venticinquesimo

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"Devi dirmi nulla?" Disse incrociando le braccia e guardando me e Paulo. "Stiamo insieme" Ammisi. "So che non dovevo, ma lo amo papà" Dissi guardandolo. Lui sorrise e ci guardò. "Dybala guai a te" Disse e un sorriso spuntò sul mio viso. " Andiamo a casa" Disse "Papà volevo stare con loro" Ammisi. "Dopo cena ti passo a prendere e niente storie" Disse lui. "Non posso rimanere qua?" Chiesi "Tanto domani parto con Paulo" Dissi sorridendo "Non puoi, il dottore mi ha detto che non puoi partire" Ammise mettendo il suo braccio dietro al mio collo. "Dai, ma già avevamo programmato tutto" Dissi sbuffando "Non possiamo fare finta di niente, qualcosa è successo è anche grave" Ammise guardandomi "Ha ragione Paulo" Disse mio padre. Alzai gli occhi al cielo ed entrai in casa. "Da quanto siete arrivati?" Chiesi a Simone "Prima di voi" Ammise "Alvaro?" Chiesi "E' distrutto" Disse. "Vado" Dissi salendo le scale. "E' meglio se lo lasci solo" Ammise Simone. Non lo ascoltai e salii sopra. Bussai alla sua porta "Avanti" Disse lui. Entrai e lo vidi sdraiato nel letto. "Alva" Dissi chiudendo la porta. "Posso?" Chiesi il permesso per mettermi accanto a lui e lui annuì."Che ti succede?" Chiesi. "Che succede a te" Sbottò guardandomi. "Lo sai, pensavo che sareste stati meglio tutti senza di me" Ammisi "Senza di te" Disse ridendo dal nervoso. "Tu sei fondamentale per tutti, soprattutto per me. Ci sei sempre stata" Lo interruppi. "Quella mattina sono venuta da te e ti ho detto mentre che dormivi che ci sarei stata comunque" Lo vidi assumere un espressione di stupore "Quindi non ho sognato?" Domandò "No, sono venuta da te." Ammisi sorridendogli "E poi da quando tu mi sogni?" Domandai "Alcune volte mi capita" Disse grattandosi la testa "Non è questo il punto. Tu sai che tuo padre non ti lascerà neanche un attimo da sola? " Mi disse Alvaro e in effetti lui conosceva troppo bene mio padre. "Ci hai parlato?" Domandai "Si" Ammise "Che ti ha detto?" Chiesi " Che saresti andata da tua zia a Roma per qualche mese" A quella frase sgranai gli occhi "Cosa?" Sbottai. Uscii dalla porta e scesi da mio padre. "Io dalla zia non ci vado" Dissi urlandogli contro "Devi!" mi impose mio padre "Papà non posso partire con Paulo e posso partire per andare dalla zia?" Chiesi con aria di sfida. "E' diverso" "No, è uguale e non ho intenzione di lasciare Paulo, Simone e Alvaro, non ho intenzione di lasciare la mia città" Dissi. "Per favore" Disse mio padre supplicandomi "Papà no" ribattei "Non ci vado, sto qui e se devi partire io" "Io sono il genitore" "Ed io ho 18 anni e posso fare quello che voglio" "Non sei matura per prendere decisioni da sola" PAPA" Urlai. " A settembre fili a Roma" "Ma papà" "In macchina ora" Disse urlando. "Posso decidere io quello che è giusto " Mio padre scoppiò in una risata "Ne discutiamo a casa" Disse poi aprendomi la porta di casa. Uscii e mi infilai nella sua macchina. Avevo una cosa in mente e l' avrei portata a termine. Ero determinata. Trovare un lavoro e comprare casa. Avevo dei soldi da parte che mi inviò mia zia per il mio compleanno e poi avrei usato il reddito che mi lasciò mia madre prima di lasciarci. Mi sarei creata la mia vita, la mia casa. Il mio cellulare lo lascia perdere in quei giorni, e a vedere dalla schermata che sii illuminò capii che qualcuno tipo Paul mi avesse aggiornato il cellulare cancellando tutto il contenuto. Un numero che conobbi subito mi scrisse:

Da 32********:

Amore, non mi hai salutato e domani parto!

