I ragazzi se ne andarono con il pullman alla riunione ed io rimasi a casa ad aspettare soprattutto il loro ritorno. Alle 16:00 in punto il campanello suonò, il cuore incominciò a battermi fortissimo, i miei battiti erano esageratamente accellerati e incominciò a mancarmi l' aria. Aprii la porta sapendo già chi ci fosse e andai a prendere un bicchiere d'acqua. "Allora" Disse il ragazzo sedendosi davanti a me " I tuoi amichetti sono andati alla riunione, possiamo anche divertirci." Disse sfilandosi la maglietta. "Dimmi che vuoi" Sbottai "Andiamo sopra e te lo dico" "Dimmelo qua" Dissi alzandomi e puntando i pugni sul tavolo. "Finiscila di fare la bimba e fammi vedere la ragazza maggiorenne che c'è in te".Rimasi ferma dopo quelle sue ultime parole, voleva che lo facessi con lui. Non avrei mai fatto una cosa del genere a Paulo, lo amo troppo per tradirlo e non se lo merita. "Non mi concedo a te" Dissi sicura di me, non mostrando la paura che mi stava logorando all' interno. "Ogni tuo rifiuto avrà una conseguenza" Disse."E' inutile, non mi concedo" Ammisi. La sua mano premette sul mio braccio destro, che diventò bianco. "Cammina" Disse spingendomi verso le scale. Mi liberai della sua presa, salii quelle scale che sembravano interminabili, corsi con tutta la forza che mi ritrovai in quel momento. Entrai in camera mia e chiusi la porta a chiave. Mi grattai la testa in preda dal panico. Toccai le mie cosce, ma avevo il vestito e il cellulare si trovava giù. Aprii la finestra e una ventata di aria fresca passò tra i miei capelli. "Apri o butto giù la porta" Urlò battendo i pugni nella porta. Guardai giù e non so dove trovai il coraggio, ma mi buttai. Caddi in una siepe facendomi male alla caviglia, incominciai a correre zoppicando. "Dove vai?" Disse il ragazzo trovandosi alle mie spalle. Mi girai e lo vidi e quegli occhi, mi sembravano quelli del diavolo. L' aria nei miei polmoni incominciò a mancare, aprii gli occhi e mi accorsi di avere la testa sotto l' acqua della piscina. Mi tirò per i capelli facendomi uscire dall' acqua e facendomi prendere aria. Gli sputai, ma lui non mollò la presa su di me, mi diede uno schiaffo facendomi sbattere la testa nel bordo della piscina. Caddi in acqua e notai l' acqua leggermente rosea. Riemersi mantenendomi al centro della piscina, dove lui non sarebbe arrivato. "Aiuto" incominciai ad urlare, ma nessuno poteva sentire quel poco di voce che mi uscì. "Quanto vuoi" Dissi arrendendomi "Io non voglio soldi, quelli li ho. Voglio te" Disse buttandosi in acqua. Mi avvicinai al bordo della piscina, ma mi raggiunse. Mise una mano sotto al vestito bagnato e incominciò a baciarmi il collo. Incominciai a piangere "Lo lascio e puoi farmi quello che vuoi" Dissi piangendo. Smise di baciare il mio collo e sentii la sua risata. Uscii dall' acqua e corsi dentro, misi il codice che bloccò tutte l' entrate. La porta del salone, dove entrai io, era in vetro e quindi potevo vederlo sbattere i suoi pugni. Corsi in cucina e presi il mio cellulare. La prima chiamata Chiara veloce, puoi farcela, pensai. "Cazzo" Dissi urlando e scoppiando in un pianto. Chiamai Paulo, Alvaro, Simone, Gigi. Nessuno rispose. "MERDA" Urlai piangendo. Presi il coltello più appuntito che trovai in quel momento. "Dio aiutami" Dissi piegandomi in due continuando a piangere.
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•La mi joya•
CasualeMio padre è il responsabile dell' area medica della Juve. Inutile dire che ho l' accesso ovunque, grazie alla grande amicizia di mio padre con Massimiliano Allegri, allenatore della Juve. Con tutti i giocatori della Juventus ho un buonissimo rapport...