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"Sei incinta?" Domandò avvicinandosi "Si" Dissi sorridendo. "Capisco" Ero forte potevo affrontarlo "Mi dispiace per tuo padre" Disse ridendo. Abbassai lo sguardo incominciando a osservare le mie mani tremanti. Chiusi la porta lasciandolo lì fuori. Mi affrettai a mettere la sicurezza in tutta la casa e presi il mio cellulare, stavo per chiamare la polizia solo tre numeri. Ammaccai la cornetta verde e si spensero le luci. "Cazzo" imprecai. Salii le scale e chiusi a chiave la mia camera da fuori e mi chiusi in camera di Paulo, chiudendomi anche nel suo bagno. Feci il numero di Simone. "Pronto" Disse " Simone aiutami" Dissi con voce tramante e sull' orlo del pianto "Che succede?" " Matt è qua" "Pronto?" Batteria scarica. Buttai il cellulare a terra, mi alzai ed aprii tutte le porte scendendo le scale ed uscendo da quella casa. "Che vuoi?" Dissi trovandolo appoggiato su un muretto. "Te" Ammise "Non mi puoi avere" Ammisi io "Che dobbiamo fare?" Disse iniziando a camminare. "Vediamo potrei farti venire a casa con me senza farti alcun male, ma sei capricciosa. Mi restano due opzioni" Disse fermandosi "O chiamo un mio amico che è proprio dietro a Dybala in questo momento oppure potrei togliere la vita a colei o colui che metterai al mondo" Disse. "Figlio di" "Non dirlo" Mi interruppe. Il suo cellulare squillò "Hola amigos" Disse rispondendo "Dybala è davanti a te?" "Va bene vengo con te, ma non fare del male a nessuno" Ammisi "Torna a casa" Disse parlando al cellulare per poi bloccare la chiamata. "Andiamo " Disse facendomi passare. Entrai nella sua macchina e ci dirigemmo verso casa sua. Era un ora che stavo in quella macchina.

Arrivammo. "Finalmente ma dove vivi" Sbottai stufa. Mi ritrovai davanti ad una casa enorme, una volta entrati mi mostrò la mia camera che si trovava accanto alla sua. "Lì ci sono i tuoi vestiti cambiati" Disse "Vengono amici" Continuò. Andai vicino al letto e li presi era un intimo. "I vestiti?" Domandai "Sono quelli" Disse ridendo. Bussarono alla porta ed andò ad aprire. Mi sedetti nel letto e mi portai le mani tra i capelli. Sono una cretina. La porta si aprì facendomi sobbalzare. "Ciao" Disse "Gennaro?" Dissi sbalordita "Sei incinta?" Domandò stupito "Si" Ammisi. "Sei pronta?" Disse Matt spuntando dietro a Gennaro. "Guarda mi sta chiamando quel mio amico" Disse prendendo il cellulare. "Mi cambio" Sbottai. "Uscite" Ordinai. "Qui l' unico che ordina sono io" Disse afferrandomi per la mandibola. "Voglio vederti mentre ti cambi" Disse sedendosi. Mi tolsi i miei indumenti e mi misi quelli che trovai nel letto. "Vieni qui" Mi ordinò. Entrambe le mie mani accarezzavano le mie braccia e il mio mento la mia spalla, chiusi gli occhi e pregavo dannatamente dio di farmi sentire il suo profumo per un ultima volta. Perchè dovevo subire tutto questo? Le lacrime incominciarono a rigare le mie guance lasciando delle scie umide e lucide. "Ti farò piangere dal piacere" Disse avvicinandosi a me e toccandomi il sedere. "Chiama gli altri" Si rivolse a Gennaro. Mi prese di forza e mi buttò nel letto spogliandomi e legando tutti e quattro gli arti. Ero obbligata a tenere le mie gambe aperte a causa delle catene che avevo legate alle caviglie. Chiusi gli occhi. La stanza si riempì di sei ragazzi compresi Matt e Gennaro che incominciarono ad abusare di me. Odiavo il fatto che mio figlio dovesse subire tutto questo. "Per oggi basta così" Disse facendo andare via gli altri. Rimanemmo solo io e Matt in quella stanza e mi tolse le catene dalle caviglie e dai polsi. Uscì chiudendo la porta. Incominciai a piangere e mi rimisi i miei vestiti. Un orologio nel corridoio segnava le 4 del mattino osservai la camera accanto e Matt dormiva profondamente. Andai nella sua stanza e presi cercando di non fare alcun rumore le chiavi della macchina. Scesi le scale e aprì una finestra della cucina per poi uscire completamente da quella casa. Aprii la macchina mi sedetti nel sedile e respirai. L' ho visto fare mille volte. Misi la chiave levai il freno e premetti l' acceleratore andando a sbattere contro il muro. " Cazzo" Dissi vedendo la luce della stanza accendersi. Misi la retromarcia e partii. Le strade erano buie ed isolate. Arrivai a casa di Gigi. Suonai più volte e mi aprì. "Gigi aiutami" Dissi "Che succede?" Domandò facendomi entrare. "Devo andare in argentina da Paulo" Dissi. La figura di Gigi si fece sfocata fino a quando non sentii un botto, il rumore del mio corpo sull' asfalto bagnato a causa della pioggia.

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