Salvai il numero di Paulo.

Per Amore:

Lo so, perdonami. Ero accecata dalla rabbia.

Da Amore:

Promettimi che non fare stupidate.

Per Amore:

Va bene, ti amo

Da Amore:

Ti amo

Mio padre posteggiò e scesi dalla macchina, una volta entrata in casa ricordai mia madre. Mi mancava tanto e non averla accanto fa tanto male. Salii in camera e incominciai a rimescolare nei cassetti e trovai la busta che mi mandò mia zia. Al momento mi sarebbero bastati. Mi misi a letto e mi addormentai. Il cellulare incominciò a suonare e vidi la chiamata di Paulo. "Pronto?" risposi con voce assonnata "Amore scendi che andiamo a mangiare fuori" "Cosa? ma non sono pronta" Ammisi "Andiamo a mangiare dagli altri che ti vogliono vedere" " Va bene". Chiusi la chiamata e scesi. Salii in macchina e gli lasciai un dolce bacio sulle labbra. "Sono felice che sei qui con me" Sorrisi e guardai la strada davanti a noi. La cena proseguì bene, ero a mio agio e anche se sembrava strano stavo bene. Eravamo ancora tutti a tavola che parlavamo e feci segno ad Alvaro di raggiungermi. "Scusate arrivo" Dissi alzandomi dalla sedia. Andai in giardino e prima di aprire la porta mi girai per guardare Alvaro che vidi alzarsi, gli sorrisi e subito dopo il mio sguardo si concentrò su Paulo, che sembrava essere geloso. Chiusi la porta e mi sedetti sulla panchina in giardino, la porta era in vetro e vidi arrivare Alvaro che andai ad abbracciare. "Che succede?" Disse sciogliendo l' abbraccio. "Ho intenzione di fare un bel poco di cose" Ammisi sorridendo "Mi rendi partecipe?" Disse sedendosi "Per questo ti ho detto di seguirmi " Dissi dandogli una pacca sulla spalla. "E' bello vederti sorridere" Ammise diventando seria. Mi alzai e mi sedetti sulle sue gambe. "Non avrei mai voluto che tu stessi così male" Ammisi dispiaciuta "L' importante e che non lo fai più, non hai idea e sinceramente non l' ho neanche io l' idea di quello che avrei fatto. Senza di te sarebbe stato tutto difficile. Sai che sono distante dalla mia famiglia e sai i problemi" Stava per piangere ed io non volevo. Le mie mani gli bloccarono il viso e appoggiai la mia fronte sulla sua. "Sono qui e non ti abbandono" Ammisi "Sei importante" Ammise lui provocandomi un sorriso "E tu lo sei per me Alva" Ammisi. "Allora quali sono questi piani?" Chiese. "Domani parto per l' argentina e Paulo non sa nulla" Gli dissi sorridendo. "Non puoi" Disse guardandomi severo "Non mi succederà nulla, sono con Paulo e sai che lui farà di tutto per proteggermi" Ammisi "Non esiste." Replicò "L' ultima che l' hai detto sei finita in os" Lo interruppi "Fidati di me" Dissi guardandolo negli occhi "Va bene, ma a tuo padre lo dici?" Chiese. "No, poi io a settembre non andrò a Roma. Cercherò lavoro qui a Torino e mi comprerò casa" Mi sorrise. "Sei determinata" Ammise "Domani mattina mi accompagni tu?" Chiesi e lui annuì. Lo abbracciai e scesi dalle sue gambe per rientrare. "Che avete tanto da dirvi di privato?" Chiese Paulo. "Vi alzate dal tavolo e venite qui fuori a parlare e quando mi giro ti ritrovo a 1 cm dalle sue labbra" Disse Paulo alzando la voce. "Paulo calmati"Disse Alvaro. "Siamo amici"Ammisi " Non so che tipo di amicizia hai con lui" Disse sbattendo la porta ed entrando in casa . Guardai Alvaro ed entrai in casa "Paulo" Urlai, ma lui salì le scale e sentii la porta della sua camera chiudersi.

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