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"Pensi che tutto ciò ti appartenga?" Sbottò Ronaldo "Lei e mio figlio si" Ammise Paulo. Sorrisi, non potevo credere che Paulo lo avesse detto. Lui teneva a suo figlio? Lui teneva ancora a me? Milioni di domande mi invasero la testa. "Me ne vado sennò ti spacco la faccia" Disse Ronaldo prendendosi la maglietta. "Noi ci sentiamo a dopo" Disse stampandomi un bacio in guancia. Si mise la maglietta e dopo essersi preso il maglione uscì di casa. "Rivestiti" Disse Paulo raccogliendo e tirandomi la maglietta. Misi la maglietta e seguii Paulo in cucina. Aprì il frigo e si riempì il bicchiere d' acqua. "Cosa ti è venuto in mente?" Disse sorseggiando l' acqua. "Cosa è venuto in mente a me? Io non stavo facendo niente di male" Ammisi. Scoppiò a ridere. "Mettiamo le cose in chiaro" Disse alzandosi e sbattendo il bicchiere sul tavolo. Incominciai ad indietreggiare. "Non puoi fare la puttana" Urlò. "Che sta succedendo?" Disse una voce dietro di me, mi voltai e vidi Simone. I miei occhi incominciarono a riempirsi di lacrime che chiedevano disperatamente di uscire ed io in tutti i modi cercai di buttarle indietro, la figura di Simone diventò sfocata e lasciando che una di quelle lacrime rigasse il mio viso salì le scale correndo. Chiusi la mia porta e appoggiai le mie spalle contro essa, lasciando che il mio corpo scivolasse lungo tutta la sua lunghezza fino a che non mi sedetti a terra e sprofondai il mio viso tra le mie gambe. Non era come una volta, tutto era diverso. Ero incinta. Mio padre e mia madre non c' erano e non avevo intenzione di deprimermi per la loro morte. Tra me e Paulo tutto era andato a puttane. Sentii bussare e la mia schiena vibrò mi alzai asciugando velocemente le mie lacrime e la porta si aprì. Non persi tempo e mi buttai fra le braccia di Simone. "Tranquilla" Disse accarezzandomi la schiena. "Simo vorrei morire" Ammisi. "Non dirlo neanche per scherzo" Ammise lui prendendo il mio viso tra le sue mani. "Io, Alvaro, Paul, Gigi, Claudio ti vogliamo bene" Continuò " E Paulo? Paulo mi ama ancora? " Chiesi "Lui ti ama, solo che si sente piccolo per una responsabilità così enorme. " Disse accarezzandomi le guance con i suoi pollici. "Io neanche sono pronta" Ammisi "E' il frutto del vostro amore" Ammise lui. Gli sorrisi e ci mettemmo nel mio letto e mi addormentai con la sua mano che accarezzava la mia testa.

Mi svegliai con la luce del sole nel mio viso e mi alzai scendendo dai ragazzi. "Buongiorno" Dissi "Partite tutti oggi?" Domandai e loro annuirono. "Ci saranno Gigi e Claudio qui a Torino" Disse Simone abbracciandomi. "Mi mancherete" Ammisi sedendomi. "Mangiamo" Disse Paul ed io annuii sedendomi. Mangiai la solita frutta e nonostante i mille sguardi di Paulo ridevo insieme a Paul, Alvaro e Simone. "Vorrei dare il tuo nome a mio figlio" Sbottai guardando Alvaro "Come?" Disse sorridendo. "Mi piacerebbe che avesse il tuo nome" Continuai morsicando la mela. "Non pensi che sia un decisione da prendere con il padre" Ammise Paulo "Non ne ha padre" Ammisi " E' orfano" Dissi facendogli un finto sorriso. Paulo continuò a dirmi qualcosa, ma non diedi retta alle sue parole. "Quando torniamo scegliamo" Disse Alvaro abbracciandomi. "Anche se sei lontano, sappi che ti voglio bene" Ammisi sussurrandoglielo all' orecchio e ricevetti un abbraccio più forte. "MI raccomando" Disse Simone abbracciandomi. Alvaro uscì di casa con la valigia. "Vuoi che ti accompagni da Claudio?" Chiese Paul. Sciolsi l' abbraccio per cingere il collo alto del francese. "No, resterò qui" Ammisi. Cercai Paulo con lo sguardo che trovai una volta girata. "Ciao" Si limitò passandomi accanto e prendendo la sua valigia. I ragazzi uscirono ed io mi ritrovai sola in quella casa immensa. Mi sedetti nel divano e accesi la televisione. Incominciai guardare un film che stavano trasmettendo quando sentii la porta aprirsi, spaventata mi alzai facendo cadere anche il telecomando. "Che ci fai qui?" Sbottai "Ho perso l' aereo" Disse Paulo sbattendo la porta.

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