"Fallo ora" Urlai. "Non posso" sussurrò Paulo. C' era una gran confusione tra musica e richiami dalla clientela, ma sentii ugualmente la voce di Paulo perchè ero concentrata su di lui. Ero piegata sul bancone e nessun bruciore se non quelli passati ed aspettavo solo che lui facesse ciò che gli avevo chiesto. Le voci si facevano sempre più forti. "Quanto vuoi?" Domandò Paulo urlando. "Quanto voglio per cosa?" Chiese salendo sul bancone. "Per lasciarla" Ammise Paulo. "Fallo" Gli ordinò il direttore. Mi misi in ginocchio e alzai la mia testa verso Paulo. "Fallo" Sbottai. "Te lo ordina anche lei" Disse ridendo il direttore che scese per godersi la scena. Il rumore della frusta lo sentii più vicino al mio orecchio, ma non udì nessun dolore perchè colpì il bancone. Mi alzò dal seno "So il male che ti ho fatto io e penso che sia più doloroso di tutto questo, ma non voglio farti altro male voglio proteggerti" Mi sussurrò "Paulo non posso andarmene devo finir" Non finì la frase che dei colpi di frusta mi buttarono a terre. 10, 20, 30, 40, 50 urlava la gente, ma il mio dolore era 100. Aprii i miei occhi e vidi che Paulo Alvaro e Paul urlavano il mio nome mentre li spingevano fuori dal locale. Una persona si posizionò davanti a me e misi a fuoco dopo alcuni secondi. Alto, tatuaggi al braccio, cappello, Simone. Chiusi gli occhi lasciando che la rabbia si impadronisse del mio petto causandomi ancor più dolore, dolore di altra delusione. Questa volta da Simone. Girai il mio sguardo dalla parte opposta non volevo guardarlo, mentre le frustate in tutto il mio corpo erano sempre più forti e dolorose. "Abbiamo finito, vai in camera" Ammise una voce che mi fece aprire gli occhi. Ero distesa sul bancone ed ero sporca di sangue. Matt allungò la sua mano e mi fece alzare, mi aiutò a scendere dal bancone e mi diressi verso la camera da letto, semmai qualcuno avesse pagato tanto il proprietario da poter finire a letto con me. Aprii l' acqua facendola scorrere lungo tutta la mia schiena e liberandomi del sangue che fuoriusciva dalle mie ferite. Il getto d' acqua mi provocò ancora dolore e le ferite non smisero di sanguinare. Uscii dalla doccia e mi guardai allo specchio e sorrisi a vedere tutti quei segni nel mio corpo. Mi misi l' intimo che mi spettava e mi sedetti alla punta del letto. Bussarono ed andai ad aprire. Entrò il proprietario. "Ha pagato 1050 fallo bene il tuo compito" Sbottò "Voglio restare qui a guardare" Ammise sedendosi nella poltrona. Sentii un colpo di tosse e mi girai trovandomi davanti Simone. Sgranai gli occhi. "Prego tutta tua" Ammise accavallando una gamba sull' altra. "Che ci fai qui?" Sbottai e lui mi fece cenno di no con la testa. "Vi conoscete?" Domandò il proprietario alzandosi "No" Mentii Simone. "Tu lo conosci?" Mi chiese a me "No" Mentii abbassando lo sguardo. "Che aspetti a baciarla?" Domandò il proprietario. Feci dei passi in dietro fino a quando non toccai il letto con le gambe. Simone si avvicinò a me e unì le sue labbra alle mie e chiusi gli occhi lasciandomi trasportare. Il suo sapore invase la mia bocca e le sue mani che accarezzavano delicatamente la mia schiena mi fecero sentire al sicuro, ma non potevo fare una cosa del genere a Paulo. Mi staccai facendo scendere alcune lacrime lungo le mie guancia. "Non posso" Dissi uscendo dalla camera, ma venni bloccata dal braccio del proprietario. Mi diede uno schiaffo e vidi Simone perdere la pazienza. "Che fa?" Domandò Simone avvicinandosi. "Sei suo amico?" Sbottò il proprietario spingendomi verso Simone. I tacchi a spillo mi fecero perdere l' equilibrio, ma Simone mi afferrò prima che potessi cadere. "No" Mentì aiutandomi. "Allora fammi vedere come ci fai" Disse chiudendo la porta e ridendo. Lo guardai negli occhi e mi sentii al sicuro. Sentii le sue mani sfiorare la mia schiena e slacciarmi il reggiseno, abbassai il mio sguardo non volevo farlo con Simone, ma aveva pagato una cifra che nessuno fece prima d' ora. Il mio