ti ha tradito con il pavimento" Dissi ridendo, ma il mio sorriso sparì quando pensai bene a ciò che dissi. Le braccia di Simone cinsero i miei fianchi e mi tirarono a sè facendomi il solletico. "Basta" Urlai ridendo. Riuscii a liberarmi e scesi dal letto chiudendomi in bagno. Quando girai la chiave del bagno ristabilii il mio fiato e il mio battito accorgendomi che quando stavo con loro ero io, mentre quando ero lontana da loro ero una persona schifosa, facevo la puttana per saldare il debito di mio padre, ma io non avevo nessuna sicurezza che ciò che diceva Matt fosse la verità. Ma poco importava fare questo alleviava i miei pensieri e il mio dolore. Mi lavai ed uscii dal bagno già vestita. Alvaro continuava a dormire sul pavimepnto, mentre Simone era sui social con il suo cellulare. "Dove vai?" Domandò "A lavoro" Ammisi. "Ci vediamo allora a Vinovo?" Domandò "Voi non avete allenamento" Dissi fermandomi "No, ma dopo cena usciamo e tu verrai con me" Ammise. "Non posso Simò. Ho un sacco di lavoro" Mentii io. Mi avvicinai al letto e gli stampai un bacio in guancia " E non aspettarmi faccio tardi" Ammisi per poi scendere le scale. "Che hai fatto fino alle cinque del mattino fuori casa?" Domandò una voce alle mie spalle facendomi bloccare. Riconobbi la sua voce e mi girai. " Non sono più fatti che ti riguardano" Sbottai. Scese quei sei gradini che ci dividevano e mi afferrò il braccio e a quel tocco rabbrividii. "Ara mi dispiace tantissimo per ciò che ho fatto, vai a letto con qualcun altro e vendicati in questo modo, ma perdonami. " Ammise. "Già sono stata a letto con qualcuno" Sbottai per poi liberarmi dalla sua presa e scendere velocemente le scale. Uscì di casa e quella volta ad aspettarmi non c' era Carlos, ma Matt. Guardai dietro ed entrai in macchina. "Che ci fai qui?" Domandai chiudendo lo sportello. "Hai le prove di mattina" Ammise "Prove" Sbottai ridendo. Girò la chiave e partì. Arrivammo al solito locale ormai da settimane ed entrai. "Bellissima "Disse il proprietario "Amore" Dissi facendo la stupida. "Vai su ed eccitami" Disse sedendosi al posto dei clienti. Incominciai a levarmi a ritmo di musica i miei indumenti fino a che non rimasi in intimo. Suonarono alla porta e il proprietario si alzò. "E' chiuso apriamo alle nove di sera" Disse chiudendo la porta in faccia al cliente. Sia Matt che il proprietario si spogliarono e mi fecero scendere dal bancone per poi abusare di me. Si fece sera e mi dovetti preparare. Entrai in scena avevo un intimo e incominciai a ballare, ma quella sera non fù come le altre. Il proprietario incitò un cliente a farmi cadere in ginocchio, per poi passargli la frusta ed il bruciore alla schiena si fece vivo. Gemevo dal dolore non importandomi della gente che fosse lì presente, come alla gente lì presente non importava che c' ero io e che stavano maltrattando una ragazza di diciotto anni solo per piacere, ma a me quei soldi servivano per liberarmi una volta per tutte di Matt. Salì un altro cliente che mi slacciò il corpino facendomi rimanere solo in mutande e provai vergogna. Sentii la frusta pulsare sulla mia pelle per poi aprirmela. Non resistevo più, caddi a pancia in giù facendo aderire il mio seno al marmo del bancone e chiusi gli occhi per il doloroso impatto. Ne salì un altro che mi prese per i capelli mostrando il mio seno a tutti i clienti presenti. Incominciò a frustarmi anche nella parte di davanti, mi piegai in due dandogli la schiena e il mio volto andò verso la folla entusiasta. Vidi gente che incominciò ad allargarsi fino a quando non fece spazio a dei ragazzi che vollero passare. Strinsi gli occhi dal dolore, fino a quando non sentii la calma e silenzio. Partì una musica lenta e salì il proprietario che mi afferrò per i capelli obbligandomi ad alzarmi9. "Chi vuole partire?" Domandò ridendo. "Prego a voi" Disse tirando la frusta a un gruppo di ragazzi che si trovava vicino a noi, le luci che proiettavano verso di me mi davano fastidio agli occhi. "Io mi rifiuto" Il riflettore puntò su quel ragazzo che ebbe il coraggio di rifiutarsi. "Non puoi rifiutarti, nessuno può. Quando varcate quella porta vi viene fatta una domanda e una volta entrati nessuno può rifiutarsi." Spiegò il proprietario. "Perciò sali e se ti rifiuti sarò costretto a dargli cinquanta frustate" Ammise divertito. Il ragazzo salì e il proprietario scese. Le luci si spensero e riconobbi Alvaro, Simone, Paul e Paulo sopra al bancone. "Scappa quando ti dico io" Mi sussurrò prendendomi da sotto il seno. Incominciai a piangere a singhiozzi. "Non posso scappare Paulo" Sussurrai piangendo. "Fallo per favore non posso vederti così" Ammise e mi si strinse il cuore sentendo la sua voce. "Fallo" "Che aspetti?" Domandò il proprietario. "Fai finta di darmi uno schiaffo" Dissi velocemente a Paulo. Caddi a terra toccandomi la guancia. "E' tutto okay" Dissi sorridendo a Paul, Alvaro e Simone. "Non posso" Ammise. "Paulo fallo" Urlò Paul, ma non per cattiveria perchè sennò sarebbero raddoppiati e sarebbe stato più doloroso. "Fallo ora" Urlai.

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