E uscimmo dall' ospedale così, con Paulo che accelerò il passo ed io che cercavo di mantenere la sua velocità. Durante il tragitto non parlammo completamente e quando arrivammo a casa Alvaro venne a chiedermi scusa più volte, mentre Paulo si chiuse in camera. Domani sarebbe stato natale ed io l' aria natalizia non la sentivo proprio. Quella sera Paulo non venne neanche a mangiare, incominciai a pensare di aver sbagliato a dire o a fare qualcosa. Salii in camera mia e mi addormentai. L' indomani mi svegliai alle 06:00 del mattino e l' aria fresca si sentiva per tutta la casa, mi svegliai completamente quando i miei piedi vennero a contatto con il pavimento in legno freddo. Scesi giù non trovando nessuno incominciai ad apparecchiare per i ragazzi e una volta finito scesi nello scantinato. Presi gli scatoloni che contenevano palline colorate, la maggior parte bianche e nere e l' albero da montare. 1 2 3 Via con le musiche di Michael Bublè. Ero allegra, penso sia il termine giusto da usare. Allegra e non felice. Incominciai a montare l' albero, avevo quasi finito quando i ragazzi si svegliarono. "Buongiorno" Disse Paul vedendomi sopra la scala. "Non dovresti stare attenta?" Disse la voce assonnata di Paulo. "E da quando ti importa?" Ammisi continuando ad aprire i rami. Lui mi lasciò sbattere e si sedette al suo posto insieme agli altri ragazzi. Stavo ballando sopra la scala, canticchiando, ma mi dovetti fermare. "Stai bene?" Mi domandò Alvaro. "No" Dissi cercando di tenermi. Stavo per cadere la testa incominciò a girarmi, quando sentii due mani salde nei miei fianchi. Guardai in basso e notai il tatuaggio di Paulo. "Scendi piano" Mi sussurrò "Ci sono io" Disse dandomi quella sicurezza che sono lui sapeva darmi. Se mancavano pochi minuti alla mia morta e sarei stata impiccata, uccisa da una corda, lui mi avrebbe trasmesso sicurezza lo stesso. Toccai nuovamente il pavimento e mi lasciai cadere tra le sue braccia e non perchè stavo svenendo o mi stavo sentendo male, mi ero ripresa dal suo tocco, ma perchè volevo stare con lui, volevo stare tra le sue braccia ed era l' unico modo. Gli altri ragazzi salirono per prepararsi. "Ci stai tu?" Si assicurò Simone. Paulo annuì e si sdraiò nel divano allargò le gambe e mi fece distendere in mezzo alle sue gambe. "Mi abbracci?" Chiesi quasi sussurrando io "Ho freddo" Continuai e sentii le sue mani sopra la mia pancia e mi addormentai così. Mi svegliai sentendo il bambino scalciare e sorrisi al vedere che le mani di Paulo non si staccarono neanche un secondo. "L' hai sentito?" Sussurrai con voce assonnata. "Si, l' ho sentito" Disse Paulo togliendo le mani lentamente. Mi sedetti mettendo i miei piedi dietro la sua schiena. "Mi odi?" Chiesi "Un poco" Disse lui a sguardo basso. "Ma odio di più il padre di tuo figlio" Ammise guardandomi negli occhi. "Mi dispiace io" "Non ti devi dispiacere, quello che si deve dispiacere sono io." Ammise interrompendomi. "Perchè?" Domandai "Perchè non potrai mai più stare con me" Ammise. Il mondo mi crollò. Non volevo perdere anche lui, la persona che amavo. "Paulo" Sussurrai. "Vado a prepararmi" Disse alzandosi.
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•La mi joya•
RandomMio padre è il responsabile dell' area medica della Juve. Inutile dire che ho l' accesso ovunque, grazie alla grande amicizia di mio padre con Massimiliano Allegri, allenatore della Juve. Con tutti i giocatori della Juventus ho un buonissimo rapport...