reggiseno finì a terra e si avvicinò per baciarmi il collo, ma non lo fece "Mi dispiace" Sussurrò "Si accorge di tutto se non faccio ciò che vuole lui" Continuò. Simone non aveva tradito Paulo, stava cercando di aiutarmi. Gli levai la maglietta e gli sbottonai i pantaloni. Mi distesi nel letto e quando Simone rimase in boxer si mise sopra di me. Sorrisi perchè era bello e quando sorrise anche lui non feci a meno di arrossire. Incominciò a baciarmi i seni e gemetti dal piacere, sentii le sue labbra scendere fino a quando non morse le mie mutande per poi sfilarmele. Stavo per morire dalla vergogna, stavo per farlo con Simone e Simone era come un fratello per me. "Su dai" Ci incitò il proprietario. Simone si abbassò i boxer e chiusi gli occhi per non vedere, una volta dentro incominciò a spingere. "Vi lascio nelle vostre cose" Ammise il proprietario uscendo. Aprii i miei occhi che si scontrarono con i suoi. Uscì e si mise i boxer. "Vestiti" impose. "Non posso se non ho finito" Ammisi. "Tu puoi" "Non posso hai dato 1050 Simone e non sono pochi" Sbottai "Ara ascoltami sono disposto a dare tutto pur che tu stia bene e così Paulo, vestiti che ci stanno aspettando" Disse infilandosi i pantaloni. Eseguì i suoi ordini e mi vestii. Prese la mia mano e scendemmo le scale del locale per poi uscire completamente. Paulo, Alvaro e Paul mi stavano aspettando davanti la macchina e quando mi videro non erano entusiasti. Paulo mi venne in contro e mi abbracciò. "Ara" Disse stringendomi fra le sue braccia. Non avevo il coraggio di guardarlo non dopo essere quasi andata a letto con Simone. "Che cosa ti è saltato in mente?" Sbottò subito dopo. "Dovete stare fuori da questa situazione" Ammisi guardandoli. Mi risposero, ma non gli diedi retta e mi misi in macchina e i ragazzi mi raggiunsero, con Paulo al volante. Ero rannicchiata in una parte della macchina, vicino al finestrino per essere precisi e provavo vergogna, vergogna perchè loro non ci sarebbero dovuti essere e perchè i miei amici mi hanno vista quasi tutta nuda per non parlare di Simone. Appoggiai la testa al finestrino e guardavo le case scorrere velocemente. Arrivammo a casa e mi chiusi in camera mia. Bussarono alla porta, ma non risposi e così si aprì senza il mio permesso. Ero seduta nel mio letto che mi osservavo allo specchio. "Dobbiamo parlare" Disse chiudendo la porta alle sue spalle. "Mi spieghi perchè lo hai fatto?" Mi sussurrò delicatamente la sua voce. "Non voglio parlarne" Ammisi spostandomi più lontano da lui. "Sei arrabbiata ancora con me?" Mi domandò "Paulo devo dare 2000 euro a Matt okay?" Sbottai alzandomi. "Ti aiuto io" Ammise lui prendendomi la mano. "Non posso Paulo, sono affari miei tu non centri nulla" Continuai togliendo la mia mano dalla sua. "Non puoi fare la puttana" Sbotto anche lui alzandosi. "Guarda l' ho appena fatto e vado così da una settimana" Urlai asciugandomi le lacrime che rigarono il mio viso dalla rabbia. "Sono stata con un 40 enne e lo schifo che provavo tu non te lo immagini, se solo tu non mi avessi" Dissi per poi abbassarmi, poggiai una mano al pavimento per non perdere l' equilibrio e subito dopo mi buttai all' indietro i miei capelli e buttai un respiro profondo. "Scusa tu non centri nulla" Ammisi dopo. La sua mano si allungò verso di me e l' afferrai per alzarmi. "Ti amo Ara" " Ti amo anche io Paulo" Si avvicinò a me e sentii il suo respiro più vicino al mio, lo allontanai. "L' ho quasi fatto con Simone" Dissi tutto d' un fiato. "Quando?" Domandò "Questa sera" Ammisi abbassando lo sguardo. Si girò e aprì la porta della mia stanza. "Paulo" Urlai seguendolo e mi ritrovai nel salone.
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•La mi joya•
RandomMio padre è il responsabile dell' area medica della Juve. Inutile dire che ho l' accesso ovunque, grazie alla grande amicizia di mio padre con Massimiliano Allegri, allenatore della Juve. Con tutti i giocatori della Juventus ho un buonissimo rapport...